Centinaia di libri sono probabilmente stati scritti sul linguaggio non verbale e su come questo influenzi il giudizio nell’interlocutore. Decine di consulenti ci hanno istruito sul rischio di braccia conserte e gambe accavallate in un colloquio di lavoro. Nessuno però si è mai fermato a riflettere sulle conseguenze che la postura ha sul nostro stato mentale e sul giudizio che portiamo su noi stessi. Lo ha fatto Amy Cuddy esperta in psicologia sociale alla Harvard Business School.
Sconosciuta ai più, è salita alla ribalta grazie a una presentazione su TED, un’istituzione no profit che ha lo scopo di diffondere idee. La sua teoria sembra scontata, ma le prove a suo sostegno sono sorprendenti. La Cuddy sostiene, infatti, che mantenere una posizione per 2 minuti consecutivi, produce un mutamento ormonale e, in particolare, nei livelli di testosterone e cortisolo. Stare per due minuti in piedi, mento alto, mani sui fianchi e gambe larghe produce un aumento del 20% del testosterone e una diminuzione dell’ormone dello stress, il cortisolo.
Analogamente, in modo simmetrico, una posizione raccolta, riduce il livello di testosterone e fa aumentare il cortisolo. Grazie a una serie di semplici esperimenti è emerso che a livelli maggiore di testosterone corrispondevano gradi inferiori di avversità al rischio e maggiore ottimismo.
Esiste un detto negli Stati Uniti, “if you cannot do it, fake it” che è l’esatto opposto del nostro l’abito non fa il monaco. L’idea è che a forza di assumere certi comportamenti ‘vincenti’ è possibile diventare più assertivi e meno timorosi.
Altri studi corroborano l’importanza dello stato mentale nella riuscita agli esami, ad esempio. È stato dimostrato che la quasi totalità delle studentesse in facoltà scientifiche non rende agli esami finali quanto ci si aspetterebbe in relazione alla loro performance in classe durante l’anno. E ciò per l’insito convincimento nelle ragazze di essere “fuori posto” o “non all’altezza”.
La Cuddy che insegnando in una business School incontra ogni giorno Alpha men, nota come, quando si tratta di fare una domanda, negli studenti il braccio è sempre teso, nelle studentesse è piegato. Due minuti di “power pose” prima di un esame o di un colloquio, aiuterebbero le ragazze a essere più propositive e con ciò in grado di farsi conoscere e farsi valere. La Cuddy ne è così convinta tanto da avere intrapreso una serie di seminari, non nelle Business School, dove peraltro è richiestissima, ma nei ricoveri per senza tetto e altre strutture di assistenza sociale.
A suo dire lo strumento è tra i più potenti e da non sottovalutare. Le nostre nonne dicevano schiena dritta e petto in fuori, ma qui c’è di più : si tratta di una vera e propria trasformazione chimica che si produce nello spazio di 2 minuti e che aiuta a costruire fiducia in se stessi e a guardare alla realtà con maggiore ottimismo.
Vale forse la pena provare.