Quando mio padre era adolescente – verso il 1885 – giravano pochi soldi. Nessuno gli aveva regalato un orologio. Mi raccontava che, per non fare tardi, aveva imparato dove fossero gli orologi in mostra nei negozi o esibiti insieme a termometri in display comunali a Genova, la sua città.
La consuetudine di regalare un orologio in occasione della cresima si diffuse nelle famiglie borghesi cristiane nei primi anni del Novecento. Quel sacramento è una forma di rito di passaggio in cui con l’imposizione delle mani e poi ungendo la fronte con un olio profumato si simboleggia l’effusione dello Spirito Santo. Gli Atti degli Apostoli raccontano come questo accadde 50 giorni dopo la crocifissione – con lingue luminose come di fuoco che si posarono sugli apostoli. Fra i doni ricevuti dagli iniziati, c’era anche quello di capire e parlare qualunque lingua straniera.
In molte culture i riti di passaggio o di iniziazione, segnano la transizione dall’infanzia all’età adulta. Presso certi popoli primitivi i giovani dovevano dimostrare di essere diventati adulti – forti e resilienti – superando prove di agilità, forza fisica, resistenza al dolore. Nei riti della cresima ne resta qualche traccia. Il cresimando accetta la discesa su di se dello Spirito Santo e dimostra di essere diventato un soldato di Cristo. Il vescovo che impartisce il sacramento, gli dà un piccolo schiaffo simbolico e gli dice: “Pax tecum – la pace sia con te.”. È poca cosa rispetto a quello che sopportavano i giovani Sioux. Le loro cerimonie di iniziazione li costringevano a stare per ore con la faccia al sole con ganci acuminati infissi sui loro muscoli pettorali e tenuti in tensione da corde legate ad arbusti elastici.
I riti formali della cresima o confermazione furono definiti dalla chiesa di Roma nel XV secolo. Erano stati definiti un secolo prima quelli delle cerimonie ebree per la Bar Mitzvah, che, però, non può essere considerata una forma di confermazione della appartenenza alla tradizione israelitica. Un ebreo viene considerato adulto quando compie tredici anni anche se non partecipa ad alcuna cerimonia. Quando partecipa, non viene unto, né schiaffeggiato. Normalmente legge in pubblico, in ebraico, un passaggio della Bibbia. Dopo che ha compito i 13 anni, può partecipare al minyan – il gruppo di almeno 10 ebrei maschi che devono essere presenti perché possano cominciare le cerimonie della preghiera. Qui sorge una difficoltà: come si fa a essere sicuri che in sinagoga siano presenti almeno 10 uomini? Nessuno li può contare: viene osservato, infatti, un divieto tradizionale di numerare le persone come se fossero animali. Si recita, allora, un verso dei Salmi che contiene dieci parole, ciascuna delle quali viene attribuita a uno degli intervenuti. [Il verso significa: “e io sarò santificato in mezzo ai figli di Israele.”]
È curioso che anche in occasione della Bar Mitzvah i ragazzi ricevono spesso in regalo un orologio. Sembra che dagli adulti ci si attenda che sappiano organizzare bene il loro tempo.
Il regalo dell’orologio è classico anche per i ragazzi musulmani in occasione della loro circoncisione che in certi Paesi è una grande occasione festiva che si organizza alla pubertà. I ragazzi dimostrano il loro coraggio a sopportare il dolore della modesta incisione. In Turchia, oltre all’orologio, ricevono anche un vestito nuovo, spesso bianco e blu. Questo ha l’aspetto di un’uniforme con spalline d’oro e, talora, è completato da un berretto militaresco con pennacchio e da una mantellina con frange. Vari autori turchi hanno testimoniato, però, che il pezzo forte della cerimonia era l’orologio – non il vestito.