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Knowledge
Management e trattamento delle informazioni nelle
aziende e nelle organizzazioni secondo il premio
Nobel Kenneth Arrow
La riflessione di Kennet
Arrow sul funzionamento di un'organizzazione
ci offre numerosi spunti di analisi, dalla premessa
al testo, in cui viene ritenuto inefficiente il
sistema dei prezzi nella gestione del nostro sistema
economico, alla trattazione dei costi e dei benefici
permessi dal trattamento delle informazioni e
dalla comunicazione interna.
"Ho proposto l'idea che le organizzazioni
siano un mezzo per conseguire i vantaggi dell'azione
collettiva, in situazioni in cui il sistema dei
prezzi non funziona"2,
ci suggerisce Arrow, che aggiunge "Lo scopo
delle organizzazioni è mettere a profitto
il fatto che molte, o meglio, tutte le decisioni,
richiedono la partecipazione di molti individui
per essere tradotte in pratica"3.
Arrow, perciò, afferma che non basta che
qualcuno prenda una decisione e la comunichi per
risolvere un problema; è necessario che
le persone coinvolte prendano parte, in qualche
modo, al processo decisionale, per far sì
che la realizzazione pratica non si discosti dalla
fase progettuale.
Il mondo, o il mercato nel caso delle imprese,
non è facilmente interpretabile, subisce
fenomeni spesso contraddittori che lo rendono
non prevedibile, discontinuo, come affermano la
teoria del chaos e della complessità; anche
Arrow introduce il concetto dell' "incertezza",
come elemento "essenziale per la comprensione
delle organizzazioni"4.
Secondo questo grande economista, infatti, è
impossibile disporre di una descrizione completa
del mondo in cui viviamo e spesso ci si trova
in condizioni di disparità verso gli altri
e "la causa è essenzialmente la disuguaglianza
di informazioni tra le parti"5.
"La struttura dell'informazione degli agenti
economici, dunque, condiziona in modo forte la
possibilità di allocare i rischi mediante
il mercato. Per struttura dell'informazione non
intendo soltanto lo stato della conoscenza in
qualsiasi momento del tempo, ma la possibilità
di acquisire nel futuro informazioni rilevanti.
Ricorrendo alla terminologia delle comunicazioni,
possiamo parlare di questa possibilità
come del possesso di un canale di informazioni
e delle informazioni ricevute come di segnali
dal resto del mondo".
Per questo Arrow sottolinea che la predisposizione
di "canali di informazioni" non è
un fattore statico, immutabile nel tempo, bensì
tutto il contrario; è necessaria una continua
analisi costi-benefici sulle capacità di
trasmissione di tali canali, oltre che sul tipo
di segnale da trasmettere.
La capacità che individui e organizzazioni
hanno di incamerare e trattare le informazioni
ha dei limiti, non segue un percorso esponenziale;
esistono, inoltre, delle aspettative che giocano
il loro ruolo importante al momento in cui si
riceve un segnale, nel senso che di norma risulta
molto difficile per un'organizzazione apprendere
a reagire uniformemente ad uno stesso stimolo.
"In termini tecnici", valuta Arrow,
"gli individui hanno inizialmente una distribuzione
di probabilità a priori sullo spazio dei
segnali possibili. Il concetto di segnale deve
essere interpretato in senso ampio. Alcuni segnali
possono informare l'individuo circa l'esito delle
sue decisioni, altri possono essere impiegati
come basi per delle decisioni, anche soltanto
per decisioni implicite di non agire. Quindi,
un segnale è qualsiasi evento in grado
di alterare la distribuzione di probabilità
dell'individuo"6.
Arrow ci offre dunque un'analisi di tipo qualitativo
rispetto al trattamento delle informazioni, ritenendola
più idonea al confronto con quella quantitativa
proposta dall'informatica.
Tornando ai canali di informazione, Arrow sostiene
che l'apertura di nuovi canali dà vita
ad un'utilizzazione dell'informazione con "guadagni
crescenti"7;
egli procede, successivamente, ad illustrare anche
i costi dell'apertura di tali nuovi canali e degli
input necessari a realizzarli: "in primo
luogo, e soprattutto, l'individuo stesso è
un input di tutti i suoi canali di informazione
e, se ha senso esprimersi in termini quantitativi,
è l'input più importante. Prima
o poi l'informazione deve essere trasmessa al
cervello attraverso gli organi di senso, e cervello
e sensi hanno capacità limitate. L'informazione
può essere archiviata e schedata, ma per
essere utile nelle decisioni deve essere recuperata.
Vi sono molti studi psicologici sui limiti delle
capacità percettivo-sensorie degli esseri
umani, e alcuni sui loro limiti come elaboratori
di informazione. Altri fattori, in particolare,
i computer, si possono sostituire alla mente umana.
Ma la limitata capacità individuale di
acquisire e usare informazione rappresenta un
fattore fisso nell'elaborazione della medesima,
e ci si può attendere che gli aumenti delle
altre risorse informative diano dei rendimenti
decrescenti". Questo è ciò
che i ricercatori definiscono "ambito di
controllo" e rappresenta uno dei limiti di
cui va tenuto conto nella realizzazione di un
processo di Knowledge
Management e in ogni operazione relativa
alla comunicazione interna.
Arrow sottolinea che non è sufficiente
ricorrere all'intelligenza artificiale dei computer
per ovviare al decrescere del rendimento del trattamento
delle informazioni, così come non basta
una gigantesca catalogazione di dati, documenti
ed esperienze, mentre costituisce un requisito
fondamentale che essi possano essere gestiti e
resi fruibili e utilizzabili.
"Un secondo aspetto cruciale dei costi dell'informazione
è che si tratta, in parte, di costi di
capitale. Più in particolare, essi costituiscono
di norma un investimento irreversibile"8.
Arrow si riferisce non tanto ai costi fissi necessari
per una comunicazione, come la bolletta del telefono
od altro, quanto all'investimento in tempo e fatica
necessario per arrivare a distinguere un segnale
da un altro, come nel caso dell'apprendimento
di una lingua straniera.
Arrow tenta di formalizzare il carattere di capitale
dell'informazione in questi termini: "Un
segnale che non si è mai udito prima è
di per sé inutile, non modifica alcuna
distribuzione di probabilità. Ma se preliminarmente
si conduce su dei campioni un esperimento che
consente di determinare la relazione fra il nuovo
segnale e altri più familiari, o di dare
almeno una stima di essa, altri segnali del nuovo
tipo possono acquistare valore"9.
L'investimento che si realizza in tal modo, "resta
chiuso nella mente dell'individuo, ed è
quindi irreversibile"10;
può essere trasmesso ad altri, ma non nella
sua complessità ed interezza, ed è
inalienabile nonchè "soggetto a deprezzamento,
come molti investimenti irreversibili"11.
"Ovviamente", suggerisce Arrow, "l'irreversibilità
non ha rilievo quando per il futuro ci si aspetta
una domanda costantemente crescente del bene capitale.
Ma diventa importante se vi sono delle fluttuazioni,
e soprattutto delle fluttuazioni casuali"12.
Dato che il ricorso a nuovi canali di informazione
produce un rendimento decrescente di quelli più
vecchi, secondo l'economista, "una volta
fatto l'investimento e acquisito il canale, diviene
più conveniente continuare ad usarlo, piuttosto
che investire in nuovi canali. Sarà quindi
difficile rovesciare l'impegno iniziale a raccogliere
informazioni in una certa direzione, perfino se
informazioni successive indicano che la scelta
iniziale è sbagliata, non converrà
mutare la decisione"13.
Un terzo elemento introdotto da Arrow relativamente
ai costi dell'informazione, riguarda il fatto
che questi "non sono uniformi rispetto a
direzioni diverse" in quanto "ogni individuo
è ad ogni istante un fascio di capacità
e di informazione accumulata. In base a queste
capacità e a questa conoscenza, può
facilmente trovare conveniente aprire certi canali
di informazione, anziché altri"13.
Arrow continua la sua trattazione discutendo sul
ruolo dei canali di informazione; le organizzazioni,
infatti, possono acquisire più informazioni
di qualsiasi individuo, ma affinché sia
utile "l'informazione deve essere coordinata,
si devono creare dei canali di informazione all'interno
dell'organizzazione"14.
L'economista aggiunge in proposito che la comunicazione
interna non può limitarsi alla diffusione
della stessa informazione a tutti i membri dell'organizzazione,
sarebbe uno spreco e provocherebbe l'apertura
di un numero eccessivo di canali; l'informazione,
quindi, deve essere ridotta senza che per questo
perda valore al momento della trasmissione: "Questa
riduzione spiega l'utilità dell'organizzazione
al fine del trattamento dell'informazione"15,
anche perché la trasmissione ha dei costi.
Da quanto detto finora, risulta evidente che "la
scelta ottimale delle strutture interne di comunicazione
è un problema molto difficile"16,
anche perché "ciascun membro di un'organizzazione
accumulerà dell'informazione che, date
le circostanze, non si ritiene valga la pena di
trasmettere. È possibile che successivamente
tale informazione acquisti valore, grazie a qualche
altro segnale complementare ad essa. Dipende da
vari fattori se questa informazione sarà
allora usata. Fra essi vi è l'economicità
della sua trasmissione nel tempo, mediante l'immagazzinamento
nella memoria o in archivi, e il successivo recupero"17.
Uno dei modi suggeriti da Arrow per una progettazione
della comunicazione interna tesa a minimizzare
i costi consiste nell'opportuna scelta del codice;
se questo passaggio viene realizzato efficacemente
si può "indebolire la tendenza dei
costi a crescere con la scala dell'attività",
ma, dato che i guadagni di scala dipendono dal
grado di specializzazione interno, la comunicazione
diventa comunque più difficile per i membri
dell'organizzazione, che "apprendono, acquisendo
capitale, nelle aree in cui si specializzano,
e non apprendono nelle altre"18.
Si è già accennato all'irreversibilità
dell'investimento per apprendere un codice, ma
va sottolineato anche il fatto che tale codice
"è stabilito in base alle aspettative
migliori al momento di creazione dell'impresa
ed un'organizzazione cambierà il suo codice
solo lentamente e col tempo" e questo è
un motivo di rigidità che contrasta con
le esigenze attuali dell'organizzazione del lavoro.
Il testo di Arrow è davvero prezioso per
affrontare le problematiche legate alla comunicazione
interna e si collega con tutta la riflessione
realizzata in questi anni sul Knowledge Management.
Dott. Simone Piperno
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2 Arrow K.
J. "I limiti dell'organizzazione" Il
Saggiatore 1986, p. 26
3 Idem
4 Idem
5 Idem, p.27
6 Arrow K. J.
"I limiti dell'organizzazione" Il Saggiatore
1986, p. 31
7 Idem
8 Arrow K. J.
"I limiti dell'organizzazione" Il Saggiatore
1986, p. 32
9 Idem,
p.27
10
Idem
11
Idem
12
Idem
13
Arrow K. J. "I limiti dell'organizzazione"
Il Saggiatore 1986, p. 33
13
Idem, p.34
14
Idem, p.40
15
Idem
16
Idem
17
Arrow K. J. "I limiti dell'organizzazione"
Il Saggiatore 1986, p. 41
18
Idem
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