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Perché "Caos
Management"
"Una goccia d'acqua che si spande nell'acqua,
le fluttuazioni delle popolazioni animali, la
linea frastagliata di una costa, I ritmi della
fibrillazione cardiaca, l'evoluzione delle condizioni
meteorologiche, la forma delle nubi, la grande
macchia rossa di Giove, gli errori dei computer,
le oscillazioni dei prezzi sono fenomeni apparentemente
assai diversi, che possono suscitare la curiosità
di un bambino o impegnare per anni uno studioso,
e che presentano un solo tratto in comune: per
la scienza tradizionale, appartengono al regno
dell'informe, dell'imprevedibile dell'irregolare.
In una parola al caos. Ma da due decenni, scienziati
di diverse discipline stanno scoprendo che dietro
il caos c'è in realtà un ordine
nascosto, che dà origine a fenomeni estremamente
complessi a partire da regole molto semplici."
(J.Gleick, pioniere di una nuova scienza, Chaos)
Definire ed interpretare in maniera puntuale
ed esauriente i fenomeni del nostro tempo sarebbe
impresa molto rischiosa ed oltretutto sterile.
Ci sembra invece molto più interessante
un' analisi della realtà interpretata attraverso
l'individuazione di una chiave di lettura attuale:
la teoria del caos.
E' importante a questo punto evidenziare che caos
non è sinonimo di caso, ne è solo
l'anagramma. Non è neppure completo disordine
poiché, sulla base delle recenti scoperte
scientifiche, i sistemi caotici sono sistemi dinamici
riconducibili ad una logica complessa, e prevedibili
a breve termine. E' dunque possibile sostenere
che nel caos c'è ordine. Si tratta di un
ordine tanto complesso da sfuggire alla percezione
ed alla comprensione umana, un ordine dove non
è più possibile riscontrare le regole
dell'idea di armonia platonica.
"….. I sistemi complessi tendono a
situarsi in un punto che definiremo il margine
del caos. Immaginiamo questo punto come un luogo
in cui vi è sufficiente innovazione da
dare vitalità al sistema, sufficiente stabilità
da impedirgli di precipitare nell'anarchia. E'
una zona di scompiglio e di conflitto dove vecchio
e nuovo si scontrano continuamente…"
(Michael Crichton).
Il pensiero scientifico e filosofico contemporaneo
è segnato dalla progressiva presa di coscienza
di un lento ed inesorabile dileguarsi delle certezze,
dei fondamenti teorici e pratici del sapere. Il
tempo, lo spazio, il rapporto tra cause ed effetti,
concetti ritenuti immutabili fino al secolo scorso,
stanno gradualmente scomparendo o quantomeno risultano
suscettibili di critica come categorie del pensare
e dell'agire scientifico e filosofico.
Detto ciò, su un piano teorico ed intellettuale,
sono possibili due linee di azione: trovare in
primo luogo nuove risposte, più adeguate
al tempo che stiamo vivendo, agli interrogativi
classici della filosofia; in alternativa, costruire
un'immagine il più possibile confortante
del lavoro e delle prospettive della scienza,
la quale ha mantenuto nel tempo la speranza di
continuare a ricoprire il ruolo ereditato dall'epoca
di Newton e Galileo, ovvero quello di "faro
illuminante" dell'esistenza umana. Su un
piano meno astratto, la crisi che caratterizza
il nostro secolo è profonda e diffusa a
livello globale; nessun aspetto della nostra vita
ne è immune, a partire da questioni come
la salute, i mezzi di sussistenza, la qualità
dell'ambiente e dei rapporti sociali, l'economia,
la tecnologia. Si è sviluppata insomma
la coscienza di una serie impressionante di emergenze,
che coinvolgono l'umanità, a tutti i livelli
in un tentativo di ricerca di nuove soluzioni.
L'immagine stessa della filosofia e della scienza
ne risulta quindi modificata: il sapere ereditato
dall'età moderna, per poter sopravvivere,
deve mettere in discussione uno dopo l'altro tutti
i suoi fondamenti, ma soprattutto deve scoprirsi
ancora capace di calarsi nella vita reale, e rispondere
alle domande sempre più pressanti che questa
gli pone.
"Il compito principale della generazione
contemporanea è re-inventare le nostre
imprese ed istituzioni, pubbliche e private."
(Tom Peters)
Ing. Giuseppe Monti
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