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L'anno che sta arrivando………

…….recita il refrain di una storica canzone di successo italiana, suggestiva nel testo, tra l'altro, per quell'abbinamento, o alternanza, un po' surreale che riesce a compiere solo chi ha dimestichezza con le parole e con la loro capacità espressiva, tra i classici "buoni propositi" che si rinnovano sempre alla soglia di ogni nuovo anno, e ripetendosi si amplificano assumendo le proporzioni di sogni impossibili, e il senso di malinconica caducità che li pervade, e alla fine li annulla, riconducendoli alla natura umana, di per sé fragile e limitata, o rimandandoli semmai alla ciclicità inesorabile del tempo, dunque a nuove, inutili, manifestazioni di intenti.

Lo sgomento impotente di questi giorni di fronte alla catastrofe naturale che ha devastato gran parte dei paradisi incontaminati del nostro universo è una testimonianza eclatante di quanto l'imprevedibilità di certi fenomeni colpisca l'umanità intera, vanificando in modo repentino e ingiustificato i "buoni propositi" che la tecnologia, la scienza, l'evoluzione del pensiero e delle capacità umane in generale, hanno coltivato e progressivamente portato a compimento nel corso dei secoli.

E' in circostanze del genere che la dimensione umana riemerge prepotentemente e affiorano sentimenti ancestrali, problematicità esistenziali, riflessioni filosofiche che la gravità e l'urgenza delle situazioni singole impongono ai sopravvissuti, spesso, come in questo caso, spettatori inerti di un'immane catastrofe.

Accanto alla solidarietà, istintiva e dovuta, all'impeto generoso, impulsivo e generale, incalzano gli interrogativi di sempre, tanto più giganteschi e irrisolti, quanto più accompagnati, nel caso specifico come in altre tragiche occasioni, da un dolore insopprimibile e diffuso, che accomuna popoli di provenienze geografiche diverse e quindi sbaraglia le differenze di civiltà e di economia, di cultura e di religione: a chi demandare stavolta la responsabilità, l'errore? In quale direzione correggere il tiro…..della ricerca, dell'impegno scientifico, delle risorse continuativamente impegnate a favore dello studio e della comprensione di certi eventi, al fine di instaurare sistemi di prevenzione che preservino equilibri di fatto così precari? E ancora, il risalto mediatico riservato a quest'ultima tragedia non rischia di rimpiazzare se non cancellare del tutto dalla nostra memoria, complice lo sconvolgimento emotivo del momento, disastri di analoga entità, che si moltiplicano senza riparo in ogni angolo del mondo, impedendoci di reagire fattivamente, ovvero "ripensare" con serietà, ciascuno nel proprio contesto politico, a interventi di sostegno concreto e di investimenti economici duraturi nel tempo, a favore delle aree più disagiate?
La fatica del confronto con quesiti del genere risulta per lo più sterile, se confinata esclusivamente alle esternazioni, pure lecite in casi del genere, ma assolutamente teoriche, di giornalisti , filosofi, pensatori, che affollano le pagine dei giornali e i salotti della TV. Associarsi al silenzio rispettoso, o al clamore sdegnato e spesso polemico dell'opinione pubblica, non è sufficiente e rischia di trasformarsi, una volta e per sempre, in un atteggiamento improduttivo. Un modo possibile, anche se sicuramente non l'unico, di affrontare prove simili è quello di accogliere il suggerimento che in questi giorni mi pare scaturire come messaggio univoco da tanti discorsi "illuminati" e di diversa natura e che trae ispirazione, a mio avviso, dalla coincidenza aggravante per cui il maremoto è avvenuto in concomitanza alle festività di fine anno, ovvero in un periodo tradizionalmente "votato" alla spensieratezza, al riposo, alla generosità così di frequente ipocrita perché "contingente" : l'invito cioè, che arriva da più parti, a mantenere individualmente una coscienza vigile rispetto a quanto ci accade, e una memoria "costruttiva" delle sciagure che si susseguono, attraverso un "ridimensionamento" di noi stessi e della nostra presunta onniscienza e onnipotenza, che riesca a modificare non tanto gli ecosistemi del mondo, o meglio, prima ancora di questi, i nostri comportamenti quotidiani, orientandoli, per esempio, allo studio e all'approfondimento di ogni disciplina corredato però dall'attenzione costante alla finitezza e perfettibilità di ogni nostra scoperta, e più semplicemente ricordandoci di rispettare noi stessi e l'ambiente in cui viviamo, che è ancora bene prezioso, nonostante, a volte così tristemente, incontrollabile.


Donatella L.M. Vasselli

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