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FORMAZIONE, INTERNAZIONALIZZAZIONE E FUTURO

Premessa

Il lavoro che viene ad essere pubblicato costituisce una riflessione sulle debolezze del “Sistema Italia”, e in particolare di una delle regioni cosiddette Obiettivo 1: ovvero la Sicilia, nonché sulla necessità che da queste debolezze possano derivare dei nuovi punti di forza. Il sistema Italia, ormai privo di grandi imprese nazionali capaci di giocare un ruolo internazionale, abbisogna di fare leva sul comparto produttivo che più specificatamente la rappresenta. Come noto il settore in questione è quello della piccola e media impresa e delle cooperative di produzione e lavoro.

Come adeguatamente rappresentato in più documenti dall'Ufficio Internazionale del Lavoro e dalla Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite, il futuro per il sistema Europa, ed al suo interno per l'insieme Italia, sta in un originale modello di sviluppo che comprenda in tale processo i nuovi “vicini”, cioè tutti quei Paesi che l'estensione dell'Unione a 25 ha qualificato come "nuovi vicini".
L’area geografica che intendiamo si estende da Casablanca fino a Kabul, passando per Erevan e per Cluj-Napoca.e rappresenta un insieme in atto di debolezze e di punti di non-incontro. Le questioni attengono alle profonde differenze sociali, religiose, economiche, culturali, ma altrettante sono le ragioni di unione, sulle quali far leva.

Sul tema religioso non vi è dubbio che, pur nelle relative differenze, sincretistìcamente, l'area si rivolge all'unico Dio Vivente: l'Ebraismo, il Cristianesimo nelle sue varie definizioni, e il Musulmanesimo con le proprie diverse scuole di pensiero, portano in sé più motivi di incontro che di separazione.

La Zakat, così come la Carità e la Pietà, non sono confinate nel termine "elemosina", ma parlano integralmente di Solidarietà. Il mondo cui facciamo riferimento deve tendere verso un comune processo di crescita proprio attraverso la Solidarietà, nell'ottica della creazione di uno spazio economico paneuropeo.
La Solidarietà vuol dire anche rispetto delle funzioni dell'essere umano, in tutte le sue forme di espressione,e in tutte le sue dimensioni: uomo donna, fanciullo o anziano, detenuto o portatore di diverse abilità.

L'Italia, così come gli altri Paesi dell'arco latino è in ritardo rispetto ai Paesi membri all'interno dell'Unione dell'arco del nord: l'Europa tutta è in ritardo rispetto alle applicazioni che la società della conoscenza ha nel Continente asiatico e nelle Americhe. Il significato di "internazionalizzazione" comporta, nel pensiero kissingeriano, il trasferimento delle attività produttive nei Paesi produttori di materie prime, non attraverso l'imposizione di un nuovo modello di produzione, bensì attraverso la valorizzazione delle risorse umane, naturali e finanziarie, originalmente colà esistenti.

I supporti all'internazionalizzazione che l'Italia dà alle imprese si può coniugare con le cosiddette iniziative etiche, con la proposta di una produzione di qualità assederata, che ha per fine un modello di impresa responsabile socialmente, e capace di realizzare un prodotto e/o un servizio competitivo a livello internazionale, nel rispetto dell'ecosistema e nella valorizzazione delle aree divenute periferiche. Conseguenza di quanto detto sarà, fra l'altro, il riequilibrio strutturale ed infrastrutturale nel sistema di captazione e adduzione delle acque.

Si deve partire dai villaggi, ricostruendo un'economia di scambio attraverso il sistema del micro-credito e della micro-finanza, non come singoli individui, ma come progetto sistemico avente alla sua base quel Fondo Mondiale di Solidarietà che magistralmente il presidente della Tunisia ha proposto e l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato già nel 2002.

La generazione di una novella capacità produttiva, inserita in un sistema a filiera e di distretto, porta alla nascita dì un modello di accesso al mercato che può avere fondamento in un marketing d'area non solo territoriale, ma esplicitarsi quasi in una proposta mediterranea. Da ciò può derivare l'attenzione verso la formazione non di un mercato apparentemente alternativo nei confronti della grande distribuzione, bensì di un mercato aperto, nel quale la proposta mediterranea di cui sopra risulti innovativa in un rapporto qualità-prezzi e nello stesso tempo capace di attrarre il consumatore (operatore economico e famiglia) per le sue implicite assistenze tecniche.

È un modo originale per realizzare nuove piattaforme giuridiche, sia civilistiche che di common e di equity law, che terranno conto delle valutazioni sciaraitiche ed ebraico-cristiane, riempiendole di quei contenuti di solidarietà già presenti negli accordi multilaterali dell'Omc: di Doa, e in quelli di Tunisi e di Maurizio.

Le conseguenze di tale proposta di "Wilder European Integration" porteranno da una parte, il consumatore a soddisfare, pur nei limiti del proprio reddito, i propri bisogni, avendo la percezione di partecipare ad un'importante momento di crescita economica e democratica; dall'altra consentiranno agli stati di usufruire di una nuova capacità redistributiva delle risorse, anche in termini di nuovi investimenti, attraverso l'uso di una fiscalità capace di consentire la continuazione degli impegni di spesa cui sono chiamati.
Si tratta di un modello accogliente gli investimenti diretti esteri in tutti i possibili settori, ivi inclusi quelli dell'informazione e della gestione del tempo libero, nella comune visione di una crescita fondata sulla solidarietà. Naturalmente il punto di attacco non può non essere la formazione, visto che il principale fattore della produzione solidale del novello arco latino, è la risorsa umana.

Inoltre, l'avvenuta attivazione di tale modello richiede sul piano mondiale, così come autorevolmente suggerito dal presidente Bush, la realizzazione di un Piano Marshall II, capace di assicurare all'intera area le infrastrutture necessarie a che l'economia curtense dei villaggi venga inserita a pieno titolo nell'economia mondiale e nella novella Lex Mercatoria in costruzione.

Vincenzo Porcasi

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