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Il Nuovo cinema italiano: l' "esplorazione umana"……continua!

Onore al merito….soprattutto quando a sancirlo e tributarlo è il riconoscimento ufficiale di un premio prestigioso e, ancor più a riceverlo, il lavoro autentico, impegnativo, qualitativamente molto valido di un'equipe che si è unita in uno sforzo comune, e dal risultato vincente, a favore di un prodotto originale, destinato a confermare un'inversione di tendenza peraltro già avviata da qualche tempo e, ciò che più conta, tutto italiano. Torniamo a parlare di cinema, stavolta quello di casa nostra, protagonista di recente della manifestazione dei premi David di Donatello, e della strada difficile, perché di non immediata comprensione, e relativo gradimento, specie da parte del pubblico di massa, intrapresa dall'ultima generazione di registi sul campo, primo fra tutti Paolo Sorrentino, autore della bellissima e pluripremiata pellicola dal titolo "Le conseguenze dell'amore". Un film lucido ed essenziale, estremamente moderno nella costruzione fotografica e musicale, semplice e profondo negli elementi su cui si fonda la storia, drammatica e tesa dall'inizio alla fine.

La vicenda di un uomo solo, che sconta l'errore di una scelta professionale a suo tempo compromettente (e poi, col passar del tempo, tragicamente vincolante, fino alla morte annunciata) nell'isolamento di un albergo svizzero, dove le giornate si susseguono uguali, nutrite di silenzi e riflessioni amare, appena sollevate dalla possibilità, poco più che platonica, di riscattare il proprio destino attraverso l'amore e, appunto, le sue inevitabili conseguenze, ………una speranza piacevolmente subita ma, al tempo stesso, subito annullata dal ritmo inesorabile degli eventi, che precipitano con ritmo serrato e distolgono sin dal principio lo spettatore dalla ricerca del lieto fine, a favore di una meditazione univoca, su un unico tema centrale: l'uomo come entità unica e complessa, in costante e continuo raffronto con se stesso, nel tentativo di rielaborare il proprio vissuto di pensieri, decisioni, rapporti con gli altri, al fine di tracciare, specie in età matura, un bilancio che stenta a divenire definitivo, proprio per l'alternanza, perenne e irrisolta, tra delusioni cocenti e traguardi raggiunti, speranze illusorie e sconfitte pesanti.

La sceneggiatura privilegia la centralità assoluta del protagonista e della sua avventura personale ed è questa un'operazione comune a diverse scelte narrative del nostro cinema contemporaneo, che ultimamente sta "contagiando" positivamente anche l'orientamento della programmazione televisiva, per cui, pure nelle differenze che caratterizzano i singoli autori, sembra di assistere a una convergenza di contenuti e messaggi, trasmessi con decisone e tutti da recepire.

L'individualità di figure del nostro tempo, alle prese con problemi di natura privata, ma anche sociali e politici, a seconda del contesto in cui si trovano inserite e in questo senso (vedi il nuovo trend televisivo), perfino in relazione a epoche storiche diverse, rispetto alle quali si rapportano, ma al contempo si astraggono per far arrivare, a chi assiste allo svolgersi degli eventi, l'esempio unico e atemporale di valori e comportamenti improntati al coraggio, all'impegno, alla propositività, anche nei casi più disperati, come quello presentato dall'opera di cui sopra, dove la costante dell'infelicità del personaggio principale, padrone incontrastato della scena, e la conseguente monocromaticità di ambienti e situazioni lascia spazio, pure in ultimissima battuta, a uno spiraglio di luce, anch'esso estendibile in una dimensione senza tempo, o meglio, che va ben oltre ogni limite dell'"umana contingenza". La sopravvivenza, nel caso specifico, di un sentimento di amicizia e solidarietà con una persona fisicamente lontana, di cui però il protagonista conserva un ricordo nitido e consolatorio rispetto al succedersi delle sue sciagure, tanto da richiamarlo alla mente negli ultimi istanti di vita, e tradurlo visivamente in un'immagine efficacissima, da lasciare in preziosa eredità anche a chi guarda dalla platea: un paesaggio d'alta montagna, un traliccio della corrente elettrica appeso a una delle pareti innevate, un uomo che vi lavora sopra e spinge di tanto in tanto lo sguardo oltre, a cercare di "riannodare i fili" di un legame affettivo perduto, ma mai dimenticato………

La condivisione, anche a distanza di emozioni e moti dell'animo, la partecipazione sentita e spesso sofferta a quanto ci accade, l'intensità di ogni azione: l'essenza dell'essere uomini sta tutta qui……..e allora auguri al cinema italiano e al suo desiderio di continuare a esplorare….la vita!

Donatella L. M. Vasselli

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