RECENSIONE
Le Cinque tentazioni di un Leader
…..Vengono
diffusamente, ma sinteticamente individuate
da Patrick Lencioni, fondatore e presidente
della Table Group, un'azienda americana specializzata
in consulenza manageriale, e a sua volta esperto
di gestione e sviluppo delle risorse umane.
1. Anteporre la carriera ai risultati:
è la tentazione più forte da superare
perché presuppone una concentrazione
eccessiva, quanto naturale, su se stessi e sulla
propria possibilità di avanzare nell'acquisizione
di uno status professionale sempre più
avanzato, anziché orientare la propria
riflessione sulle necessità dell'azienda
e sul modo di soddisfarle, ottenendo risultati
concreti. La maggior parte dei manager a livello
dirigenziale sono inclini a tale comportamento,
che sminuisce, come diretta conseguenza, i valori
e il significato stesso dell'organizzazione
per cui si lavora e spesso, agendo in questo
modo, il manager tende a premiare persone che
in qualche modo beneficiano, esaltandolo, il
suo ego, piuttosto che quelli che producono
risultati importanti per l'azienda.
2. Anteporre la popolarità alla
credibilità: il timore di divenire
impopolari tra i colleghi rende il manager inefficace,
dal momento che egli non riesce a implementare
politiche aziendali che richiedono notevole
responsabilità. E' suo preciso dovere,
in questo senso, "allertare" i suoi
sottoposti sui compiti rispettivi da eseguire
(possibilmente dopo aver chiarito a se stesso
quali sono le aspettative loro richieste e dopo
averli altresì resi responsabili di successi
e fallimenti) e sulle probabili conseguenze
di eventuali inadempimenti o mancati adeguamenti
agli standard aziendali. Ciò è
preferibile alla scelta, comunque non piacevole,
di imporre il licenziamento, che spesso rimane
l'unica alternativa da adottare, a fronte di
un riconoscimento tardivo dei propri errori
e dell'ovvia impossibilità di correggerli
tempestivamente, senza che questo implichi il
farsi malvolere dagli altri.
3. Assicurarsi che ogni decisione sia
corretta: un manager che si rispetti
dovrebbe superare il timore di prendere decisioni
sbagliate: in ogni caso, di quali informazioni
egli ha bisogno per muoversi correttamente?
Senza un chiaro discernimento di qual è
la missione, nonché i valori e ancora
gli obiettivi principali, un'azienda, sostiene
Lencioni con una metafora efficace, può
continuare a "navigare sulla scia di tutte
le informazioni sicure che possono essere acquisite,
ma non può aspettarsi di crescere".
Il manager in sostanza, avendo paura di commettere
errori, fallisce nella capacità di iniziativa.
Mancando il coraggio di rischiare, la performance
aziendale risulterà, quantomeno, "non
brillante"…e d'altra parte il ritorno
negativo per l'azienda di un simile atteggiamento
potrebbe tradursi in una confusione e in una
paralisi generale.
4. Evitare conflitti ad ogni costo:
il desiderio di armonia è intrinseco
anche in un ambito aziendale; tuttavia conflitti
costruttivi che si instaurano tra i componenti
i vari gradi gerarchici di un'organizzazione
possono creare effetti benefici. Quando le persone
hanno la possibilità di intervenire a
dibattiti e discussioni, senza nutrire remore
nei confronti dell'espressione del proprio parere
e quindi possono, in sostanza, mettere le carte
in tavola, l'organizzazione chiarisce a se stessa
quali sono le sue effettive necessità
e di cosa ciascuno dei suoi membri dovrebbe
incaricarsi per soddisfarle. Le migliori decisioni
vengono assunte solo dopo che le idee e le prospettive
di tutti vengono debitamente considerate: maggiore
è il feedback ricevuto, più grande
è l'opportunità di arrivare a
soluzioni ottimali e fattive.
5. Scegliere l'invulnerabilità,
al posto della fiducia: un buon leader,
per conseguire risultati di successo, deve confidare
nel proprio staff, ovvero guadagnarne la fiducia;
essa rappresenta la chiave per un produttivo
scambio di idee. Attraverso la fiducia, alla
cui base risiede, secondo l'autore, la consapevolezza
di una vulnerabilità tipicamente umana
e quindi reciproca (leader-subordinati), i conflitti
si limitano alle questioni da dibattere sul
lavoro e non sconfinano agli attacchi personali.
Un leader, per essere efficace, non deve dunque
temere di mostrare il proprio lato debole perché
il profitto che riceverà dal fatto di
riporre la propria nelle persone è grande.
Alle tentazioni così enumerate ed esposte,
l'autore "risponde", nella seconda
parte della sua trattazione con altrettante
indicazioni di comportamenti corretti. Cinque
quindi quelle fondamentali individuate:
- Concentrarsi sui risultati, non sulla
propria proeizione di carriera: il
vero leader considera un fallimento personale
il fatto che la propria organizzazione non riesca
a raggiungere i risultati previsti e nel caso
contrario, ovvero se l'azienda ha successo,
guarda sempre "avanti", proiettandosi
verso il raggiungimento di obiettivi in successione.
- Lavorare al fine di conquistarsi il
rispetto dei propri subordinati, non il loro
affetto, ovvero responsabilizzare i
propri dipendenti, non tanto per ottenerne in
cambio favori o in generale compiacenza, bensì
in modo che assumano incarichi personali e si
comportino di conseguenza, al solo scopo di
pervenire a risultati positivi
- Non aver paura di commettere errori:
un leder efficace può affrontare l'eventualità
di sbaglliare, perché ogni "mancanza
"può essere corretta, mentrenon
è possibile sacrificare il benessere
dell'azienda a vantaggio del benessere personale
o del mantenimento di una "buona immagine".
- Mostrare tolleranza-incoraggiare-discutere:
tutte le idee devono essere presentate e costruttivamente
dibattute, per migliorare il clima aziendale
generale e pervenire più facilmente all'elaborazione
di lineeguida e alla programmazione di obiettivi.
- Essere fiduciosi non è sintomo
di debolezza: al contrario infondere
fiducia rappresenta la chiave per coinvolgere
il personale in un proficuo scambio di idee
Esistono anche altri fattori, o forze esterne
che dir si voglia, che possono influenzare il
comportamento del leader e renderlo incline
al fallimento: tra le principali , individuate
alla conclusione del ragionamento da parte dell'autore,
la concorrenza e la pressione del mercato. La
vulnerabilità in generale, in ogni caso,
può essere "misurata" dal leader
se questi si pone diverse domande, formulate
in prima persona, cercando di trovare di volta
in volta delle risposte congrue. Tra le altre:
- Pensi che l'insuccesso dell'azienda rappresenti
un insuccesso personale?
- Sei amico dei tuoi dipendenti?
- Ami discutere con i tuoi colleghi di questioni
di lavoro?
- Prediligi incontri piacevoli oppure animati
dalla discussione?
- Trovi difficile ammettere di aver sbagliato?
Etc., etc,…