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Innovare
e Competere una necessità per le PMI
(Piccole e Medie Imprese)
Le piccole e medie imprese italiane presentano
tutte un problema di dimensione. L'assunto del
"piccolo è bello", considerato
fino a pochi anni fa un punto di forza del sistema
imprenditoriale del nostro Paese, viene ora
considerato una "criticità"
se paragonato con le tendenze in atto su scala
globale; si può dire che un mito è
crollato, almeno in parte.
Numerosi convegni e indagini sul futuro delle
PMI, (vedi ad esempio, il recente convegno biennale
della Piccola Industria di Parma con la collaborazione
del Centro Studi di Confindustria e della Doxa)
affrontano il tema del "saper crescere"
come elemento distintivo ed imprescindibile
della strategia di una piccola e media impresa.
Frequentemente si ribadisce che è necessario
che in una PMI siano presenti i requisiti, le
risorse e la cultura per l'elaborazione e lo
sviluppo di una strategia in grado di differenziare
l'azienda dalla concorrenza e fornire valore
ai clienti.
Si parla molto di competitività, in realtà
è proprio la strategia
una delle leve principali della competitività;
la strategia è uno strumento che insieme
alla sperimentazione di nuovi modelli organizzativi
può facilitare il cambiamento. La pressione
competitiva non è sempre avvertita dalla
piccola impresa come un fattore critico di sopravvivenza
perché essa, fino ad oggi, si è
ritagliata una propria collocazione di nicchia
con una gestione quotidiana finalizzata, in
primis, alla sopravvivenza.
La strategia di una PMI non ha quasi mai un
respiro di medio o lungo periodo: spesso è
improntata alla quotidianità e l'approccio
manageriale, se così si può dire,
è di tipo reattivo.
E' necessario introdurre
nella PMI uno stile imprenditoriale orientato
alla strategia e all'introduzione di nuovi modelli
organizzativi in sintonia con i nuovi orientamenti1
della cultura d'impresa per avviare una fase
di sperimentazione che aiuti a superare anche
le attuali difficoltà di natura competitiva.
In Italia sono soprattutto le piccole e piccolissime
imprese (microimprese) che devono trovare risposte
efficaci in questa direzione. In generale, c'è
la diffusa convinzione che esse non si possano
permettere un management in grado di formulare
strategie adeguate e avviare rilevanti cambiamenti
organizzativi.
Una piccola impresa non può scegliere
di sopravvivere, deve diventare competitiva
e perciò ha la necessità di ritagliarsi
una nicchia ecologica per i prodotti e i servizi
offerti, con capacità competitive globali.
La maggioranza delle PMI, in Italia, spesso,
hanno un'organizzazione scarsamente strutturata
dove il capo è la sola persona a conoscenza
di tutti gli elementi chiave della gestione
aziendale; molte volte tali elementi formano
un insieme caotico di dati e informazioni, che
in presenza di buone capacità di sintesi
possono costituire un punto di forza, ma anche
di debolezza, in alcuni casi.
In una piccola impresa le attività di
chi è al vertice devono essere particolarmente
efficaci. Può essere utile porsi le seguenti
domande:
- cosa riesce a fare veramente bene il massimo
responsabile?
- Cosa riesce a fare meglio di qualunque altro
nell'azienda?
- Tra le attività chiave, quali sono
quelle di cui dovrebbe occuparsi?
Tra i compiti chiave vanno annoverati il rapporto
con il personale dell'azienda; i rapporti con
l'esterno, banche, mercato, grandi clienti,
tecnologia.
Un'azienda che intenda muoversi in un'ottica
competitiva globale deve necessariamente essere
sempre informata sui propri mercati e sui cambiamenti
che possono avere influenza sul proprio futuro.
Essa ancora, in quanto a responsabilità
e a competenze, deve necessariamente differenziarsi
al proprio interno. La domanda che un piccolo
imprenditore dovrebbe porsi è: come
vanno gestiti e da chi i nostri processi interni.
Anche per un piccolo imprenditore, perciò,
è vitale avere un sistema di gestione
e controllo delle informazioni che gli consenta
di determinare se:
- i processi, le attività producono
i risultati desiderati;
- viene attuata o meno un'oculata gestione
finanziaria;
- viene misurata la produttività delle
proprie risorse umane;
- l'attività commerciale è gestita
correttamente (pochi grandi clienti
possono costituire una minaccia, quindi l'azienda
è vulnerabile).
In sostanza il modello di imprenditorialità
istintiva come fonte primaria del successo delle
PMI deve essere sostituito da un nuovo paradigma
imprenditoriale o di management, basato su pratiche
progettate e gestite con efficacia ed efficienza.
In questo senso l'attuale modello gestionale
prevalente nelle PMI, di tipo empirico, basato
su un problem solving reattivo, ha molta difficoltà
a reggere.
Qual è allora il percorso del cambiamento
da intraprendere, quali sono gli strumenti adatti
per facilitare la transizione, senza indulgere
a suggestioni di moda e a facili allarmismi?
Non esistono scorciatoie, deve essere
preferito un percorso di cambiamento fatto di
piccoli passi, di lenta e meditata sperimentazione,
con la verifica dei risultati di volta in volta
raggiunti.
1 Cfr. Modelli
organizzativi per le PMI documento Gemini Europa
S.r.l.
Giuseppe Monti
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