insetti
…2002
*
sonetto per suonatori di vellutini
non lavorare stanca di più
fatica doppia è fingere
e se mi tengo in un niente
è tutta lingua fiscale
in uno slang più vistosa
sarebbe la cosa
un tom tom africano
maestro di stoicismo
industrialmente evoluto
svelto finanziariamente
preoccupato di tenermi
aggiornato nella forma
mi stanca non essere
e perdipiù rivalermi
la minaccia della firma
071001
la minaccia della firma più d'ieri
è contagio grave - come si fa
a immunizzare all'arrivo chi è
di passaggio chi senza malafede
è distratto?
il pericolo appare 'la meglio arte'
del tempolibero - ma c'è chi
senz'arte si scalmana
dove il tempo sconfina
in altra specie
constato che la mia vecchiaia si tiene
distante dall'interrogazione
la mia vecchiaia di me diffida
nell'arrampicata libera del flusso
ininterrotto del dodiculo
hai scarti indugi brevi preghi
non resisti nuoti e insisti
e ciò disegna uno sbuffo di nebbia
io so che sguazzando nella gebbia
ti neghi alla firma
per dignità di riconoscimenti e per
gusto
della nausea il tuo fusto accoglie lo scacco
sicché mi tengo a questa vecchiaiasballo
in colbacco e a cavallo mentre piscio
sul fattoprivato che non ha più nome
koss
26feb2001
dico a ra
- ra non farlo
l'occhio destro di ra luccica
dico a ra
- ra non esagerare
ra si blocca sulla soglia
dico a ra
- e ora?
s'aggiusta il bavero del cappotto
e fa
- questa era la mia parte
e io
- ra questo non è teatro
ra si pettina
allo specchio dell'ingresso
- dove vai così presto?
- pà io vado sempre a quest'ora
anzi oggi sono persino in ritardo
ra esce
saluta da lontano
dico a ra
- stà attenta
l'autobus è puntuale
ra sale poi ra scende
ora ra con occhialoni e guanti
gratta col bisturi
- perché sei sola?
- io sono sempre sola pà
passano un paio d'ore
dico a ra
- stanotte hai sognato?
- io sogno sempre
- raccontami
ra fa un disegno e fa
- debbo continuare?
- vorresti fermarti?
- vorrei fermarmi?
ra si alza e va a fare il caffé
dico a ra
- stai facendo il caffè?
- sto sognando pà
*
ninni è scomparso nel buio
ricomparirà chissaquando
gli sfioro le spalle
che sono morbide
e tiepide di cachemere
poi torna dilà
porta due bicchieri
- ti va una vodka?
- appena un goccio
sorride versa
regola il volume dell'hifi
riguardo le mie calze
gialle e con stemma
- belle calze
- ti piacciono?
- si
attraversa la stanza
regola il faretto
- è pioggia o grandine?
ci fermiamo e ascoltiamo
ninni fa
- non è grandine
siede e sfoglia un catalogo
- cos'è?
- sto cercando di capirlo
m'è arrivato oggi
col bicchiere in mano
al finestrone guardo
la pioggia e le finestre
del palazzo difronte
ninni mi dice
- perché non partiamo assieme?
- non ho soldi
- non ce ne vogliono tanti
- non li ho
nel quadro c'è una diligenza
sulle balze nere dell'oceano
- questo mi piace
- anche a me ma
non è ancora finito
è una faccia di razza bianca
i capelli sono ricciuti e gonfi
- slavo non è epiteto
- lo so
il naso è a tromba
africano del senegal
i fatti affluiscono
vengono giù dal monte
- non dimenticare il mare
arrivano all'alba in porto
senza bagagli
sulla panchina stanno fermi
infreddoliti
- falli ben coperti
sono grandi e giovani
lui ha una piccola cicatrice
sul mento
lui non smentisce nulla
più in la a sinistra lei
si sta dirigendo verso il bar
- ma no
- si ti dico
mi guarda negli occhi e dice
- sai? non mi basta mai
è talmente ingrossato
che fa allegria
va e viene in continuazione
da blufi a caltagirone
il tempo è primaverile
- ma questo non è un comando
- non ci sono comandanti
la situazione ogni ventiquattrore
- meglio un terzo
la situazione
ogni nove ore ne salta una
si spostano perché non pesano
si fermano perché non c'è
da lontano sono disordinati
- da vicino è peggio
- non direi
*
dico a cyl
- ora sei più alto
cyl sorride a se stesso
gli dico
- sei anche più pesante
fa una smorfia
poi cyl paga e mi cede il passo
gli dico
- i gianduiotti non sono fondente
mi guarda con la bocca piena
gli dico
- e se poi piove?
osserva le nuvole
gli dico
- che stai guardando?
mi osserva le polacchine
gli dico
- hai ragione
comincio a sentirmi stanco
allenta il passo e comincia a parlare
comincia prima a mugolare
poi a stridere
dico
- cyl non è il ritmo giusto
comincia qualcosa
che subito interrompe
gli dico
- hai ripreso a fumare?
non mi ascolta
è fermo a una vetrina
guarda una cravatta
all'improvviso si gratta
il lobo dell'orecchio
che sta dalla mia parte
si gratta lentissimamente
stiamo fermi
sotto la pioggia
senza bagnarci
*
mi dico
- ora mi riposo
non so perché me lo dico
- io lo so
ma io sono assente
propriamente assente
sono tutto assente
non mi sento
- non posso sentirmi
torno precipitosamente
mi precipito
- perché c'è un precipizio
ma no è perché
- non voglio saperlo
e allora mi dico
- non possiamo continuare così
è giusto ma faccio finta
faccio
- il senegal dove sta?
lui mi sta addosso
mi ruba il respiro
me lo sostituisce
- con cosa?
ride
mi dico
- abbiamo dimenticato
provo a saltare
finisco nella nuvola
forse ho sbagliato
- ma no
dentro un papavero
- un papavero dove
un papaverodove
ha la proboscide
salta con walt
con hans
con emilio
mi dico
- va non salta
andiamo
siamo senza cuore
- ma abbiamo i piedi
e mi dico
- non interrompere
le cose più importanti
le cosine
saltano
sono tutto cuore
- sarebbe?
mi dico
- non dargli spago
*
sfoglio un libro
chiamo al telefono
uno strofinio sonoro
tra sbattere di molle
cose sinonimiche
perclorato in do
aria dirotta
che balbetta al telefono
miele con mille
pagine di breviario
il libro che sfogli
balbuziente al telefono
in uno straccio d'aria
con miele d'uovo
e cose concorrenti
nascono trii tronchi
da uno straccio
dove le tue letture
indicano che faccio
cose al miele
che giochi sarebbero
queste tue scritture
se l'aria nascesse
dentro gli stracci
col miele delle letture
in qualche modo
17 feb 2001
in qualche modo mi sono perso
la velocità del comando
non trovo il modo
di riacquistarla se resto
non mi va di rinunciare ma sempre
ho problemi se ritocco il passato
qualcosa all'improvviso è guasta
la intravedo tra una grinza e l'altra
corro mi basta
per incartarmela
ma non c'è a causa di un errore
il comando ora scorre e sono perso
quale fu la cosa più importante
il concepimento della macchina
o l'accensione portante
per accorta attenzione
nel crepuscolo sul mar morto
o l'indicatore antiquato oppure
queste minutaglie che ti trasmetto
fuorisacco con moto labiale
il mio sguardo fa male
una gengiva è dolente
la lingua brucia per un morso
motocontinuo vanamente rincorso
18 feb 2001
odori nevosi dell'aldilà
in sospensione
per promozione
ombelicale
pensierino
9 feb 2001
un pensierino trattiene
la mia attenzione
è l'indifferenza morale
del mio essere gente
nei confronti del tuo
insistito essere persone
leggero il
27 Feb
hai fertilizzato la sabbia
stai colorando lo stelo
di un papavero a pois
c'è sulla tua porta in alto
una coccarda
ottave
28 feb
1
a volte al tramonto
mi sento diverso
il fiato mi é di peso
se riascolto le sillabe
del mio tornaconto
nell'intimità del senso
tu sei così diverso
hai le ali i piedi sono palmati
una figurativa densità viscosa
circonda gli oggetti
la mimosa profuma
se cerco di sfiorare le mani
che posi sul crinale dell'onda
trovo l'erba che sale
entusiasticamente mi sento
prato disertore
2
quando la cosa cade di fatto si sottrae
al suo nome che sa di piatto rovesciato
l'istinto mi dice che il ricorso all'essenziale
è nella relazione tra corporale e mentale
3
dov'è finita
la piccola
foto di stella
trentenne e bella
madre di mio padre
ora il sito
è esageratamente
privo
di perché
4
infantile così che
una voce cresciuta
mette gemme
sulla tua pelle rosata
ma poi tutto è già
disteso nella luce
che la cima del filo
insegue nel tuo profilo
'90/'94
il monte
si fa
peloso
*
dalla fiamma manutengola
si deposita per terra il mare
*
ancora pochi richiami
accurati
senza gli ordini
del giorno di sopra
*
fuori
ad aspettare
dopo
millenni
*
un fiore un buco
in una seriale
rarità concertata
*
una sera
per due
venuti
mangiati
facciamo noi
i piatti?
*
sospendere
ma il naso
fa specie se
bitorzoluto
*
l'onda col suo
insistere
mi sta cadendo
nel mezzo della
certezza distesa
*
parla del bere
dopo avere bevuto
tutto quello che
c'era da bere
*
ogni mattina
la musica
dell'erba
su per i trattini
*
arsura di pesce
e forza d'eco
chiazzano il cespuglio
con altre effigi
all'ombra del pelame
sciolgo le dita
*
hai la coscia
sui rami fioriti
parli e
vieni giù
acquoso paravento
dentro una trina
di perle rosa
è pioggia
che piove
nessi
*
pennacchio
biforcuto
strettamente
allungandoti
palpebre confuse
insonnia d'elefante
*
di fumo
di origine
animata
e del fumo
con blocco
di fumo
tra occhio
pirofila
e orizzonte
dietro
la scarpa
che scappa
*
sorridenti
da tutte le parti
della nuvola sopra l'erbario
da non potersi circoscrivere
dentro e lontano
*
ne arteria
ne fibra
piuttosto il nervo
prendi le tue cose
e smettila
*
con labbra di superficie
un alleluia di tramonto
i numeri hanno anche
a che fare
col passato remoto
*
fatta
conciliante
coli
distesa
con spelacchi
divarichi
con buco
centralizzato
coricata
nel fondo
della valle
e dietro
*
si muove
resistono
non si muovono
molto poi
finiscono
dove vado
28.02.94
se non faccio il gasista
dove vado
se esco
mi dicono
non esagerare
in fondo
non riesco a capire
il fronte tedesco
l'uscita
neppure s'intravede
persa l'occasione
chiudo
fa capire
fa capire che ce l'ha con me
mi parla guardando una mosca
'parli con me o con la mosca?' 'eh? che
dici!' ride mi guarda mi sento mosca
dimentico delle offese mortali
chiamo per nome il figlio che se
pure putativo non sarebbe figlio
se lo facesse ma non lo fa
se ogni ripetizione dilata l'impero
di quanto è ripetibile qui dico
non tutto è ripetizione c'è molto
è vero che risulta incomprensibile
questo luogo
respiro vento e sole
in quest'aria ho la città maggiore
più vicino della città minore
fuori dappertutto
mi allontano dalla città minore
in questo luogo che si dilata
il freddo mi tenta le mani
per caso vedo una cincia
che saltella sul marciapiede
la guardo e non ho teorie
sono venuti
sono venuti a dirmi che così è
meglio
sono soggetti con rap discontinuo
mi guardo a scatti la pancia
ma resisto al digiuno
spesso i soliti
hanno nome discontinuo
pat ilaria mi scuso mi giro
per soffiarmi il naso
nella foschia botanica
mi segno i programmi che
riprodotti scompaiono
arcipoeta
archipoeta di colonia
alano di lilla
'il mondo corre via'
fit flos fenum
il fiore diviene fieno
garcilaso
sonetto XXXVI
rischiando
300394
rischiando bernoccoli
di cartone
nell'orecchio
a prova il suono
la voce del radicchio
che strano essere
colpito di timpano
la bambina
non più fresca
é andata
pescosolido
non arriva più
viaggiando mento
con soddisfazione
pat-la-tonda
direi che pat-la-tonda
mi studia
non scarta nulla
tutte eguali nel barrire
a volte gorgheggiano
in questa finissima
iattanza musicale
internazionale
eccidio di maschi
a hebron
isolano-isolata eredità
di un nulla-minimo
gli amici
capovolgono
il bicchiere
26294
esco mi fermo
sul portone
vento/spazio
ansietà circolare
onore assente
giorno uguale
giorno
non è bello
il passo nel bosco
i guanti
fiori rami
l'amore l'amano
guardo dove sto
voglio ma non ho
e un altro passo
mi stanca
poet
il poeta gaetano altopiano invecchia
ogni giorno l'intervenire lo fa poeta
descrive la causazione nella sua versione
propriamente comunicativa
è gaetano altopiano per-modo-di-dire
scrivendo/cancellando con la scarpa
segna nel tempo i conti che non vanno
le cassandre che lasciano il culo in banca
gaetano il poeta trova un tallero ossidato
sul comò della zia di suo padre e se
lo fa
saltare sul dorso della mano destra
canticchiando se lo scioglie tra i polpastrelli
ma chiamano al telefonino e il poeta va
un minuto dopo già pieno prima d'uscire
torna
rimette il tallero dove l'ha trovato
così niente è come se una puzza
leggera fosse luce
indagini
030794
indagini in corso danno
per scontata l'evidenza
non sarà più sufficiente
liberare le nuvole io spero
che l'autorità vigili con
contratti di assicurazioni
rettili muti stupiti
aspettano allo sportello
altri giorni preparano
altri per cena mi hanno
lasciato sulla cengia
viene la sera avrò la notte
assetata nel pugno sinistro
tracce filiformi posate
sarà peggio domani all'alba
le ore affiorano oblique
mi sfugge
mi sfugge l'aspetto
l'esosa ricchezza
è tutta qui
anima-mundi
lo specchio è rotto
il verbo declina
dal presente
nell'ombra
della pietradisole
noi non dovremmo
disturbare le lucertole
col nostro canto
al balcone
la piazza
è tranquilla
poi lo sparo
non mi riesce
far rivivere
un gatto
a letto
niente sonno
emboli
leggo
leggo
la sera al balcone
chiacchiero
con guidoval
abito al primo piano
sto per morire
il gatto insegue
settembre 94
il gatto insegue la foglia
copre il giudice scruta
la virgola aspetta il punto
arrivo qui
un po stanco mi fermo
sembra e lo fa
apre una porta al buio
è carino quando si piega così
l'asse avvitato sfreccia
prendo il treno delle tre stelle sorelle
si gira a vedere se il muro resiste
morì in galera
sopra ci scrisse
che è meglio in moto
se serve non riscalda
i capelli dei compagni di finestra
dove c'è luce se luce vuoi
non rispondo a chi mi scaccia
la mela cade male
la sera aggira la gonna
fiuta haydin scrive
andiamocene
vieni
scosto il rumore
dal luogo offuscato
copre la montagna
salgo l'alba pensante
l'ufficio è l'atrio coricato
attorno sviluppa
nuovo colore
in questo paese a comando
provo la biro sull'accordo
mondiale allargato
una tomografia assiale
la ringrazio miocaro
le olive tra fotoni spenti
gli stipendi bassi
più in basso le puzze
nella latrina di maiolica bianca
dello stesso poeta
spesso in questi anni
fermo al volante
se il corpo va
nulla so dei calibri
maggiorati
i magistrati
col parere della cosa
che a ogni smentita tace
in cucina la donna
il pomodoro nella stalla
va tranquillo
sul terrazzino
c'è il gelsomino
incomprensibile il sole
precederà la matassa
che meraviglia
fermo per carità
vedremo
il molto
di tutte le voci
signora con figlia
ogni ora
é canora
nei viali
l'eritema del sistema solare
l'acquarosa
l'acqua rosata
il fiocco vergine
le interruzioni
dell'adunco grigio
che arriva preciso
pigio tutti i percorsi
il tocco del piano ripetuto
sulla traccia
la mia piazzuola alberata
che disorienta
sono numeri
che aprono diti
unghi rotti
ginocchi
funerari
sto cercando passaggi
altri siti
madamina svegliati
accendi l'alluce girati
e corri e guarda e fa
quello che io ti
notizie
carissima tutta piagata
i giornali tacciono sempre
ciò che concerne
le altre previsioni
l'istinto richiede
un consulto
registro il problema
copro coi numeri
un conforto pulito
per risparmiare
fai sbattere pure le porte
appoggiati a me
in questa città
uso il sole ogni notte
so che
so che nulla serve a niente
non vado a cavallo
non fuggo mai di sera
la mattina presto mi lavo
e sono subito a pezzi
ascolto belle opere
é musicaccia poi latte
so che di virtuale qui c'è
solo la ruota dentata
stare in collina
col monitor tra diavoli blù
la roba cittadina
a salti mi ficca in basso
parole già canute
la mia capacità è nozione
di un volo sconosciuto
stormi di volatili
addomesticati
ripassano ondeggiando
dove si leva lo sguardo
se posso disturbo
e se voglio interrompermi
la nozione permane
ora può però andare
meglio se già va
non puoi più lamentarti
se già urli
se già qui è
assai ben messo in se
ci sono pochi ciuchi e ormai
quel vocabolario flotta
nell'archeologia industriale
piena di buona erba fresca
lo scirocco
lo scirocco è finito
il prato si
ridistende
apre la finestra
col calcio del winchester
mi aspettano al largo
nel frattempo pizzicano
con l'unghietto la lingua
verso la punta del capo
annuvolato
passa una balenottera
ombra nera
nell'ombra
grigia fa tris
di combattenti
casa per casa
offrono rischi
vengono soppesati i canti
che supportano
i danni della trasfigurazione
muoio dove posso
dove posso salto
sotto la navata
la cantata viene meglio
gl'insetti significativi
l'osso sacro
sul raso del cuscino
quassopra con l'uncino
capelli corali
nel sole della sera
la crociera
è uno scheletro
colloquiale
gl'insetti non chiamati
fanno piramidi
risalgono
in congiunzione
dolci sedimenti
di cucina
gl'insetti
che ali
pullettina mia
e che nuvole
e come sparano
il mese è lungo
gl'insetti stanno immobili
questa loro vita finisce
lontano da ogni danza
le nuvole precipitose
le piantine sui vasi
del balcone
le altre
sui musi del leone
dove vanno i premi
che rompono gli occhiali
sulla vista dei piani
di occupazione
questi giorni
in questi giorni
a ogni mini incombenza
la gamba
ritorna più lunga
coda biondopelosa
l'insetto rintraccia il seme
proprio sulla finestra
un vento bagna la mano
lascia una luce leggera
moltiplica la profondità
delle voci che si vanno
accostando
viene fuori
trovato il pettine
locali schiarite saranno
foschie con isole
a tratti si
generalmente
a tratti no
un pettine
settentrionale
è l'anello
che trattiene sul colle
i lavori
della corrente
ascolto la polacca
é settembre
il gorgo nel fiume
risuona i suoni
e alla fine
corregge gli accenti
mi profumo la barbetta
salgo la fune
che trancia il vento
sul nido la cicogna
vela gli smalti
delle tegole
un impasto
8.94
un impasto in forma di susina croccante
sapore morbido di pistacchio zuccherato
vanigliato di colore avorio bruciaticcio
un odore adagiato che dissesta tutta la
superficie degli alveoli flottando dalla cucina
del vaccaro avviandosi verso l'ibisco-frana
quale magnifica
il pianeta sta per chiudere
quale magnifica condizione
l'associazione degli agonizzanti
lambisce frenetica il periodo
corsa pomeridiana
corsa tardopomeridiana io e ra felici
di essere li/qui in tale rarità sotto
casa
su una grossa barca resa precaria
da troppi passeggeri con molti anziani
pilotata da una trentenne cordiale
diretti via fiume a un paese dell'interno
un fiume largo 5/7 metri e profondo
navighiamo coi bordi a pelo d'acqua
ancora un fermata per imbarcare altri
verso quel paese multifase
mi sto allenando
mi sto allenando
a scomparire
di giorno senza che
i conti risentano
l'eco del tuo arrivo
c'è confusione
sul pianerottolo
chi arriva non sa
dove posare
tu guardi giù
la nostra amica
non voglio salutare nessuno
alle estremità
non c'è più misura
poi se tu
1993
1
ma poi se tu dici SPAZIO che fai?
o meglio se non fai SPAZIO che dici?
con questi suoni chi suona?
di nulla in nulla per non guastare
per gradire TUTTO avendo la mano
quasi anchilosata la pianta dei piedi
bruciata e nessuna condanna in vista
non c'é cecità che resista c'è
a gennaio
il piangere del mio occhio sinistro
in uno spazietto d'angolo stanco così
di tutta la mia sonorità suffissa
posso per prodigalità dell'istante
chiudermi l'istante? posso spaziarlo?
dopo un colpetto sull'interruttore
il nero serpente ridicolo scosta ciuffi
che chiudendosi ringraziano altri ciuffi
2
grandi e quasi immensi divoratori di piccoli
in forma di minutaglia con qualche raro vegetale
non alieno che fa da guardone e domanda "e
ora?"
eccoti il tuo kimono ed ecco il kimono per
te
serviti i primi due passo subito ai successivi
3
un piccolo di zanzara non smette
di bucare gli abitanti del preludio
che decidono dunque di installarsi
nel montacarichi del rifugio
dove squadre di topi sul rimorchio
fanno zelanti inchini giapponesi
4
il bufalo
le bolle di fango
il valzer rigato
mi specchio nel vuoto
zigano
5
due gentili presenze senza nome
domandano un bicchiere d'acqua
per la notte di una terza amica
che da qui non si vede ma di cui sento
improvviso il fetore generativo
mercanteggio regalo acqua e bicchiere
m'infarino piedi e faccia mi allontano
da questa stazione irritato
naccherando due pietre marine
le presenze non si fermano mai
rimuovono la divisa aggiungono
medaglie e croci poi il sole
tramonta e resto senza lavoro
6
non ti sei accorto
che sei già morto
ho perso nelle acque del porto
la rima col profumo dell'orto
7
cretini in divisa
fingendo di guardare
passeggiano
e sui confini
cantano sottovoce
non incontro più
8/2000
non incontro più
la signora
del ciochefu
raccolgo lombrichi
di cui non c'è
plastica
equivalente
recita
00
aspetto il transito
dello jumbo di linea
delle 18,57
che brillò un tramonto fa
vedo bene che gli elementi
spastici si azzuffano
prima dell'incisione è il tema
che prova una tale brama
in realtà l'accoppiamento indiano
si polarizza sull'interpretazione
chi sa tastare nel buio delle stelle
trasmette alla cicca la propria certezza
d'essere nello spazio che ha sognato
un istante fa
il sole
il sole da una settimana non si vede
fatemi mettere coi piedi a terra
fatemi afferrare al flauto con la sinistra
mi reggo alla ringhiera con la destra
un po di spazio ai lati e difronte
un bicchiere d'acqua qualsiasi
con tre gocce di limone
scegliere la casa che non ci sta
é solo un segno
se non é degno quello che fa l'istinto
siamo qui per questo proceda pure
giro su giro veda se é così
quel filibustiere
050820
quel filibustiere mi tonifica le attese
non saprei com'altro dirtela la forma
gli scatti che s'innervano alla coda
di coniglio vigile sui tronchi bruciati
intanto che sterile l'avventura percuote
i miei giovani amici che non sanno più
come millantarsi il niente arcobaleno
lasciato sull'orizzonte da chi lo varcò
alla maniera della più bella energia
la mia pocaggine di postero esibisce
una disponibilità complice di molti vizi
nemico filibustiero unghiotorto zozzo
le parole si tuffano dentro le parole
ogni colpo è una posa l'obiettivo la
cosa
mi pestano
tutti i migliori
mi pestano
nella testa
brindano allo spazio
del lupo
ci pattugliano
ci pattugliano
pioggia e vento
riguardiamo nell'azzurro
il possibile meno frequente
sull'estuario in elicottero
tutto è mare
noi due
noi due
specchiati
sul paesaggio
rigirata
rigirata
calma epidemia
delle parti
spiate
che si stavano truccando
verificata la piccola
verificata la piccola estremità
del grande corpo
sto sottoponendo al dilemma
la scelta abbozzandomi
un pensiero incapace di
richiamare alla vita comune
l'orizzonte dell'estraneità
in cui l'erba appena brucata
si ripresenta a dire quanto
dentro di me ho tolto all'oggi
tu da molto non sollecitata
da sola mi hai sottoposto
in un incrocio di fughe
alle aggressioni del modello vegetale
questo corpo rimane vicenda
di mare in una beuta
chi può
011220
chi può dire se siamo venuti
per trastullarci coi controlli
dell'abitudine se neppure
l'estate sa fare le sue cose
meglio colorate
ti arrabbi
ma non c'è più chi ci guarda
il museo delle piante grasse
in parte mineralizzate
in parte ancora vivo
il museo dei trattini
a due a due
i viali nei giardini
protesi i tondini
all'infinito trasparenti
nome mucoso
la cosa confusa dal cinghiale
senza mutandine
non è più quella che rinforza
il cono
dentro il cilindro
delle lampadine
l'epidermide
l'epidermide colorata dall'alto
sopra le cose che fanno i ritiri
come suo marito mi rivoltò l'ano
e le ciglia tremolanti dei batteri
nel portamento della perfezione
prima di cominciare col nonno
due dei nostri contribuiscono
al culto del padrone di casa
un uncino tenore
281091
1
un uncino tenore che stride
in lotta con la polvere
chiedo dove
mi hai fatto tremare
la tua risposta stride
sulla tappezzeria
stare così
è per i topi
un vanto
2
come va' mi fai
varcando l'ombra che divide
il sole e la coda dell'ingresso
la casa dove grandi topi
calvi con occhiali
esamineranno il seme
3
nuda sul divano
la luce cola sulla fessura
ascolto senza dire
dove si spezza l'occhio
4
con disciplina notevole
trascuri ogni eleganza
che forza nella tua petulanza
il silenzio d'ora m'inzacchera
sporchi il niente allevato
con l'eleganza della mia stanchezza
5
non c'è serietà
a vivere
in questa città
entri nuda
e te ne vai
vestita
6
una frase
in nessun luogo
indice
della mia fuga
un luogo
coperto da una frase
richiede altri inganni
un verbo incuneato
mi completa
nell'incastro successivo
la vista
30.10
la vista
ti va lasciando
coltivi zampe
diventi un'unghia
nel brodo
compiaciuto
anemone di mare
gli amici & i viaggi
2000
non impune illa rogata venit
properzio
1
sento freddo
rientro
ho sonno
sul samovar
l'aquila nera
2
mi dica tutto con calma
acqua pane e un goccio d'olio
bene gli amici anche se vecchi
e di vecchia data
sono giovani comunque
beh si ma il danno dov'è?
il danno?
è assai peggio che un danno
é un assedio mortale parlo
ho la certezza che lei progetti
di rifiutarsi di capirmi
è uno spettacolo
io ascoltando
la precedo
3
ho un male al fianco sinistro
tutti lavorano io no
tua moglie è dilà
tu mi racconti
perché brucia di sopra
e non disotto
5
se il diavolo esiste
é il boxer
del portiere
ascolto dettagli
nella sua espressione
che fanno
per-carità-diddio
6
ha chiamato
e pareva indiavolato
ora vai
tu vai
io chiudo e aspetto
zucchero leggero
aroma verticale
7
per una lettera
a gli amici caduti
gli amici che poi però cadono
dove a me fa più comodo
pomeriggio di pioggia
gli amici oh gli amici
spettatori fuoricampo
pietrafocaia inutile
8
dove sono le figlie
le figlie cresciute
le figlie tue mie sue
aspettiamo le figlie
in arrivo dall'aeroporto
la biro insiste sulle rese
9
fermiamoci
non mi va l'idea
di vederla inzaccherarsi
queste belle scarpine
fermiamoci
mangiamo qualcosa
per lei intanto cosa preparo
10
primi di settembre
pioggine di giornata
pace fatta a gerusalemme
persino nella bella islanda
la ragazza non passa
senza scongelarsi
fiore di zucca con pomodoro
è persino più profumata
tu sei cardiopatico?
vieni con me entriamo
in questo museo di via pitré
curdo agiato clandestino poliglotta
é un raggiro tra i confini
é l'inferno
11
mi nuoce questo licenziamento
stupendo senz'acqua
cugino costa crederle sa?
ho il pomello della bussola
ancora nel pugno
la mano sinistra
sa di parmigiano
fumo
entro e mi giro
a guardare le nuvole
12
mi occupo io
del ciò-che-dice
faremo
vediamo se
ancora dieci minuti
di sgabello
per digerire
tra parenti
13
non ti credo
lasciamo perdere
cosa lasciamo perdere
la libertà del negativo?
andiamo in cattedrale
vieni che c'è il porfido perenne
del federico che sai
14
guardalo
mette pancia in due giorni
e la perde in uno
ho 36 anni
e ho smesso di fare
le bobine permanenti
non replico
27marzo2002
il mio sguardo accanito
perde pezzi e parti
in questa storia che
organizza i giochi con pezzi
che coprono le parti del gioco
dietro il mio sguardo
da tutte le parti in una sola pietra
si organizza il gioco
nell'esperimento
della stessa storia
dove lo sguardo delle parti
rode il tema in gioco
la scemenza incessante del continuo
mi modella l'aria lieve che qui scorre
informe in una piega
porge agli occhi il modello da non replicare
perché meglio è non fermarsi nell'aria
ma imporsi dentro la piega che si configura
sulla superficie degli occhi
con suoni incessanti
tu mostri le forme
che assume la superficie dei suoni
meglio è
riferirsi al commento
e non replicare
mi sto abbottonando la camicia
il vento soffia e passa le stanze
caccia gli aromi della colazione i sogni
posati sulla comitiva che non sa che farsene
del trombone che solfeggia sotto le nuvole
in piena notte
98
in piena notte a metà della notte
nell'ora che divide le migliori sostanze
avendo sete e sufficiente energia chi potrà
giunto sulle rive di questo mare impazzito
impedirmi d'entrare in esso
e procedendo di buon passo
giungere sul fondo
bere alla fontana di bronzo e ghisa
anneriti i suoi numeri latini
l'altorilievo in testa di leone
da cui zampilla costante
acqua leggendaria
il cani
1984
1
il cane
vedendomi arrivare
s'è alzato
vedendomi allontanare
si è riaccucciato
nessuno mi chiede
"che fai?"
non so cos'è tuttociò
troppo familiare e raro
pensare un sorriso
2
potrei persino dire
di essere soddisfatto
per tali soddisfazioni
mi fingo un cervello
comincio a sentirmelo
vederlo tenerlo a bada
quel tale
1.12
quel tale
fortemente miope
poi lungamente silenzioso
indossò ali e volò
per parecchi anni
in una corda geologica
poi atterrò
cominciò a ingrassare
ora è qui
dice ho soltanto messo alla prova
la struttura della velocità
e succhia
un cachi enorme
è come fu
lascia dietro se una bava
anche l'altro ora è qui
non gli piace bere ma beve
tra un sorso e l'altro dice
in questo momento io non penso
bevo come puoi vedere
starnazzano
in una piccola stanza
cercano un'uscita
dal 1990
apro una finestra
si affollano sul davanzale
scrutano le 4 direzioni del tempo
tornano a starnazzare
nella stanza
ci sarebbero
161284
ci sarebbero cose
se ci fossero le parole
ci sono già tante cose
senza parole tante
parole senza cose
sono queste
le condizioni climatiche
ci sono cose stanche
delle proprie parole
desiderose d'altra
futilità
senza adattamento
senza leggerezza
e ancora questo
lancinante
che cosa?
sorella
figlio
ircocervo
alle tre
in quale ora del giorno si uccise?
alle tre del pomeriggio
alle 15 pranzo leggero
digestione incompleta
un pò di fretta
me ne vado
171284
é sicuro
me ne vado
me ne vado carissimo
robustissimo
il diario fotografico si è
completamente alluciato
i denti sono caduti
anche il vento
in questa dura contea
si è spezzato
ne approfitto
valico la frattura
eccomi qui
sono arrivato
dunque...
vado
arrivo
in continuazione
ma al dunque niente
marina
marina un tempo
tra coscienza e anima
metteva un vaso di ferro
e ne istoriava la superficie
cancellando meticolosa
ogni dunque
con è così è questo
ora sopra e sotto
dentro e fuori succhiano
ogni radice d'intenzione ora
se soltanto guardi
tutto va in fumo
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