POSIZIONE
DELL'UNCI SUL RAPPORTO DI VALUTAZIONE INTERMEDIA
QCS 2000-2006 OB. 1
Il Rapporto sulla Valutazione intermedia del
QCS 2000-2006, Ob. 1 mette in evidenza alcuni
aspetti su cui l'UNCI, in qualità di
Centrale che rappresenta il movimento cooperativo
ed in particolare le cooperative di piccole
e piccolissime dimensioni, intende porre un'attenzione
particolare.
LE PICCOLE E PICCOLISSIME IMPRESE
Gli interventi previsti e promossi inizialmente
dal QCS 2000-2006 Ob. 1 per la promozione
della competitività delle imprese non
hanno portato i benefici attesi, questo
indipendentemente dal settore o area geografica,
anche se è opportuno ribadire come in
alcune regioni questo è stato ancora
più evidente che in altre.
Ciò appare ancora più grave in
un mercato in forte cambiamento, anche per gli
avvenimenti che negli ultimi anni hanno enormemente
destabilizzato l'economia mondiale.
In questo scenario, sono state proprio
le piccole e piccolissime imprese a subirne
le maggiori conseguenze negative, che
tra l'altro rappresentano il substrato principale
del tessuto socio - economico del nostro Paese.
Infatti sono proprio queste ultime a non possedere
la forza necessaria - in termini economici,
di know how, né di network a supporto
- per adattarsi e mettere in atto gli opportuni
accorgimenti per rimanere competitivi su un
mercato globalizzato.
In tale scenario, le imprese piccole e piccolissime
hanno così avuto le maggiori
difficoltà ad innovarsi a livello
tecnologico, soprattutto perché ciò
avrebbe richiesto un impegno economico-finanziario
notevole ancora di più aggravato dalla
scarsa capacità di creare rete e sinergie
con il mondo universitario e dell'alta ricerca.
Al contempo, anche il capitale umano
al loro interno non si è aggiornato
rispetto alle nuove tecnologie, né alle
esigenze emergenti di un mercato in continua
evoluzione.
Proprio sulla formazione è bene fare
una riflessione a parte, in quanto lo scarso
investimento su di essa è da addebitare
solo in parte alla carenza di risorse economiche
e finanziarie: la maggiore causa che ha provocato
la scarsa attenzione sulla risorsa umana delle
piccole e piccolissime imprese risiede nel fatto
che tali realtà credono ancora poco al
ritorno e al valore aggiunto che l'aggiornamento
professionale può portare all'azienda.
Ciò è dimostrabile dal fatto che
sono proprie le piccole e piccolissime imprese
a usufruire di meno dell'opportunità
offerte dai finanziamenti pubblici rivolti per
la formazione continua (L. 236/93, FSE, L. 53/2000,
L. 388/00 - art. 18, L. 383/01 - art. 4).
In quest'ottica sarebbe opportuno, non solo
prevedere risorse nazionali e comunitarie per
la formazione lungo tutto l'arco di vita, ma
anche prevedere quote di bilancio ed interventi
specifiche per la sensibilizzazione delle imprese
piccole e piccolissime sul tema della formazione
e dell'aggiornamento professionale.
In tale prospettiva il ruolo delle Parti
Sociali (in particolare di parte datoriale)
diviene fondamentale, in quanto rappresentano
l'interfaccia privilegiato con le imprese e
gli imprenditori.
Gli effetti di tutto ciò sono evidenti
nel tasso di mortalità delle imprese
di tali dimensioni, dalla loro difficoltà
di rimanere sul mercato nazionale e dalla quasi
totale preclusione a inserirsi nei mercati internazionali.
A riguardo, un discorso a parte va fatto per
l'internazionalizzazione, su cui sia
la Comunità Europea sia le nostra Amministrazioni
centrali stanno volgendo una grande attenzione.
In particolare, il Ministero delle Attività
Produttive italiano sta sviluppando numerosi
programmi e linee di intervento, anche in accordo
con Associazioni di categoria e Regioni (Accordi
di settori, Accordi con le Regioni), dedicando
numerose risorse apposite, verso tale tematica
con un'attenzione particolare alle piccole e
piccolissime imprese.
Tutto ciò, comunque, nella prospettiva
di creare le condizioni per rivitalizzare
il sistema Italia, attraverso la promozione
del Made in Italy in particolare su prodotti
dove l'Italia presenta una tradizione ed una
cultura di eccellenza: tra questi spicca sicuramente
il settore agro-alimentare che oltre ad offrire
prodotti tipici, questi stessi sono garanzia
di Qualità e di sicurezza a livello mondiale.
Proprio il settore agro-alimentare
presenta, però, problematiche
non irrilevanti per rimanere competitivo
non solo sul mercato internazionale, ma addirittura
su quello nazionale.
Questo a fronte di un cambiamento radicale che
ha coinvolto il settore negli ultimi anni, a
cui i piccoli imprenditori faticano ad adeguarsi.
Le piccole realtà agricole che
producono e vendono per la propria sussistenza
e per il commercio a livello locale stanno gradualmente
scomparendo, nonostante alcune di esse
presentano prodotti con un mercato potenziale
di nicchia rilevante, ma di cui non ne sono
consapevoli.
A fronte di ciò è necessario che
le Amministrazioni, con il coinvolgimento degli
attori sociali ed economici a livello locale
e non, si mobilitino per evitare che un patrimonio
agro-alimentare come quello di cui il nostro
Paese è portatore venga perduto, bensì
diventi un elemento di sviluppo per la nostra
economia.
A fronte di tutto ciò, è indispensabile
- tra le altre cose - sviluppare e perseguire
strategie per supportare le piccole e piccolissime
imprese a superare tali difficoltà,
prima fra tutte quella di promuoverne l'aggregazione
e forme associative e consortili, che permettano
loro di unire le forze (economiche, umane, tecnologiche),
ammortizzando i costi da sostenere per rendersi
competitive, così come indicato anche
dal Ministero delle Attività Produttive
e dalla Comunità Europea.
LA COOPERAZIONE
All'interno del Rapporto di Valutazione intermedia
del QCS 2000-2006 Ob. 1 non si fa riferimento
alla cooperazione, né come strumento
di sviluppo economico, né per il suo
impatto a livello sociale.
Ciò risulta una mancanza rilevante:
questo perché le cooperative, nonostante
le loro esigenze possano essere accomunate a
quelle delle altre tipologie di impresa, presentano
peculiarità proprie per cui richiedono
considerazioni a parte.
Innanzitutto, è bene ribadire che il
mondo della cooperazione - nonostante la crisi
generalizzata che le aziende stanno incontrando
- presenta, negli ultimi anni un trend
di crescita esponenziale sia in termini
di numero di cooperative, che di fatturato,
nonché di persone inserite a loro interno.
A fronte di ciò, rappresenta
sia un'importante modalità di inserimento
lavorativo che uno veicolo trainante significativo
dell'economia nazionale.
Il ruolo della cooperazione assume una rilevanza
ancora più significativa, in quanto presenta
un andamento anticiclico rispetto al resto del
mercato.
Ciò vuol che la cooperazione va ad intervenire
laddove vi è un'assenza di lavoro e di
una vera economia imprenditoriale: quando il
sistema capitalistico è fermo o in fase
di stagnazione, c'è il sistema cooperativo
che lo sostituisce nei potenziali economici
inespressi e che fornisce al PIL il contributo
determinante per il suo sviluppo.
Ma affinché la cooperazione - in particolare
quella rappresentata dalle piccole e piccolissime
cooperative - riesca ad esprimere al meglio
il suo potenziale in termini di crescita e sviluppo,
ammortizzando i costi di investimento necessari,
è fondamentale incentivare la
loro aggregazione e associazione.
Difatti, analogamente alle altre forme di impresa,
anche nel caso delle cooperative, le limitate
dimensioni comportano una scarsa capacità
di investimento anche su aspetti rilevanti per
il loro successo in termini di mercato, ma a
volte anche per la loro stessa sopravvivenza.
Le imprese cooperative, tuttavia, presentano
una tendenza naturale che le spinge ad aggregarsi,
a "fare rete", anche se ciò
spesso non trova attuazione per situazioni o
condizioni poco favorevoli.
A fronte di ciò, è opportuno definire
in maniera puntuale non solo quali sono gli
ostacoli e le barriere che la cooperazione incontra
in questo senso, ma anche mettere a
punto misure e linee di intervento mirate per
favorire l'aggregazione in particolare delle
piccole e piccolissime cooperative..
Ma la scarsa capacità di investimento
delle piccole e piccolissime cooperative è
solo uno dei problemi con cui queste stesse
si devono confrontare, senza possedere - nella
maggior parte dei casi - il know how sufficiente
per farvi fronte.
Proprio a fronte di ciò, si ribadisce
il ruolo fondamentale della formazione
delle risorse umane, in quanto queste
ultime possono rappresentare quel valore aggiunto
per le piccole e piccolissime cooperative per
poter svolgere un ruolo di primo piano nel sistema
economico e sociale del paese.
In aggiunta a ciò, non va sottovalutato
che - parlando di cooperazione- la formazione
assume una duplice valenza in quanto la stessa
è finalizzata a formare al ruolo
di socio-coimprenditore, trasmettendo non solo
competenze e conoscenze professionali legate
allo specifico ruolo e lavoro svolto,
ma anche capacità ed attitudini
maggiormente orientate all'autoimprenditorialità,
attraverso cui fornire una spinta in più
ad un ambito (come quello cooperativo) già
in forte crescita e con notevoli opportunità
in termini di sbocchi professionali e lavorativi.
In questa ottica, ulteriori priorità
da perseguire relativamente al mondo della cooperazione
sono, da un lato, quella di promuovere
interventi finalizzati alla promozione della
formazione e dell'aggiornamento professionale
mirati rispetto alle esigenze
ed ai fabbisogni reali delle diverse realtà
cooperative e, dall'altro, quella di sensibilizzare
maggiormente i soci lavoratori co-imprenditori
sull'importanza strategica della formazione
stessa per la loro crescita professionale e
per il successo imprenditoriale delle cooperative
di cui sono parte integrante.
Si tratta di un approccio più proattivo,
pronto a cogliere al meglio le opportunità
offerte dal mercato e che fa specifico riferimento
al ruolo di socio co-imprenditore.
A conclusione di quanto detto e preso atto
della complessità e dalle peculiarità
del sistema che regola il movimento delle cooperative,
appare determinante prevedere modalità
e risorse per la promozione e
lo sviluppo della cooperazione, oltre
a pianificare un sistema specifico di
monitoraggio e valutazione dei risultati raggiunti
per ottimizzare al meglio le risorse utilizzate
e valorizzare uno strumento che ad oggi appare
strategico per lo sviluppo socio-economico del
nostro Paese.
Elisa Sfasciotti