La
valutazione del management aziendale
La valutazione del management aziendale da
parte dell´istituto di credito non può
non fare riferimento allo spirito con cui l´organo
di autocontrollo della banca sviluppa la propria
attività ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001
e cioè nel profilo di legittimità
dell´azione e della sua esatta rispondenza
agli indirizzi fissati dall´organo amministrativo
di controllo.
Tuttavia la ricerca non si può esaurire
in tale primo principio, che costituisce il
presupposto dell´azione dei quadri e della
dirigenza (a significare il flusso discendente
di responsabilità e la circolarità
della stessa). Verificato il presupposto, occorre
valutare l´organigramma, il funzionigramma
ed il mansionigramma, in relazione ai diversi
target interni ed esterni da raggiungere, agli
obiettivi a ciascun elemento attribuiti e ai
mezzi propri e aziendali di cui ciascun soggetto
è dotato.
Naturalmente, una tale valutazione non può
prescindere dalle dimensioni
dell´impresa presa in considerazione,
che, come sappiamo, soprattutto nel mercato
retail e in molta misura anche nel corporate,
si configura come micro, piuttosto che piccolo
o medio.
Considerate le funzionalità e l´efficienza
degli strumenti organizzativi correlati ai mezzi
e al contesto interno o di mercato, occorrer
avere riguardo ai saperi e alla professionalità
di ciascun addetto, al suo CV, alle sue motivazioni,
nonché al grado di affidabilità
nell´ambito delle criticità che
possono affiorare, dovendo egli contribuire
in via autonoma alla individuazione e alla soluzione
delle stesse, permanendo nel quadro degli obiettivi,
che nello spirito della legge non possono non
essere condivisi.
Esiste quindi uno jato fra saperi e conoscenze
della persona e loro applicabilità aziendale
e ciò dipende dalla condivisione degli
obiettivi, nonché dalla conoscenza effettiva
degli strumenti, dalla circolazione reale e
percepita della informazione, dalla capacità
personale e di linea di percepirla e di trasformarla
in output operativi pieni di significato significante.
L´azienda è come una squadra sportiva
o plotoncino di uomini inseriti in un
esercito: sono innanzitutto le dinamiche interne
che consentono la salvaguardia dell´insieme
e la finalizzazione delle tattiche alla comune
strategia.
Certo, la professionalità - conoscenza,
saperi, esperienza - e l´onorabilità
del soggetto inserita nella filiera di "problems
solving" costituiscono la ragion d´essere
della persona all´interno della struttura;
ma la professionalità che contiene al
suo interno gli elementi anzidetti deve essere
percepibile e percepita come tale, al fine di
dare la necessaria sicurezza nelle scelte che
di volta in volta sono effettuate ai diversi
collaboratori, colleghi e dipendenti.
L´analisi quindi non può e non
deve valutare la persona in sé, ma in
quanto inserita in uno specifico ambiente, con
il quale interagisce in maniera positiva o anche
negativa - e la negatività non si riferisce
certo alla maschera eventuale dello jettatore
di cui è piena la letteratura nazionale,
quanto invece all´incapacità di
reazione al variare delle situazioni. Cioè
alla capacita e alla voglia di usare l´intelligenza
del caso pratico nel contesto in cui si opera
e nel quadro più ampio in cui gli altri
protagonisti dello scenario mercantile si muovono.
Il caso Belo Horizonte di una nota casa automobilistica
risulta emblematico sul punto. Infatti, quando
decise di entrare in produzione con le sue vetture,
presumendo che i subfornitori locali di cristalli,
di veglie e di tachimetri la stessero aspettando
con il cappello in mano, si trovò dinieghi
da sovrapproduzione impegnata e dovette importare
tutto da Torino.
Il problema di tutta evidenza era quello del
processo di comunicazione fra l´interno
e l´esterno, fra l´azienda e l´ecosistema
umano concorrente, in forza dell´assunto
che la specificità del proprio programma
era ritenuta perfetta e che l´organizzazione
aziendale fosse di per sé in grado di
risolvere tutti i problemi insorgenti, ivi incluso
quello dei subfornitori e delle relazioni economiche
con la concorrenza. Quest´ultima da parte
sua aveva provveduto, peraltro, ad acquisire
contrattualmente tutta la produzione possibile
dei subfornitori per un lungo periodo di tempo.
Per quanto sia, il mondo non è a nostra
disposizione, se siamo in grado di stabilire
con esso un adeguato rapporto relazionale di
dare e di avere certamente non solo nel senso
monetario, forse potremo vivere in pace. Diversamente,
privi di identità, perché l´identità
nasce dal rapportarsi, cioè dalle relazioni
presenti, passate e future, che stabiliamo con
l´altro da sé, tanto come persone
fisiche che come persone giuridiche, si finisce
per entrare in un labirinto senza uscita.
Il problema può essere inteso come una
valutazione anticipata di comportamenti individuali
e collettivi, non per modificarli o governarli,
bensì per comprenderne le conseguenze,
onde rapportarsi ad esse in maniera adeguata;
vuoi nell´ambito del ripristino della
situazione quo ante, cosa storicamente impossibile,
stante comunque il trascorrere del tempo e l´attendibile
verificarsi dell´imponderabile. Tali variabili
sono sempre immanenti. Occorre quindi misurarle
per consentirne uno stemperamento in uno scenario
nel quale possiamo apportare quei ridispiegamenti
tattici che significano comportamenti non rituali,
ma specificatamente innovativi che producono
per gli altri una reazione attesa, ma non programmabile.
Lo studio delle interazioni fra le diverse persone
umane (nel senso latino del termine), isolate
per esso nelle unità di spazio, di tempo
e di luogo, costituisce la premessa della nostra
indagine, mentre il confronto centrale deve
avvenire con il complesso dei fattori sociali,
economici e politici esterni, e le conclusioni
devono relazionarsi ai centri di costo e di
ricavo che fanno capo a ciascuna risorsa umana
nei diversi settori in cui è impegnata.
Una variabile altrettanto importante è,
poi, rappresentata dall´educazione e dalla
formazione che l´azienda e le sue componenti
possono permettersi. Il fattore educazione spinge
da una parte al cambiamento, cioè alla
disponibilità e alla tensione verso il
nuovo, il diverso, in una parola verso la vita,
in tutta la sua continua pregnante innovatività.
Forti della conoscenza sapienziale acquisita,
limitati dal proprio quadro genetico funzionale,
l´educazione è quel quid che contiene
la possibilità di percepire le modificazioni
e poi comprenderle, per quindi ricomporre il
quadro di riferimento all´interno della
singola unità aziendale produttiva.
Non sussistendo il buono assoluto in concreto,
se non in una dimensione metafisica e quindi
direzionale sia verso l´interno che verso
l´alto, il processo rimane fondato sul
relativismo temporale e spaziale, scendendo
nel quale diviene possibile perseguire l´obiettivo
del buono assoluto alla fine coincidente con
la virtù spinozianamente intesa.
Altro tema è la valutazione dell´assenza
di pregiudizi nell´attività del
soggetto operativo in azienda, cioè il
tema della neutralità rispetto ai dati
che la risorsa umana si trova a trattare di
volta in volta. Occorre avere una visione eidetica
e al contempo capace di percepire i dati reali
che si hanno a disposizione. La capacità
cioè di vedere l´evento e non ciò
che noi riteniamo sia l´evento o desidereremo
che fosse.
La professionalità è l´insieme
di tutte queste cose, ripartita per le singole
funzioni: produttiva, amministrativa, finanziaria,
commerciale, di marketing, di coordinamento
e di indirizzo. Ciascuno ha i suoi caratteri
operativi, ma intanto ha ragione d´essere
in quanto riesce a scambiare informazioni e
a retroattivarsi conseguentemente.
La domanda che la banca a questo punto deve
porsi è quella: è possibile per
l´impresa e per i suoi funzionari-organi
di vivere in un continuo assessment con la realtà
che li circonda? Il budget che comprende non
solo le funzioni economiche, ma anche quelle
professionali di ogni grado e livello deve essere
sottoposto a revisione con periodicità
al meno quindicinale all´interno del cliente,
per raccogliere quanto necessario alla misurazione
della congruità delle risorse disponibili
e reagire adeguatamente in caso di risultato
negativo.
Non c´è un metro univoco di valutazione,
piuttosto un formidabile numero di griglie di
misurazione a cui attribuire un peso algebrico
che può dare in sede creditizia la necessaria
risultante, sia in termini di affidabilità
del cliente, che di tutela del rango bancario,
in funzione dei parametri che la banca deve
usare per procedere agli affidamenti.
Vincenzo Porcasi