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COME ERANO LE CITTA' DEI VIKINGHI?
Gita sul lago Malaren

Sin dalla prima gioventù, permeata da sogni ed imprese e quando ancora la nostra visione dell'avventura non era stata distorta da un bombardamento continuo di mangas e mostri cibernetici, le veloci navi vikinghe erano e rappresentavano il massimo dell' "osare". Quei battelli dalla doppia prua, con una manovrabilità eccezionale, incontenibili nell'attacco e rapidi nella fuga, che scatenavano, nell'immaginario collettivo di noi ragazzi, visioni di una tecnologia assolutamente nuova rapportata all'anno mille e ai cosiddetti anni oscuri del primo Medioevo, quei battelli, dicevo, da dove partivano? E come erano i loro porti? E le loro eventuali città? Erano proprio e soltanto degli accampamenti di capanne fumose e disorganizzate, come ci venivano presentate nei fumetti di avventura o, peggio ancora, dalla kriptocinematografia americana? E soprattutto quanto era numerosa la popolazione Vikinga, tanto da potersi suddividere in tante spedizioni che si spingevano lungo i fiumi del Continente europeo, sino ed oltre il Mar Caspio da una parte e, dall'altra, dopo essere approdati in Scozia, Irlanda e Francia del nord, aggirare le coste occidentali d'Europa, varcare le colonne d'Ercole per poi portare attacchi mirati su tutte le coste del Nord Africa, o addirittura varcare l'Oceano Atlantico per infine sbarcare nel mitico Vineland?

Come potevano questi presunti semiselvaggi, vestiti di pelli e con gli elmi cornuti, progettare ed eseguire spedizioni tanto ardite senza una base organizzata, con darsene, moli e magazzini ed altro ancora? Qualcosa di più consistente doveva esserci.
A circa trenta chilometri da Stoccolma, situata tra i fiordi di Sodra Djorkftjarden ed Hovgardfjarden, nel lago Malaren, si trova la piccola isola di Bjorko: larga un chilometro e mezzo e lunga circa quattro, dà alcune risposte alle domande precedenti.

In che senso? La città Vikinga di Birka sorge, o meglio sorgeva su questo isolotto. Fondata attorno al 740 d.C. da un re delle terre interne, e con l'aiuto di alcune tra le maggiori famiglie della zona del Malaren, era destinata a diventare il più importante centro commerciale della Scandinavia orientale.

La città fu costruita con un piano regolatore ben preciso, e le case in legno sorgevano fra strade squadrate su un asse attrezzato, come in un moderno agglomerato urbano. Una palizzata la difendeva, partendo dal lago, per poi tornare in acqua dall'altro lato, isolandola per tutto il suo perimetro dal resto dell'isola.

Le navi non venivano tirate a secco, come accade in un qualunque villaggio di pescatori, ma attraccate a dei veri e propri moli. Nel momento del suo massimo fulgore, la città di Birka si pensa potesse avere attorno ai settecento abitanti residenti.

Importanti strade commerciali convergevano a Birka dall'Impero Carolingio e dalle vicine regioni Baltiche.

Nel piccolo museo che, dopo le recenti campagne di scavi, è stato fondato sull'isola, è possibile ammirare una serie di manufatti che sono provenienti non da scorrerie, ma da veri e propri scambi commerciali. Collane in vetri pregiati e pietre dure, spille e fermagli finemente lavorati, ceramiche decorate di produzione locale, si mescolano ad altrettanti articoli giunti da regioni lontanissime, quali la zona attorno al Mar Caspio o il Nord Africa. La parte più importante, ossia gli oggetti in oro lavorato e pietre preziose, diamanti, rubini e zaffiri, è ovviamente conservata nel museo di Stoccolma.

Birka divenne anche la sede della prima missione cristiana in Svezia, con l'arrivo del monaco benedettino Ansgar che, inviato nell'829 dall'imperatore Luigi il Pio, trovò già alcuni cristiani sul luogo, ma continuò nella sua opera di redenzione. Birka decadde fino alla rovina definitiva attorno al decimo secolo d. C.

Attualmente è stata dichiarata dall'UNESCO luogo protetto e da conservare come eredità mondiale.

Tonino Caputo

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