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LA QUALITA' ALIMENTARE:
IL BOOM DEL BIOLOGICO
Non
si tratta più di una realtà marginale,
destinata, nella produzione e nel consumo di chi
ne fruisce, alla scelta di un numero limitato
di persone: l'agricoltura italiana registra negli
ultimi tempi una vera e propria "esplosione"
del fenomeno biologico.
"In un quadro europeo che vanta 638 prodotti
a denominazione di origine tutelata- ha detto
recentemente in occasione del primo Forum Europeo
sulla qualità alimentare Paolo De Castro,
presidente della Fondazione "Qualivita"-
l'Italia, con le sue 136 Dop e IGP (prodotti
a denominazione di origine protetta e indicazione
geografica tipica n.d.r.)rappresenta da sola il
21 percento delle denominazioni complessive registrate".
I dati parlano chiaro: negli ultimi cinque anni
è aumentata del 60% la superficie agricola
coltivata senza l'utilizzo di additivi chimici,
pesticidi e fitofarmaci. E se gli ettari di colture
biologiche sono passati da 500 mila agli attuali
800 mila, pari al 6% della superficie coltivata
nazionale coltivata nazionale, nel contempo sono
cresciute le aziende biologiche, passate dalle
30 mila del 1997 alle oltre 50 mila di oggi. Protagoniste
assolute di questo cambiamento sono soprattutto
le isole Sicilia e sardegna. Le due regioni dispongono
complessivamente di oltre 380 mila ettari di biocoltivazioni,
pari al 48% della superficie nazionale.
Nel Lazio invece il fenomeno è molto più
recente: la bio-agricoltura è stata introdotta
solo a partire dal 1992, ma è negli ultimi
anni che la crescita ha assunto proporzioni considerevoli.
Il record storico in questo senso spetta al 2000,
quando i consumi dei prodotti biologici laziali
erano aumentati mediamente del 50% in 12 mesi
e a crescere era anche il numero dei produttori
stranieri attratti da un mercato molto redditizio.
A questo proposito, e nello specifico sul comportamento
del consumatore di prodotti agricoli biologici,
fondamentali risultano le linee guida, o meglio
il vademecum di suggerimenti pratici fornito dal
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali,
rispettivamente:
... sui prodotti biologici
Il consumatore deve controllare che in etichetta
ci sia la dicitura "agricoltura biologica"
accompagnata da uno dei nove marchi rilasciati
dagli Organismi
di controllo autorizzati dal Ministero delle
Politiche Agricole e Forestali. L'etichetta deve
anche contenere il nome e l'indirizzo del produttore
e del preparatore di prodotti trasformati.
Su base facoltativa, il produttore può
anche inserire il logo della UE sui prodotti biologici.
Tuttavia, affinché il prodotto riporti
in etichetta la dicitura "da agricoltura
biologica, è necessario che la percentuale
di ingredienti "bio" oscilli tra il
95% e il 100% e comunque l'eventuale restante
5% provenga da sostanze permesse.
Se invece la percentuale è più bassa
(tra il 70% e il 95%), deve essere riportata la
percentuale del componente biologico.
Esiste poi la possibilità di vedere etichette
con la dicitura "prodotto in conversione
dall'agricoltura biologica": Sin
questo caso si tratta di prodotti provenienti
da aziende che utilizzano metodi di agricoltura
biologica da almeno 12 mesi.
I prodotti devono essere contenuti e venduti in
imballaggi chiusi. In un supermercato, un contenitore
di prodotti biologici sfusi deve riportare la
provenienza (nome e indirizzo del produttore)
e il marchio dell'Organismo di controllo.
... e sulle mense biologiche
Negli ultimi anni si sta diffondendo in Italia
l'organizzazione e la gestione di mense scolastiche
biologiche, al fine di accrescere la consapevolezza
comune di fondare la ristorazione collettiva sulla
promozione di una cultura dell'alimentazione più
attenta alla qualità dei prodotti.
Dal punto di vista legislativo, già l'art.
59 della legge finanziaria 2000 prevedeva, per
la prima volta, la diffusione dei prodotti biologici
e di qualità nella ristorazione scolastica
e ospedaliera. Di conseguenza, varie Regioni,
così come Province, Comuni e Circoscrizioni,
hanno adottato provvedimenti che ne favoriscono
l'organizzazione, spesso prevedendo anche un sostegno
economico per coprire le maggiorazioni iniziali
nel costo dei pasti.
Le esperienze fin qui realizzate aiutano ad individuare
sia gli strumenti operativi per l'organizzazione
di una mensa biologica, sia gli eventuali problemi
cui far fronte per garantire al meglio la riuscita
di un'iniziativa del genere; ma soprattutto hanno
nel tempo delineato il contesto più adeguato
nel quale realizzare questa proposta. Da più
parti viene infatti sottolineata l'importanza
di promuovere un vero e proprio cambiamento culturale,
non limitandosi soltanto ad un semplice cambiamento
di menu.
Inoltre appare fondamentale il coinvolgimento
di tutti gli attori che ruotano intorno alla mensa,
dagli insegnanti agli studenti attraverso percorsi
di educazione alimentare, ai genitori con campagne
informative, agli operatori con corsi di formazione,
agli amministratori pubblici con attività
di sensibilizzazione.
Donatella L. M. Vasselli
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