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Rapporto "Mare Nostrum" di Legambiente

Il mare italiano è nei guai. Questo è il responso dato da Legambiente in occasione della presentazione del rapporto "Mare Nostrum" il 25 giugno scorso. Un illecito ogni 400 metri di litorale: nel solo 2003 sono stati ben 17.871 nelle 15 regioni marittime, illeciti che vanno dall'inquinamento agli abusi edilizi, dalle infrazioni al codice della navigazione alla legislazione in materia di pesca con un incremento complessivo delle aggressioni all'ambiente pari 7,2% rispetto allo scorso anno.

L'indagine effettuata, ha messo in evidenza il "clima di disattenzione e non di rado di impunità che Legambiente aveva già denunciato lo scorso anno e che continua a caratterizzare l'operato di privati ma anche di molte amministrazioni pubbliche del nostro paese" (Roberto Della Seta, presidente di Legambiente).

Le Regioni che guidano la classifica delle regioni fuorilegge in quanto a inquinamento, abusi edilizi, infrazioni al codice della navigazione e alla legislazione in materia di pesca sono la Sicilia con 3.418 reati accertati (+20% rispetto al 2002) e la Campania con 3.142 infrazioni (+8%); poi vengono il Lazio con 2.219 reati quasi il 71% in più rispetto al 2002 e la Puglia con 2.046 infrazioni.

Le infrazioni per chilometro di costa vedono al primo posto invece la Campania (6,69 infrazioni per chilometro nel 2003, mentre nel 2002 erano state 5,20), al secondo posto si conferma il Veneto (6,51 nel 2003 contro 5,80 del 2002), mentre al terzo sale il Lazio (6,14 infrazioni contro 3,59 del 2002).

Le persone denunciate o arrestate per reati "ambientali" sono state 7.164, rispetto alle 5.721 del 2002, e i sequestri effettuati sono stati 6.469, contro i 5.205 del 2002, con un incremento del 25,2 e del 24,2%.

Particolarmente grave appare l'incremento percentuale delle infrazioni sul fronte della depurazione, dove gli illeciti sono passati dai 697 del 2002 ai 1.224 dello scorso anno (+43%) così come quello relativo all'abusivismo edilizio (dai 3.158 del 2002 si è passati ai 4.071 del 2003 con un incremento percentuale del 22,4%).

L'unica nota positiva del rapporto viene dai settori della navigazione e della nautica da diporto, che hanno fatto registrare un lieve calo di illeciti.



Le "bandiere nere" assegnate ad amministrazioni, politici, società private che si sono contraddistinti per attacchi o danni all'ambiente sono 20. Ne ha conquistata una perfino il Ministro della Difesa, il quale "ha autorizzato i lavori di ampliamento della base Usa a Santo Stefano/La Maddalena ignorando il pronunciamento del Consiglio regionale della Sardegna che aveva espresso parere contrario".

Una nota di demerito viene data anche al Ministro della Salute, "accusato" di lasciare all'oscuro i cittadini, per il secondo anno consecutivo, di informazione sullo stato di salute delle acque di balneazione: "L'anno scorso i dati arrivarono a fine agosto, a stagione balenare praticamente conclusa, quest'anno sono disponibili sul sito del Ministero della Salute solo da qualche giorno, in ogni caso fuori tempo massimo per quanti avessero voluto utilizzarli per programmare le proprie vacanze. E forse non è un caso che alla disattenzione dell'amministrazione centrale faccia riscontro un aumento degli illeciti, come se il disinteresse dimostrato dal Ministero della Salute si traducesse, a cascata, in trascuratezza da parte di Regioni ed enti locali".

Dall'anali effettuata è evidente la crescita dei reati secondo un trend che sembra aver ripreso vigore negli ultimi anni.

La scarsa attenzione da parte soprattutto degli organismi preposti alla tutela delle nostre risorse idriche (mari, fiumi, laghi) è il sintomo più evidente della poca cultura ambientale del nostro paese e fintanto che la qualità ambientale non verrà considerata come una delle risorse più rilevanti su cui l'Italia può contare, sarà difficile promuovere, in tutti, lo sviluppo del senso di civiltà del territorio.

Caterina Ledda

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