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QUANDO IL POTERE E'……….DONNA

La prestigiosa rivista americana Forbes le allinea in un unico "schieramento", eterogeneo in merito alla natura delle attività e del percorso professionale di ognuna, per nulla dissimile da analoghe liste di "colleghi", che spesso riempiono le stesse pagine e quelle di altri magazine "di settore", quanto al livello raggiunto nei vari ambiti di potere: le cento donne più influenti del mondo impongono la propria presenza in contesti economici e politici , ma anche nel campo dell'editoria, della Giustizia, del management d'impresa.
In ottimo piazzamento, per quanto ci riguarda più da vicino, la nostra, nel senso di italiana, Marina Berlusconi, che si posiziona tra le prime quaranta signore dell'alta società, sfidando anche alcune teste coronate. A fronte di una rappresentanza così "illustre", e a dispetto di qualunque graduatoria più o meno ufficialmente riconosciuta, l'esercito delle manager nostrane risulta nutrito e, nell'eterna rivalità con gli esponenti del sesso opposto, tutto sommato ben equipaggiato.
Hanno volti, nomi e provenienze familiari diverse, ma anche, a voler tracciare un profilo comune, e per una volta, lontano dal mondo degli affari, tendenze e caratteristiche che le rendono simili e tuttavia inconfondibili. Per esempio…

……la rinuncia alla femminilità è uno stereotipo ormai lontano, per cui, bando, da tempo, ai travestimenti androgeni e alla mascella contratta, specie durante le riunioni di lavoro importanti: determinazione ed eleganza possono andare di pari passo, soprattutto in un contesto , come quello di casa nostra, in cui vestire alla moda, la moda made-in Italy, rappresenta già di per sé una scelta propulsiva, a favore dell'economia…..Il makeup e le acconciature fanno il resto e ingentiliscono, quando non trasformano completamente i casi "più difficili", trovando terreno fertile in un'arrendevolezza nutrita di buon gusto e attenta ai cambiamenti continui e veloci del costume….

…….la riservatezza, sinonimo di discrezione, è d'obbligo, primo perché oggettiva, ovvero commisurata alla quantità di impegni da sostenere, che limitano, per forza di cose, l'esposizione al pubblico; secondo perché, in un certo senso strategica, finalizzata cioè alla realizzazione di un'immagine vincente: le donne che contano centellinano la propria presenza alle occasioni mondane e appaiono complessivamente poco sui media nazionali; se lo fanno, è per concedere interviste misurate, in genere su riviste femminili che ospitano argomenti di cultura e opinioni intellettuali, più che ricette di cucina e consigli pratici. I ritratti che ne emergono, impostati sulla brevità di domande e risposte, e corredati da foto tipo-segnaletiche, evidenziano tenacia e volontà di emergere, in genere coltivate fin dall'infanzia e tese alla costruzione di esistenze dove le giornate sono uno scadenzario di appuntamenti da sovrapporre e contenere in un arco di tempo (le solite 24 ore, anche per loro) che conceda "varchi", sia pure minimi, da dedicare agli hobbies e alla vita privata………

………già, la vita privata: la prospettiva di un'unione sentimentale, più o meno sancita legalmente (se si tratta di matrimonio, meglio se tardivo) e la possibilità di avere dei figli, sono progetti concreti e, spesso e volentieri, realizzati. Gli standard femministi che imponevano il sacrificio degli affetti a vantaggio di scalate più rapide alla conquista dei vertici risultano ormai datati e dunque, inesorabilmente, al tramonto.


Quest'ultima tendenza del resto riflette gli sforzi compiuti, su scala più ampia, dalla nostra politica recente, a favore della donna e della risorsa che, in termini di forza lavoro, essa rappresenta nello scenario attuale: l'Europa ci chiede di colmare entro i prossimi sei anni il cosiddetto gender gap, ovvero il divario, tristemente ma statisticamente esistente, fra l'occupazione maschile e quella femminile, che è ancora oggi fra i più alti in rapporto ad altri Paesi del Vecchio Continente.
Le misure previste a questo proposito riguardano proprio la possibilità di creare un sistema di interventi conciliativi tra l'organizzazione del lavoro e le esigenze personali, il mantenimento di una produttività che beneficia in larga misura del lavoro femminile con il diritto ad assecondare le necessità familiari. La stessa legge di riforma del mercato del lavoro ha individuato questo come uno dei problemi centrali del nostro sistema economico e anche gli ultimi provvedimenti sulle pari opportunità sembrano prendere coscienza dell'evoluzione del mondo femminile e delle questioni più urgenti che lo riguardano: dalla modifica legislativa dell'articolo 51 della Costituzione sulla presenza femminile nelle assemblee elettive e nei pubblici uffici, alla riforma del settore degli asili nido, all'incentivazione in genere di tutti quei servizi che attenuano il contrasto da tempo insanabile tra lavoro e maternità…

Il traguardo dell'uguaglianza in effetti, è ancora lontano da raggiungere: gli esperti sono concordi nell'affermare che le resistenze maggiori, nel nostro Paese, derivano dalla sopravvivenza di un vecchio modello culturale, che assegna alla famiglia e quindi alle donne un ruolo di "ammortizzatore" sociale, costringendole il più delle volte alla scelta spesso dolorosa di abbandonare il lavoro alla prima maternità . Una serie di politiche mirate, anche di natura fiscale, che, oltre a risolvere problemi concreti, accelerino il processo, ben più importante, del cambiamento di mentalità, garantirebbe non solo una maggiore equità fra i sessi, ma anche una accresciuta efficienza del Paese.

Donatella L.M. Vasselli

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