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LO SFORZO DI APPARIRE UN BILANCIO TRASPARENTE


Ogni Imprenditore, con la istituzione e corretta tenuta delle previste ed apposite Scritture contabili, arriva all’appuntamento di fine anno, manifestandosi all’esterno – fornitori, banche, risparmiatori <ove l’Azienda fosse quotata in Borsa>, attraverso la redazione del Bilancio di esercizio.
Tralascio gli aspetti più squisitamente patrimoniali, per soffermarmi, brevemente sul Conto Economico o, più precisamente, sulla sua credibilità, ovvero sulla sua possibile ed in qualche caso evidente manipolazione, avente lo scopo di perseguire, come è abbastanza noto, due sostanziali obiettivi, apparentemente contrapposti:

  1. Se le cose vanno bene e l’Azienda produce ricchezza producendo “dividendi”, alleggerire il carico fiscale, previo abbattimento dell’imponibile, attraverso la omessa annotazione di ricavi (con la costituzione di un conto extracontabile cui far confluire il c.d. “nero”) o annotando, più frequentemente (soprattutto per Aziende di grandi dimensioni), costi totalmente e/o parzialmente fittizi. In quest’ultimo caso, vengono simulati pagamenti con la emissione di assegni circolari che, nella realtà vengono puntualmente “restituiti” in contanti (con una leggera trattenuta del 10%) – (Esempio);
  2. Se le cose vanno male, sia pure a causa di “distrazioni” continue perpetrate dagli amministratori (vicenda Parmalat, Cirio docet), bonificando somme in Banche allocate in Paesi Off Shore, oppure per particolari situazioni negative, di forti perdite (provocate o congiunturali), vi è l’esigenza di fare apparire una situazione florida, con lo scopo di guadagnare fiducia sui mercati, per il tramite del sistema bancario ed arrivare all’ignaro “risparmiatore” documentando risorse solo cartolari o presunte.


Da questa breve premessa, possiamo fondatamente desumere che l’essere e/o apparire, molto spesso, può rappresentare la vera chiave di lettura, con cui giungere ad una ponderata valutazione di attendibilità circa la sana e prudente gestione di un’attività economico imprenditoriale.
Emerge altresì, in ambedue i casi, il ruolo basilare svolto dalle Banche - nelle false fatturazioni, nell’alimentazione del conto extracontabile peraltro nella disponibilità di persona estranea all’Amministrazione dell’impresa, nel bonificare somme rilevanti in Paesi c.d. “a rischio” quali centri Off Shore, nel vendere obbligazioni di incerta solvibilità etc. .

Se quanto detto appare condivisibile, non possiamo che concludere che nella nostra vita, o almeno in quella economica, “TUTTO E’ BANCA” e pertanto, ben venga una Riforma che possa migliorare il sistema dei controlli (risultato del tutto inadeguato), per meglio tutelare il risparmio e la stessa fiducia della collettività nella sua interezza, cominciando dai mitici Collegi Sindacali nominati e retribuiti dagli stessi Consigli di Amministrazione.

Giovanni Falcone

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(Esempio)
Io Imprenditore del Mezzogiorno ricevo una fattura per una “Consulenza e studio di fattibilità” dal noto studio PIPPOPLUTO di Milano, dell’importo di €. 500.000,00.
La regola maestra che ho a disposizione per onorare questo debito, quando la prestazione è stata effettivamente svolta, è quello di bonificare la somma su un conto corrente o, in alternativa, consegnare un assegno circolare che lo Studio PIPPOPLUTO verserà sul proprio conto.
(Torna su)

Nella realtà, in presenza di false fatturazioni, può succedere:

Il Titolare dello Studio PIPPOPLUTO, dopo aver emesso una fattura per una operazione inesistente, viene a Catanzaro, ricevendo, brevi manu, un Assegno Circolare dell’importo fatturato (€. 500.000,00) e, accompagnato dallo scrivente, si reca nella mia Banca e cambia l’assegno;
Il controvalore del cambio, decurtato del 10%, mi viene restituito;
Io Imprenditore del Mezzogiorno ho ridotto significativamente l’imponibile, annotando nella mia contabilità una fattura falsa, pur documentandone il regolare pagamento;
E’ questa, una operazione che quasi sempre si svolge all’interno di una Banca.

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