IL NON LUOGO DI PAOLO COLLINI
L’attività
espositiva di Paolo
Collini inizia con la prima personale a
Milano nel 1970. E’ infatti nella città
dove è nato nel 1950 che,durante gli
studi liceali e la frequenza a Brera, comincia
il suo rapporto con il mondo dell’arte
che lo vede sin dagli esordi muoversi nell’universo
del simbolico e del surreale. Dopo il periodo
di formazione la sua ricerca si avvicina ad
una visione oniricamente naturalista alimentata
da suggestioni romantiche dove emergono nature
archetipiche e simboli di bellezza immortale
e dove spesso, su profonde acque, aleggiano
emblematiche figure alate che nascondono segreti
inviolabili.
Durante gli anni ottanta si avvicina al “
citazionismo” con una pittura di definizione
neo-neoclassica ricca di architetture misteriose
dove il “mito” e il senso del “
tempo sospeso” sono al centro della sua
narrazione. E la casa-tempio è il fulcro
dell’indagine. In seguito lo sviluppo
del suo lavoro privilegia il rapporto tra il
vero e l’immaginario creando enigmi visivi
e spaesamenti in spazi dove i confini tra memoria,
realtà e sogno sono spesso indefinibili
e dove utopie e aspirazioni appaiono possibili.
Ha esposto con oltre settanta personali in Italia
ed Europa, partecipando inoltre a numerose manifestazioni
di arte pubbliche tra cui alla XLII Biennale
di Venezia, invitato in “ Arte e Alchimia”
da Arturo Schwarz. Tra le pubblicazioni dedicategli
si ricordano le monografie:“Magie antelucane
di Collini” di Riccardo Barletta ( ed.
Ghirlandina, Modena 1984 ), “ L’enigma
della nostalgia” di Mario De Micheli (
ed. Mondatori, Milano 1991 ) e “ Dimore
dell’invisibile “ di Luciano Caprile
( ed. Vinciana, Milano 2000 ).
Dal 21.10. espone a Bologna c/o nt
art gallery con una nuova mostra intitolata
“fascino del frammento” osservando
le sue opere si ha la possibilità di
entrare in un” non luogo”. Un “non
luogo” del sogno, dell’animo, individuale
in equilibrio tra la quotidianità, spesso
subita, vissuta troppo velocemente e violentemente,
e uno spazio proprio dove il tempo è
rallentato nel quale stare quanto si vuole,
meditando ed emozionandosi per tornare al luogo
del reale forse un po’ diversi da prima,
certamente arricchiti e coinvolti come al ritorno
da un viaggio. Il “ non luogo”,
nella nostra cultura spesso rappresenta un termine
negativo: gli spazi tipici sono gli aeroporti,
le grandi stazioni ferroviarie o delle metropolitane,
i centri commerciali, luoghi di passaggio dove
si perdono le biodiversità locali, dove
tutto è o dovrebbe essere razionale e
funzionale, dove gli individui spesso perdono
personalità e intimità e il compromesso
diventa una necessità che determina la
perdita di qualcosa a favore di qualcuno, senza
amore. Il “non luogo” di Collini
è positivo, individuale ma non egoista,
pacifico e il suo compromesso con la realtà
mediato dal sentimento aggiunge spazi senza
toglierli a nessuno anzi ci restituisce individualmente
migliori. Nelle sue opere c’è il
saper dipingere, il lavoro, la fatica, insieme
ad una ricerca fondamentale della nostra vita
contemporanea, un mondo attraverso il quale
le utopie possono diventare reali.
Visita
la mostra virtuale di Paolo Collini
Nadia Toffaloni
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