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UN PICCOLO SANTUARIO A CAMPOREALE



La prima volta che sono andato alla rocca per visitare il piccolo Santuario ho percorso a piedi una strada tutta in salita, formata da grosse pietre rettangolari e ciottoli sistemati a larghi gradoni. Ai lati di questa strada vi erano tutte casette basse, buie, abitate da famiglie di contadini con molti bambini. In cima alla collina sovrastante il paese, una piccola chiesetta dedicata alla Madonna dei peccatori. Questa la meta del mio viaggio. Io ero curioso di vedere da vicino la famosa pietra con l’immagine della madonna.

Dalla rocca si domina tutto il paese e le campagne circostanti e la madonna sta come “una stella vigile, parafulmine divino contro le insidie e i pericoli materiali e spirituali. Sotto il suo manto ognuno trova rifugio, pace nelle passioni, speranza di salvezza, liberazione dai pericoli”.

La terra ha tremato più volte a Camporeale, solo case lesionate e rese inabitabili, sono caduti i muri ma non vi è stata alcuna vittima, solo….una grande paura.
Il parroco Don Luigi Accardo, allora giovane, mi fu guida illuminata e saggia.

La storia di questo santuario ha inizio nel 1855. Protagonisti, come risulta dalla lapide che si trova affissa nel muro della chiesetta, furono i fratelli Antonino e Vincenzo Donzè e un loro amico Pietro Lungarno, che la trovarono in aperta campagna, ispirati dalla madonna con un sogno premonitore. Questi, mentre si recavano verso Bisacquino, e cercavano un posto dove fermarsi o una grossa pietra dove legare i muli, sotto una macchia videro emergere una grossa lastra di pietra di oltre cento chili. Essi cercarono di smuoverla, curiosi di vedere quello che rappresentava, ma rimasero attoniti quando i loro occhi videro a vivi colori la madonna che avevano sognato con il manto aperto che accoglie uomini e donne di diverse razze , e che tiene con la mano destra uno stendardo con la scritta “Refugium peccatorum” ed in calce all’immagine la dicitura: Anno 1622 IPER DE ZPON DIZE ERICTROLA.

Sgomenti, incominciarono a gridare per la gioia: alle loro grida accorsero i contadini delle fattorie vicine chiamandosi l’un l’altro per constatare il miracoloso ritrovamento.
Come era prevedibile ne nacque una contesa in quanto quelli del luogo, credendo di averne il diritto, non volevano che la “sacra pietra” venisse portata a Camporeale.

La disputa passò dalla campagna alle autorità che decisero diffidare la madonna ai Camporealesi che l’avevano trovata e che, con grande emozione, portarono al loro paese, sistemandola sulla collina nel punto più alto da dove, oltre a Camporeale, si vede anche il luogo dove l’immagine sacra fu trovata.

Fu costruita una cappelletta provvisoria con pietre accatastate senza malta, esposta al maltempo e ai maltrattamenti da parte dei ragazzi e dei pastori che attraversarono la strada per scendere in paese. Il Lungaro e i fratelli Donzè che erano i depositari della pietra sacra, con l’elargizione di tante piccole somme da parte di compaesani e con loro sacrifici personali, riuscirono a costruire una piccola cappella sulla rocca sistemata in modo da poter dominare tutto il paese ed essere ben vista dai paesi vicini.

Questa cappella durò dal 1855 al 1905.

Poiché l’afflusso dei devoti che venivano sulla rocca per venerare la Madonna dei Peccatori aumentava notevolmente, si costruì, attiguo alla cappella, un piccolo vano che servì da sacrestia e così da cappella si trasformò in piccola chiesa.

Questa purtroppo, così trasformata, non durò a lungo, nel 1910 crollò e cadde in rovina.
La sacra immagine provvisoriamente fu portata nella chiesa madre.

Nel 1920 si formò una Congregazione con il precipuo scopo di raccogliere fondi per costruire un Santuario. I contadini, al raccolto, lasciarono molte salme di frumento e si iniziò così la costruzione dell’attuale chiesa. Nel contempo si parlava di guarigioni ed eventi miracolosi. Osservando bene questo dipinto su pietra raffigurane la madonna che accoglie sotto il suo manto uomini e donne con abiti di foggia spagnola di quell’epoca e persone seminude dall’aspetto simile agli Indios portati in Spagna da C. Colombo, ci si chiede se questo simulacro sia di fattura spagnola e se viene dalla Spagna tenendo presente che nel 1600 la Sicilia era dominata dagli spagnoli (Filippo III 1958-1621, Filippo IV 1621-1665, Carlo III 1665-1700). La Madonna ha un volto bruno, capelli neri ed i vestiti spagnoleggianti che sembrano confermare queste suggestive ipotesi.


Dalla rocca dove è aggrappata la chiesa la vista si diffonde: Monte Triona, Corleone, Contessa Entellina, Roccamena oltre a Camporeale e l’ampia pianura di Mandrianova.
In questa pianura, dopo il terremoto del 1968, è stato creato un nuovo centro, moderno e urbanizzato, dove sono state costruite le case di coloro che ebbero distrutta o resa inutilizzabile la propria abitazione in paese.
Camporeale, grazie alla protezione della Madonna, non subì gravi danni né vittime, sia durante il terremoto del 1954 sia in quello del 1968. Solo molta paura, specialmente per l’apertura di cinque crateri alle spalle del Santuario da cui uscivano vapori di zolfo. E mentre la terra sussultava ancora, la popolazione, guidata dall’arcivescovo di Monreale, partendo dalle baracche a piedi si portò sulla rocca per ringraziare la Madonna e consacrare ad esso il paese.

Subito dopo il terremoto del 1968, il 19 Agosto sono stato eletto sindaco di Camporeale, in un momento difficile che ho superato con l’aiuto della fede.
Non avevo dimenticato la mia visita fatta molti anni prima al Santuario e con impegno mi sono battuto per rendere carrozzabile quella strada impervia, e così poter dare ai fedeli la possibilità di raggiungere la chiesa in macchina e da lassù, oltre che rendere omaggio alla madonna, ammirare lo splendido panorama dai colori dorati del grano o dal rosso della sulla.
Dalla collina dove sorge questo piccolo Santuario se ne scorgono altri tre: i santuari della “Madonna di Tagliavia”, della “Madonna del Balzo”, venerata a Bisacquino e paesi vicini, di “S. Maria del Bosco”sopra Contessa Entellina.

Più lontano vi sono i santuari della “Madonna dei Miracoli” ad Alcamo, della “Madonna del Ponte” a Partitico, della “Madonna del Romitello” sopra Borsetto.
Ogni santuario ha la sua storia sempre bella e commovente, con testimonianze di eventi miracolosi, di guarigione di ammalati gravi.


Perché non visitare questi santuari, perché non valorizzarli quale patrimonio dei nostri centri agricoli che circondano la città di Palermo?

Vincenzo Amoroso

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