PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA E
ANALISI TRANSAZIONALE: APPROCCI FORMATIVI A
CONFRONTO
Il mondo della formazione subisce, in tempi
recenti, l’influenza di teorie relativamente
nuove, ma già sperimentate e dunque,
quanto ai risultati, consolidate, che ne modificano
le impostazioni tradizionali, in rispondenza
a esigenze emergenti, dettate dal rapido cambiamento
degli scenari lavorativi, in continua evoluzione.
Le aziende trasformano, spesso in modo repentino,
le loro strutture interne, gli organici si riducono
e si modificano e le risorse umane, nelle singole
persone e relative professionalità che
compongono le organizzazioni, avvertono necessità
di competenze nuove, che siano principalmente
cognitive, ma anche relazionali ed emotive.
L’orientamento dunque è verso quella
che viene definita formazione profonda o
ad alto impatto, in grado di produrre
negli individui cambiamenti significativi, sia
rispetto alle performance aziendali, sia più
in generale, rispetto al rapporto con il mondo.
In questo senso un valido contributo può
essere offerto dall’utilizzo integrato
di modelli strutturati che lavorano contemporaneamente
a livello cognitivo ed emotivo, quali l’Analisi
transazionale e la Programmazione
neurolinguistica.
La prima è una teoria psicologica, nata
negli USA negli anni ’60 e di derivazione
psicoanalitica, che studiala transazione, ovvero
la comunicazione interpersonale, la struttura
della personalità e le tecniche terapeutiche,
attraverso la definizione di tre stati dell’IO,
ciascuno con un proprio patrimonio di modelli
valoriali di riferimento (l’Io GENITORE),
criteri di interpretazione e interazione con
la realtà (l’Io ADULTO) e vissuti
emozionali primari (l’Io BAMBINO). La
somma dei tre stati concorre a formare un’unica
individualità, un insieme coerente di
pensieri e comportamenti , in una parola, di
posizioni esistenziali che possono essere utilizzati
anche nell’analisi delle situazioni organizzative,
nonché nel miglioramento dell’efficacia
lavorativa personale. In che modo? Suggerendo
un percorso concreto, da realizzare a tappe,
del potenziamento del sé, che tiene conto,
appunto per gradi, di diversi passaggi: la consapevolezza
del pattern disfunzionale, il recupero della
propria responsabilità sugli eventi,
l’individuazione di un modello di comportamento
più funzionale e infine la sperimentazione
e il consolidamento della nuova opzione.
La Programmazione neurolinguistica parte da
un assunto analogo per giungere alle medesime
conclusioni in termini di empowerment,
ma si concentra su alcuni aspetti in particolare:
i processi (apprendimento, memoria, creatività….),
secondo questa teoria nata in California alla
metà degli anni ’70, sono programmi
neurolinguistici, ossia strutture che possono
essere osservate, comprese, cambiate e riprodotte.
Le attività mentali, a loro volta, sono
correlate a processi neurofisiologici e l’esperienza
è legata alle informazioni che il sistema
nervoso ci invia sotto forma di percezioni visive,
auditive cenestesiche.
In questo senso la comunicazione,
la relazione interpersonale
e l’attribuzione di risorse
costituiscono vere e proprie metodologie, da
acquisire in ambito formativo, e trasferire
praticamente in contesti diversi al fine di
aumentare l’efficacia delle proprie prestazioni.
Ciascuna con le proprie caratteristiche: vediamo
in sintesi quali:
- comunicazione: per essa
si intende l’ampliamento delle proprie
capacità espositive utilizzando tutti
i sistemi di rappresentazione, ma anche, per
esempio, l’utilizzo di un linguaggio
inconscio (la metafora, il linguaggio ipnotico)
e ancora la flessibilità comunicativa
in base all’osservazione degli interlocutori;
- relazione interpersonale:
va intesa essenzialmente come la costruzione
di sintonia con l’altro attraverso la
calibrazione, ossia lo studio del comportamento
dei propri interlocutori a livello linguistico
e posturale, al fine di trarne vantaggi in
qualsiasi operazione di confronto;
- l’attribuzione di risorse:
per essa si intende una buona formazione di
obiettivi, la ristrutturazione di convinzioni
limitanti, la focalizzazione e lo spostamento
di risorse, l’eventuale cambiamento
di strategie.
Donatella L.M. Vasselli
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