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Tra superstizione e animismo, Esposito inventa così una sua sulfurea etnografia interiore. Ripete, da creatura in perfetta sintonia con gli elementi cosmici, il percorso palindromo di Eraclito per il quale "la via verso l'alto e verso il basso è la stessa via". Tutto ritorna, tutto viene rifagocitato dalla sua origine. Non esistono traiettorie a senso unico, l'inizio e la fine si ricongiungono, Eros e Thànatos nascono dallo stesso uovo, come da un uovo di tacchino era nato il padre di Pulcinella.


Napoli diventa l'aleph di riferimento, il fantastico crogiolo dove ogni licenza dell'immaginazione è permessa, dove i pensieri prendono consistenza magmatica ed eruttiva, dove "tutto si rimescola", come confessa l'artista descrivendo il suo studio di Palazzo Sansevero. E allora perché stupirsi se un povero cristo in maschera viene inchiodato sulla croce, ennesima vittima sacrificale immolata a propiziare una salvezza che l'umanità (nessun dubbio che il microcosmo di Napoli rappresenti tutto il genere umano) non sa più attendere ? Il blasfemo si riannoda con l'innocente nel segno di una rigenerazione che sicuramente ci sarà, quando il mondo potrà riprendere il suo ciclo di dannazione e di riscatto nella rincorsa a una sopravvivenza che sembra essere diventata la sua unica chance.

E nessun dubbio che quella vittima saprà rinascere sotto mutate spoglie, riempire di sé e delle sue gesta il nostro quotidiano. Pulcinella, o meglio, quello che resta di lui dopo la liturgia del sacrificio, si disintegra in un turbinio mirabolante di sue proiezioni, per una sorta di atomizzazione dei simboli che lo identificano. In altre parole Esposito continua a parlare il suo idioma attraverso gli innumerevoli transfert di quella figura-guida. Tra primitivismo ed espressionismo è un contagio incontrollabile che il segno esalta con audacie gestuali fino a far equivalere pittura e scultura, diventate discipline aperte a qualsiasi intemperanza della fantasia.
L'uso "improprio" che viene fatto del repertorio oleografico ereditato fa prova di una lacerazione esistenziale che rende tutto ambiguo e doppio, quando l'esultanza dionisiaca si tramuta in smorfia, il lazzo in lamento, l'uovo in teschio; quando il sangue di san Gennaro, sangue di Napoli, si coagula e liquefa più per intervento alchemico che per grazia divina. Dietro l'ormai virtuale maschera di Pulcinella si nasconde un mondo dai molteplici aggettivi: esoterico, ibrido, ctonio, orgiastico, escatologico, macabro, surreale e altro ancora. Qui anche l'oscenità diventa liberatoria contro il senso del peccato. Eppure, o forse proprio per questo, tutto si ricompone a misura d'uomo, come nel teatro di Edoardo, dove napoletano e universale coincidono perfettamente..
In definitiva Esposito "evade" per andare più in profondo. Oltre le gibbosità, le piaghe e le stigmate della stirpe di Pulcinella, oltre il pupazzo-totem che oggi ha preso forma di canopo al cui interno ogni miracolo e magia saranno possibili, ritroviamo inconfondibili i segni della vita. "Bisogna immaginare Sisifo felice", l'ha scritto Camus ed Esposito non può che avallare.

Giuliano Serafini

Lello Esposito espone le sue opere all'NT Art Gallery di Bologna dal 15 Gennaio al 10 Febbraio.

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