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4) L'identificazione degli stakeholder: il processo strategico ha delle parti interessate che possono essere coinvolte direttamente o indirettamente nelle azioni da intraprendere. La definizione degli stakeholder è fondamentale sia per individuare correttamente quelli interni ed esterni all'organizzazione, sia per predisporre le più efficaci linee di comunicazione per la divulgazione della strategia.
5) La valutazione delle diverse opzioni strategiche: la direzione strategica deve selezionare "dove" competere, cioè le aree d'affari in cui operare, e "come" competere, cioè decidere su quali competenze puntare per la conquista del vantaggio competitivo identificando le risorse da allocare.
6) La formulazione delle strategie indica le vie da percorrere per fronteggiare la concorrenza. Ovviamente esistono molteplici strategie tra le quali l'organizzazione sceglierà la più adatta al raggiungimento dei propri fini. Ricordiamo che le principali linee strategiche sono riconducibili alle seguenti:

  • strategie di consolidamento, che implicano il mantenimento degli stessi prodotti nei mercati;
  • strategie di espansione, che comportano un incremento nel volume di attività;
  • strategie di integrazione, che prevedono l'estensione dell' attività a fasi del ciclo operativo che precedono o seguono quelle svolte dall'impresa.

7) La definizione degli obiettivi di lungo, medio e breve termine: gli obiettivi (finanziari, economici, di performances dei processi operativi) sono i risultati specifici, quantificabili e verificabili, che ci si attende.
8) La redazione dei piani operativi per l'attuazione delle strategie e il conseguimento degli obiettivi di miglioramento, cioè, i piani operativi quali quelli commerciali, di produzione, di ricerca e sviluppo, di acquisto, del personale, amministrativi. Nel piano aziendale confluiscono per valori sintetici i singoli piani operativi. Il piano aziendale è composto dai singoli piani operativi, e da quelli tipici del controllo di gestione quali il conto economico, lo stato patrimoniale, il piano degli investimenti e il piano finanziario.
9) L'esecuzione e monitoraggio: dopo l'approvazione del piano aziendale, lo stesso diventa esecutivo e sarà realizzato per mezzo dei singoli piani operativi e di quelli collegati al controllo di gestione. Il punto di vista aggregato del piano aziendale è necessario per assicurare l'interdipendenza e il bilanciamento degli obiettivi e delle azioni collegate (tecnica di Balanced ScoreCard). L'analisi della coerenza tra i piani pluriennali, quelli di medio e quelli di breve periodo avviene attraverso il monitoraggio sistematico degli scostamenti tra i dati effettivi e quelli di budget, che consente di verificare se i presupposti sono ancora validi e atti a perseguire gli obiettivi prefissati. Tale fase è propedeutica alla ricerca dell'identificazione delle cause che consentirà di individuare le eventuali azioni correttive e aggiornare il piano.

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La gestione della strategia è connotata dalla prospettiva temporale.
La realizzabilità di una strategia è, quindi, funzione della capacità di:

  • costruire una visione del futuro nell’ambito di una prospettiva temporale per l'impresa,
  • dotare la prospettiva temporale di profondità e densità,
  • renderla dinamica in funzione dei mutamenti dello scenario competitivo,
  • saperla comunicare a tutti i membri dell'organizzazione coinvolgendoli attivamente.

La profondità indica la lunghezza della prospettiva temporale e la densità indica il livello di dettaglio (quantità di eventi concreti, progetti e azioni situabili nel futuro). Ciò implica che i piani operativi, di lungo, medio e breve periodo, debbano interagire tra di loro con una logica di regressione temporale a scalare (cioè “i piani di breve periodo scaturiscono da quelli di medio periodo, i quali a loro volta devono implementare la visione di lungo termine”). Tale pianificazione a ritroso (backward planning), consente di equilibrare in maniera dinamica ed efficace gli elementi di profondità e densità (della prospettiva temporale) collegati alla strategia. In questo modo lo sviluppo degli obiettivi di medio e lungo periodo può essere realistico e attualizzabile evitando una pianificazione incentrata solo sul breve termine.
E’ in questa logica che trovano una solida collocazione metodologica gli item dello strategic managemet in precedenza descritti (punto 3 in particolare). “La visione aziendale fornisce profondità alla prospettiva temporale. Le tattiche aziendali devono invece apportarvi densità e spessore. La mancanza di una delle due componenti (densità e profondità) può portare ad uno stato organizzativo patologico definito sindrome da destrutturazione temporale, ovvero la perdita di orizzonte e di riferimenti temporali solidi nelle persone che lavorano in azienda, da cui deriva in breve tempo demotivazione”.
Un’organizzazione, infatti, per rendere davvero operativa una strategia, non può davvero confidare esclusivamente su una casuale capacità di automotivazione del personale, unica opzione, quest’ultima, che permetterebbe comunque, di implementare la strategia senza chiari milestones temporali e linee guida scaturenti dai piani di breve, medio e lungo termine.
“Il senso della pianificazione deve quindi essere backward o upstreaming, ovvero partire dalla definizione degli obiettivi di lungo periodo da cui ricavare progressivamente gli obiettivi più ravvicinati”. La traduzione pratica di tali approcci è costituita dalle classiche tecniche di project management quali, ad esempio, i diagrammi di Gantt e il Pert.

In conclusione, lo strategic management, in particolare applicato nella realtà delle PMI italiane, è un metodo flessibile e dinamico che consente di canalizzare in senso virtuoso le capacità di consolidamento o espansione del/i business di un’organizzazione. L’elemento di conduzione familiare, che connota fortemente le PMI, rende erroneamente implicite le linee guida strategiche per il governo dell’impresa. L’esito è che le capacità di innovazione e le potenzialità di riposizionamento vincente sul mercato, risultano vane ed inespresse e molte realtà imprenditoriali segnano il passo in settori dove le opportunità dello scenario competitivo e gli skill interni permetterebbero ben altre performances.

Alessandro Monti

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Fonti:
http://ambiente.formez.it
http://www.formambiente.org
http://www.agici.it
Daniele Trevisani "Competitività Aziendale, Personale, Organizzativa: Strumenti di sviluppo e creazione del valore". Franco Angeli editore. © Copyright.

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