Questo
secondo brano (vedere
primo) di Gaetano Testa che proponiamo,
nella rapida sequenza degli spostamenti che
caratterizzano una passeggiata cittadina,
descritti con stile di grande efficacia, ci
è sembrato ben rappresentativo del
titolo della raccolta e ci auguriamo che i
lettori ne apprezzino l'effetto complessivo
"……scendo
giù verso piazza Massimo per via San
Vito, pioviggina e il vento si profuma di mare,
per un istante ho avuto la tentazione di imbucarmi
nel mercato di porta carini che non visito da
almeno quindici anni ma lo stridore violentissimo
di una frenata in curva della croma del viceprocuratore
mi distrae. Goccioloni mi colano dal naso, mi
fermo sotto un alberello accanto ad altri fermi
sotto l'alberello. Lì accanto c'è
l'edicola scrocchiamo titoli e foto porno. Più
in là da un'apertura intonacata due ragazzoni
biafrani si tirano fuori portando una rete da
letto che non finisce mai. Ci sono in via San
Vito un sacco di negozietti di chincaglieria
e oggettistica insoliti. Non faccio che fermarmi
e osservare, compro un diamante di vetro di
9 centimetri di diametro e 4 d'altezza. Magnificamente
pesante. C'è una stradina asfaltata alle
spalle del massimo che sale parallela a via
San Vito. Ogni volta che passo di là
la guardo e mi domando come si chiama dove porta
e cosa contiene. Intravedo altri alberi lontani.
Intravedo alti alberi lontani in perfetta salute.
Forse un convento. Ora che piove è ancora
più deserta del solito. Può portarmi
ovunque penso. Fino al 1912. fino a una cartolina
illustrata della piazza bellini di Catania nel
1912. oppure nel 323 a.c. un vicolo nel tempo.
Cammino svelto con gli occhi bassi con la boccia
sfaccettata in una mano e il sacchetto col pigiama
nell'altra e mi sto movendo in un angolo del
tempo dove ogni ragione è assente. Ora
se tutto questo va bene per una maternità
del mischia non so come potrebbe essere se fosse
installato in una comune famiglietta di bulloncini
dadi guarnizioni di rame giallo e valvole di
vecchie bmw. Lascio cadere il diamante nel sacchetto.
Sospiro. Ho i polpacci un po' induriti. Un tale
andando mi scruta. Mi giro. Si saluta proprio
me nuovamente. Mi rigiro per ricambiare. Non
lo trovo più. In via Maqueda mi avvolge
un'atmosfera di tragica profezia meteorica.
mi sfioro i capelli per esorcizzare il peggio.
A tratti il vento è autunnale al collo
della maglietta. Alla mia destra negozi di calzature.
Un operaio del cantiere sui cinquanta pedala
lento solitario con sforzo. Passa un autobus
semivuoto. Sono incerto tra martedì e
venerdi. all'angolo di via Sant'Agostino sto
a lungo fermo sul pizzo del marciapiedi guardando
le bancarelle le luci un gigantesco congolese
che entra ed esce da una bottega scaricando
secchiate d'acqua pulita sulle balate. M'inoltro
per via Sant'Agostino subito afferrato da puzze
d'appretto. Più in la una grande cesta
colma di buccellatini coloratissimi che protestano
contro la voce di Gianna nannini. Rari visitatori
a intervalli rapidi pioggetta scomposta. dal
canile comunale danze di dvorak. guardo entro
compro sei minuscole tazzine da caffè
made-in-china che finiscono col pigiama. dal
montedipietà un vociare acuto. svolto
a sinistra. mi dirigo verso piazza osma e Damiano.
C'è una segheria che m'interessa. non
c'è. anzi è chiusa. Ritorno verso
via Maqueda. via Napoli vento gelido il cielo
è sgombro ha un colore azzurrochiaro.
Ma la luce resta biancastra malata. le nuvole
non le vedo ma ci sono. Da queste parti c'è
un fornito negozio di articoli da disegno. alle
sue spalle il teatro biondo. Di fronte a destra
all'angolo uno spadafora che da anche su via
roma. ci ho comprato ottime polacchine di mezza
stagione. Ricordo nelle vicinanze un gommista
che non vedo. Un paio di scuole private con
molte insegnanti assai fantasiose e profumate,
a due passi approposito c'è via bandiera,
si tratta di un incrocio servito da galeoni
che hanno fatto lunghi viaggi proficui nel vicino
medioriente tra Erevan e Baghdad.e così
sto tagliando obliquamente piazza Sandomenico.aggiro
le basi della colonna lentamente mi faccio assorbire
dagli inchiostri delle carte dalle penne dai
registri di demagistris.via Gagini è
deserta.il suo cielo è coperto e non
ha vento.vi stagna un forte richiamo marino
di putredine anteguerra e di postribolo artnouveau.una
rapidograph rotring 0,1 un'isograph 1,2 sedici
pastelli un album di carta francese riciclata.il
desiderio intenso della commessa di miraglia.seggio
stanco su un autobus vuoto che sta transitando
per via Roma.a casa mi farò un caffè
forte. telefonerò alla signora ferro.
vedremo, l'idea mi capovolge la pancia.sono
praticamente senza altre risorse".
La redazione
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