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MOTIVAZIONI ED APPRENDIMENTO

La formazione attraverso il web si è sviluppata in pochissimi anni e si presenta in continuo mutamento. In quest'ottica molti sono ancora gli interrogativi ai quali non è facile dare una risposta. Tra tutte queste incertezze però, un elemento sembra ancora chiaro e di facile esplicazione: l'importanza delle motivazioni nei processi formativi.
Nel corso degli anni si è giunti alla conclusione che parlare di formazione implica la considerazione delle teorie motivazionali. Soprattutto per quanto riguarda l'e-learning in cui i discenti diventano parte integrante del processo formativo.
Cerchiamo quindi con questo articolo di capire come la motivazione sia legata all'apprendimento.
In maniera molto generale, per motivazione si intende ciò che spinge un individuo ad agire, ossia ciò che innesca l'azione. L'etimologia della parola si trova infatti nel motivo, generalmente indicato come un bisogno interno che fa agire e reagire l'uomo.
Per quanto riguarda la formazione, l'analisi delle teorie motivazionali ci consente di capire i motivi che determinano nel discente il desiderio di apprendere o di non apprendere.
Nel cercare di capire il rapporto tra motivazione ed apprendimento, la maggior parte dei ricercatori ha individuato diversi interrogativi che tenteremo di analizzare:

La presenza della motivazione è indispensabile in ogni processo di apprendimento?
La motivazione ha necessariamente un effetto positivo sull'apprendimento?
Si può affermare che più si è motivati e più si apprende?
La relazione tra motivazione e apprendimento è univica?

Per quanto riguarda il primo interrogativo, sono in molti a considerare la motivazione una condizione "sine qua non" dell'apprendimento. Questa affermazione, per alcuni ricercatori, non è però del tutto esatta. Alcuni studi, hanno dimostrato che esistono apprendimenti che si producono senza alcuna intenzione preliminare di apprendere. Tale fenomeno è stato dimostrato da Dickinson nel 1978. Nel suo esperimento Dickinson ha cercato di far apprendere a due gruppi distinti di individui alcuni movimenti del braccio. Il primo gruppo aveta ricevuto la consegna di imparare questi movimenti come compito. I componenti del secondo gruppo invece apprendevano in maniera incidente ossia, senza una precisa motivazione all'apprendimento. I risultati dell'esperimento non hanno mostrato alcuna differenza sostanziale. Da qui si è arrivati alla conclusione che non sempre la motivazione è una condizione fondamentale per l'apprendimento, anche se rimane comunque uno degli elementi fondamentali di tale processo.

In relazione al secondo quesito, si è giunti alla conclusione che esistono diversi tipi e stati di motivazione, che non producono tutti gli stessi effetti. Alcuni sono più benefici di altri, che invece possono avere effetti negativi sull'apprendimento. È possibile identificate in relazione all'apprendimento comportamenti adattivi o non adattivi. I primi favoriscono l'apprendimento mentre i secondi lo ostacolano.
Per meglio capire il rapporto tra questi elementi, riteniamo sia utile una brave carrellata delle teorie motivazionali che si sono presentate nell'arco della storia. Molte sono le teorie che cercano di spiegare cosa spinga l'allievo ad impegnarsi nell'apprendimento.
Per meglio comprendere il ruolo di questi fattori ci sembra utile ricordare che i processi motivazionali sono manifestati da tre fattori: l'orientamento del comportamento, l'intensità del comportamento stesso e la perseveranza nel seguire la direzione presa.
Ognuna delle teorie motivazionali ha cercato di analizzare e capire i rapporti tra questi tre elementi.
La maggior parte delle teorie motivazionali può essere racchiusa in due grandi macro-classi: le teorie meccaniciste e le teorie cognitiviste.

Le teorie meccaniciste:
secondo il pensiero degli studiosi di tali teorie, l'analisi del comportamento si basa sullo schema dello stimolo/risposta. Gli organismi vengono visti come passivi e reagiscono agli stimoli esterni dell'ambiente, ignorando del tutto i processi cognitivi. È per questo motivo che da questo modello si è generata quella che oggi viene chiamata motivazione estrinseca. Ossia la motivazione che viene generata da fattori esterni all'individuo. L'apprendimento viene quindi visto come un mezzo per arrivare ad un fine.
Questo tipo di teorie viene diviso in due sotto gruppi:
le teorie Behavioriste: rappresentate da autori come Watson e Skinner, i quali ritengono che lo schema stimolo risposta sia sufficiente alla spiegazione del comportamento.
le teorie Neo-Behavioriste: rappresentate da Hull, Spence, Miller ecc.. che riconoscono la necessità di utilizzare delle variabili intermedie per l'analisi dei comportamenti.

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