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PAOLA CORRE


Enuncia verità e subito le rinnega. Dissemina di segni, indizi, quasi certezze il tortuoso percorso verso il suo cosmo poi si affanna a cancellare ogni traccia, ricreando ad arte contorni incerti, vaghi, quasi una nebbia ovattata che nega realtà, che sprofonda il curioso nel sogno.

Eppure quei segnali esistono, come geroglifici per riassaporare antiche, preistoriche gesta. Basta non farsi cogliere e vincere dalla fretta, basta lasciarsi intrappolare, consenzienti, nella ragnatela dell’artista, basta collaborare e non opporsi al gioco di sottili rimandi, di citazioni, di frasi che apparentemente raccontano e che, spesso, sono soltanto allusioni, vaghi ricordi, schegge incontrollabili della memoria.

Abbandonato l’alfabeto di un mondo al femminile pieno di tranquilli e ironici documenti sulla nostra piccola vita, Paola Prato - nome caldo, colorato e musicale, fresco e libero di vocali - oggi canta, con voce matura, col tratto solo apparentemente fragile ma con colori e segni memorizzati e rielaborati dai grandi un universo più complesso, adulto, fatto di stratificazioni, di presenze e assenze, di passioni e delusioni che capitano solo a chi sa veramente amare, a chi ha il coraggio di sperimentare, di cancellare con un gesto di pochi secondi lavoro e percorsi durati settimane e mesi.

Paola è donna curiosa - un coraggio e una volontà che appartengono ormai a pochi -pronta quotidianamente a rimettersi in discussione, pronta a trasgredire non per, banalmente, stupire ma per portarci, passo dopo passo e oramai assolutamente complici verso il suo cosmo, fatto di ‘doppi’, di regole infrante, di certezze svanite.

Paola corre, alla ricerca del nuovo come quando si spostava senza sosta tra Parigi e Barcellona, come quando viveva i fermenti di Berlino o di Madrid: non si accontenta di supporti tradizionali ma utilizza nuove materie, per carpire, al tatto, nuove sensazioni e per trasmetterle a chi la segue di mostra in mostra
Febbrile, quasi in trance, scrive, graffia, ferma il gesto a mezz’aria, corre, si diverte , riesce a cogliere quei brevi momenti di appagamento che soli bastano per rinnovare la carica. Per poi tuffarsi, con voluttà e dolcezza, alla fine di questo ennesimo viaggio -breve parentesi nelle sue mille vite - in un mare tutto suo, con onde di lettere e di letture, popolato da pesci che mai si fermano, un attimo in posa e poi, subito dopo, lanciati verso profondità inimmaginabili.

Fabio Raffaelli

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