da Gaetano Testa
1983/90
DIALOGHI CON GUIDOVAL
primavera 1983
I
- l'ombra? non va. non
cammina.
- è durato solo poche ore questo
nome, come mai? si diceva in giro che tu
fossi diventato paziente.
- ero soprattutto io stesso a dirmelo in
giro, gente sono diventato paziente dicevo.
ma cos'è? le mani mi stanno puzzando
di formaggio.
- a quanto pare l'argomento nome non ti
interessa.
- mi da un tremendo fastidio mentre parlo
trovarmi le mani che puzzano di formaggio.
- vattele a lavare.
- mi secca, è puzza di primosale,
senti?
- ti prego.
- tu vuoi parlare del mio nome?
- sono qui per questo, ma smettila di fiutarti
le dita.
- non posso, la puzza che mi fa schifo m'attira,
a te non capita?
- qualche volta.
- a me sempre, tra l'altro il primosale
ha una particolare puzza animale, una puzza
pelosa.
- ti piace mangiarlo?
- sì. ma non dev'essere particolarmente
fresco, il primosale mi piace un po' stagionato.
- d'accordo, quali altri formaggi ti piacciono?
- quasi tutti, ma non voglio parlare di
formaggi, a te piacciono?
- ma perché poi non dovremmo parlare
di formaggi? se n'é andata, non fa
più puzza, guarda.
- è quasi profumata.
- è vero, sai?
- sì?
- vorrei ritornare a un nome che ho avuto
in testa per sei mesi uno o due anni fa.
pekora. pekora con la cappa, signor pekora.
che te ne pare?
- ispirato al pecorino?
- no. proprio alla pecora, alla docilità
della pecora, la pecora è docile
e inerme in maniera vomitevole.
- ma in te non c'è nulla di docile
di inerme di ributtante, oddio. forse ogni
tanto ributta un po' la tua freddezza apparente,
ma soltanto questo.
- pekora non mi si addice, allora?
- direi di no.
- bene, vorrei che tu mi aiutassi a esplorare
questa forma di tradimento.
- eh?
- il tradimento del nome.
- mi pare che questa mano faccia nuovamente
puzza.
- è solo il tuo
naso, per me è profumata.
- scusa un attimo.
II
- dove stiamo andando?
è un segreto?
- nient'affatto. mi fai accendere? hai la
faccia gonfia, stanotte abbiamo sgallinato
eh?
- ti ho già detto che tutte le donne
mi fanno...
- ribrezzo, con aggiunta di pompo, lo so.
- no. solo ribrezzo, stanotte se vuoi saperlo
mi sono riletto strindberg. il teatro da
camera.
- non è una lettura allegra.
- perché? io a tratti l'ho trovata
anche ilare, strindberg funziona anche da
questo lato.
- professore, gli autori di teatro non m'interessano
granché.
- sto parlando di strindberg.
- strindberg? il teatro da camera?
- appunto.
- l'unica cosa buona di strindberg. ho detto
bene?
- ma tu l'hai letto?
- soltanto qualche riga, ma era in una bellissima
edizione, poi però mi sono ricordato
delle storie di strindberg e della sua consorte
e allora l'ho piantato, somigliavano troppo
alle mie. ah ho capito somigliano alle tue
di ora. fai male a leggerlo.
- a me strindberg è piaciuto sempre.
- è prolisso, invadente.
- sì questo è vero, ma mi
piace lo stesso.
- di che cosa stiamo parlando professore?
- non ne ho idea, ma sento che stiamo facendo
un discorso significativo