II parte
Gli investimenti diretti all'estero, il
Pan European Economic Space e l'America
Latina
(vedere prima
parte)
Quanto sopra consente di ritornare alla
questione della esportabilità del
concetto di Democrazia esistente quale presunto
modello in un solo paese.
Nella sua recente intervista rilasciata
a œLa Repubblica; venerdì 5
marzo 2004, pag. 9, il Presidente egiziano,
Hosni Mubarak, afferma realisticamente:
oggi in Medio Oriente rischiano di spalancarsi
le porte dell'inferno. Se il piano
di riforme americano del Grande Medio Oriente
non verrà studiato con grande attenzione,
potremmo piombare in un vortice di violenza
e d'anarchia che non risucchierà
soltanto noi, ma anche chi ci è vicino.
In tal senso bisogna intendersi su che cosa
sia il Medio Oriente allargato: è
un mosaico di popoli, di tradizioni, di
modi di vita, di economie. In forza di ciò
come si può imporre una unica soluzione
preconfezionata in un'ara sconfinata
che va dalla Mauritania al Pakistan, senza
peraltro consultare e coinvolgere i diretti
interessati.
Al mondo Arabo, prosegue
il presidente non servono lezioni. Né
abbiamo aspettato l'11 settembre per
avviare le riforme. Dagli 'anni '80
abbiamo percorso molta strada: la creazione
di un sistema giudiziario indipendente,
l'avvio di un nuovo sistema elettorale.
La nuova legge sulla stampa, le scuole,
la condizione femminile; ma per fare tutto
questo occorre tempo, il rispetto delle
tradizioni e della cultura, che si modificano
gradualmente e solo per via analogica. In
caso diverso ci troveremmo di nuovo in una
situazione del tipo algerino. La libertà
e la democrazia istantanea possono terremotare
un paese. La tragedia algerina si consuma
da dodici anni.
Il tema così proposto estremamente
importante anche nel processo di armonizzazione
dei dieci paesi che mantengono, all'interno
del raggiunto obiettivo di adeguamento ai
capitoli relativi all'adesione, delle
caratteristiche e delle problematiche aperte
non di poco conto e delle misure atte a
rispettare vuoi le povertà irrisolte
anzi vieppiù maggiorate, vuoi i valori
propri delle diverse civiltà che
sono così entrate a far parte dell'Unione
Europea. La politica europea sembra seguire
due grandi direttrici, sul piano interno
cercare di portare il reddito pro-capite
dei propri cittadini, anche i nuovi, a quello
corrente nell'area più virtuosa
dell'antico bacino dell'Alto
Reno.
Tale operazione avrà
luogo essenzialmente attraverso l'impiego
dei 40 milioni di Euro previsti come contribuzione
dell'Unione ai bisogni dei paesi entranti
(ma intanto circa Euro 17 milioni i nuovi
dovranno versarli quale contributo per il
funzionamento dell'Unione Europea)
e quindi attraverso la realizzazione in
project financing di opere pubbliche, fondamentali
in vista della realizzazione dei grandi
corridoi, ma anche per assorbire manodopera
disoccupata o in mobilità.
Sul piano esterno, l'azione
dell'Unione Europea riunificata a
Est tenderà a stabilire una comune
area di pace, stabilità e sicurezza
con i nuovi vicini dell'Est e del
Mediterraneo meridionale, fondata sul ruolo
della legge, la democrazia, il rispetto
dei diritti umani e delle libertà
fondamentali. Il cuore di questa nuova fase
di associazione fra l'Unione Europea
e le aree citate è diretta a stabilire
intense relazioni commerciali anche attraverso
la cooperazione regionale, favorendo nel
contempo la creazione di locali unioni doganali
d'area con le quali condurre più
agevoli attività negoziali.
Estremamente importante in tale contesto,
è poi l'importanza data alla
formazione delle risorse umane, in particolare
quelle femminili, al fine di promuovere
la comprensione fra le diverse culture e
gli scambi fra enti della società
civile diretti a stabilire nuove forme di
partenariato, sul piano sociale, culturale
e della crescita umana in generale.
Le priorità interne
e di buon vicinato In parallelo così
come fissato alla riunione ministeriale
del 2 ottobre 2003, i rapporti con i paesi
ACP, la Commissione dell'Oceano Indiano
e l'Unione Europea, devono essere
intensificati in vista della conclusione
dei negoziati sugli Accordi di partenariato
economico (APE) fra i Paesi ACP e l'Unione
Europea; in particolare:
-deve essere intensificata l'integrazione
regionale (cioè subcontinentale),
che riveste un'importanza fondamentale
per lo sviluppo dei paesi ACP;
-per quanto riguardo l'accesso al
mercato gli Accordi di Partenariato Economico
(APE) prevedranno un margine di flessibilità.
Tali accordi infatti saranno formulati sul
principio dell'Asimmetria e saranno
diretti a migliorare la situazione giuridica
ed economica dei paesi ACP di fronte alla
sfida posta dal mercato globale per consentire
un accesso certo al mercato, nel quadro
dell'Accordo di Cotonou, restando
comunque nel contesto delle normazioni positivamente
sviluppate dallo OMC;
-la durata dei periodi di transizione e
le attività che ne saranno oggetto
verranno precisati in sede di trattative
nell'ambito delle Associazioni Regionali
di Stati e a tal riguardo sarà consentita
l'applicazione di misure di salvaguardia;
-gli APE dovranno essere accompagnati da
adeguate misure di aiuto allo sviluppo;
-in vista di una seconda fase negoziale
le Parti costituiranno un comitato tecnico
misto ACP-CE che sarà incaricato
di vigilare sulla coerenza generale dei
diversi processi regionali.
In tal senso un gruppo di 17 paesi africani
facenti capo al Comesa (Mercato comune dell'Africa
Orientale australe) ha annunciato la propria
intenzione di negoziare un accordo di collaborazione
economica con l'Unione Europea.
Il principio quindi del
regionalismo come strumento preparatorio
allo sviluppo di accordi con l'Unione
Europea in vista di un equilibrato viaggio
verso un processo di crescita comune, è
considerato un presupposto, insieme con
i due altri criteri che l'Unione Europea,
intravede come presupposti per qualsiasi
attività negoziale:
a)gli accordi devono innanzitutto mirare
al rafforzamento della sicurezza comune;
b)devono consentire una sostanziale diminuzione
della povertà nei paesi oggetto d'intervento,
considerando sia il fatto che la povertà
è intrinsecamente una condizione
di non dignità, sia il fatto che
può essere uno dei veicoli atti a
rafforzare le reti terroristiche internazionali.