da Gaetano Testa
1983/90
DIALOGHI CON GUIDOVAL
primavera 1983
il buio sta guardando attorno con noi. il
buio è qui e noi siamo qui.
- qui dove?
- all'acqua dei corsari.
- come fai a vedere che si tratta dell'acqua
dei corsari?
- perché io conosco il buio dell'acqua
dei corsari.
- altra cosa del buio di brancaccio.
- ovvio. dicevi "dilazione della riappropriazione
del nome".
- ma tu non trovi che questo buio potrebbe essere
pericoloso?
- il buio dell'acqua dei corsari?
- sì.
- non più di altri.
- cioè?
- se in giro non ci sono donne non è
pericoloso.
- mi pare giusto. ma come facciamo professore
a sapere se in giro ci sono donne o no?
- all'acqua dei corsari di notte non ci sono
mai donne in giro. né a brancaccio. né
a cruillas. insomma è curioso che tu
non sappia che di notte non ci sono donne in
giro. sei più vecchio di me e queste
cose benedetto il cielo dovresti saperle.
- benedetto il cielo.
- non lo so.
- le donne di notte non escono.
- le donne di notte entrano. vuoi dire questo?
- non esattamente. loredana strindberg per esempio
di notte non entra e non esce.
- questa è soltanto una metafora cretina.
perché ti stai
fermando? e qui dove siamo?
- sul moletto di sant'erasmo.
- lo riconosco.
- è di tuo gradimento?
- sì professore. io adoro il mare di
notte. col buio e senza buio.
- suppongo ti sarà noto che il mare è
sempre pericolosissimo.
- bisognerà parlare anche di questo.
intanto scendiamo?
- caro amico siamo scesi ma non siamo ancora
arrivati.
- lo so.
- non ne sono sicuro. voglio dire era molto
meglio non scendere.
- l'avevo capito.
- no. non ne sono affatto sicuro. è contro
tutte le regole classiche scendere senza esserci
arrivati. così facendo scendendo così
nessuno capisce più niente. non ti guarda.
non ti ascolta. non ti da la mano. salta subito
via.
- ti pare?
- è così.
- e questo è proprio brutto. no?
- non è questione di brutto o di bello.
non si deve fare.
oppure è meglio non mettersi in viaggio.
che così poi non
è neppure un viaggio. è soltanto
una cosa privata.
- ma stai parlando seriamente?
- da morire.
- io non sarei perentorio contro le cose private.
- non si è mai abbastanza perentori con
le cose private. con le cose private mio caro
amico non si scende mai. non hanno stazioni.
figuriamoci porticcioli.
- su questo mi piacerebbe essere d'accordo con
te in tutto. ma ho sempre qualcosa che resta
fuori.
- che vuoi dire?
- che mi manca il respiro. se penso che posso
sempre mettere ordine nelle cose. anche in quelle
non private. ma dimmi. ti piace questo luogo?
- c'è un'aria buona. ma ovviamente non
significa niente.
posso vivere anche indossando una maschera.
- appunto. io in questo momento anche se tu
non la vedi sto indossando una maschera.
- è una finzione. è un'altra cosa.
una cosa diversa. io non nego che un viaggio
possa essere la finzione di un viaggio
e che ci possano essere finti arrivi fìnte
discese. nego che si possano prendere contemporaneamente
due decisioni diverse. significherebbe non decidere
niente. e invece noi abbiamo deciso di fare
un viaggio. e abbiamo cominciato effettivamente
un viaggio. questo non puoi negarlo.
- e non voglio. ma comincio a non capire più
tanto bene che cavolo mi stai rimproverando.
- io non ti sto rimproverando. ti sto soltanto
dicendo che non mi piace il fatto che all'improvviso
non sei più la ragazza che avevo accanto
mentre ero in viaggio e sei invece un uomo che
per giunta mi capisce e che per concludere è
riuscito a farmi fare una cosa che a una ragazza
non sarebbe mai riuscita. farmi scendere senza
essere arrivato.
- quasi tutto da ridere. no?
- tu sei di quelli che amano il sofisma pigro.
- questo è vero. ti pare disgustoso?
- disgustoso perché? non offende la mia
sensibilità. ma mi pare che abbia dentro
troppo silenzio. troppo artificio.
- se continui così scivoli e cadi in
acqua.
- non dev'essere fredda.
- è bassa e ci sono brutti scogli.
- come fai a saperlo? non si vede niente.
- conosco bene questo posto.