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- e quando ci sei venuto? io so che non ti muovi mai. ma forse di te non so niente. a proposito vorresti ripetermi il tuo nome?
- posso soltanto dirtelo il mio nome. non ripetertelo.
- non ti seguo.
- caro amico ho l'impressione che non mi seguiresti nemmeno se ti dicessi il mio nome.
- in effetti hai ragione. non ce ne sarebbe comunque motivo.
- ecco.
- ecco cosa?
- se insisti su quella linea scivoli e ti puoi spaccare la testa.
- ma tu non mi lasceresti morire dissanguato.
- potresti morire all'istante.
- nessuno muore all'istante con questo tipo d'incidenti.
- le statistiche parlano chiaro. no?
- non c'è bisogno di statistiche. è così e si sa. è un a priori. quasi.
- quasi? non ti riconosco questa vena amletica.
- la uso ogni tanto per accelerare la digestione. non per giocarci come fa lei caro signore.
- io non ho nessuna vena amletica.
- come non ha nessuna vena amletica? ma che cosa mi sta dicendo? lei mi sta dicendo forse che non ha mai dubbi? uno solo piccolo così? anzi così? facciamo tanto così. eh? vuoi dire questo?
- proprio questo no. ma l'ordine che ella ha suggerito forse è quello giusto.
- ah! l'ho colta in flagrante. lei mi sta mentendo!
- cioè?

- che vuoi dire "cioè"?
- ella ha detto che mi ha colto in flagrante. io non vedo la flagranza.
- non è questo il punto. lei sa che sta mentendo e quindi
non avrebbe dovuto dire "cioè". "cioè" non si dice se non
in caso di verità.
- e ora siamo arrivati all'estremità del moletto. e
guardiamo il mare. "guardiamo" per modo di dire. non si vede niente.
- ma si sente. lei non sta sentendo gli sciacquettii i succhietti il friggere della schiuma? tutto questo
pasticciare marino mi sta facendo venire fame. muoviamoci.
- se ella me lo consente gradirei fare al ritorno la stessa strada che lei ha fatto all'andata. voglio vedere se io
invece scivolo.
- non mi pare per niente un progetto allettante. ma siccome sono colloquiale accetto. stia attento. ora io so meglio di
lei dove si può scivolare.
- e sia.
- è in tre punti. roba di un cacazzo che non le sto a dire.
- ma se io scivolo e non cado in acqua?
- cade in aria. so anche questo.
- non in questo caso. quando scivolo qui io sbatto sempre col gomito sinistro su quella pietra che non si vede. cado perciò sul lato interno. non sull'acqua
- e non è per niente pericoloso. sì. so tutte queste cose. lasciano un segno piacevole. questo tipo di pietra è perfettamente indicato per questo tipo di cadute. gli antichi non amavano poi tanto le sorprese.

- il vecchio moletto è stato distrutto dalle bombe della seconda guerra mondiale. questo è stato completato non più di sette mesi fa.
- secondo il sistema degli antichi. e usando lo stesso tipo di materiali.
- è vero.
- ma ti consiglio lo stesso di non scivolare.
- vorresti intenerirmi?
- ma nient'affatto. soltanto che non mi pare leale che tu voglia fare il furbo dove io ho accuratamente evitato di farlo.
- ora sei tu che menti
- è vero. ma lo sappiamo soltanto tu ed io. l'editore e il critico teatrale non ne sanno nulla. e infine tu non puoi dimostrarlo.
- qui ti sbagli. se cado e mi procuro un'escoriazione in cui ci siano tracce di questa pietra posso dimostrare che tu hai mentito.
- a chi? nessuno sa che io sono con te in questo momento.
- qualcuno può averci visto insieme.
- dove? qui? non c'è nessuno. guarda. se ti concentri e trovi come va fatto puoi anche uccidermi e nessuno ne saprebbe niente.
- lo direi io stesso.
- non saresti creduto.
- mi internerebbero in un ospedale psichiatrico.
- bella cosa. non mi dire che ti riterresti soddisfatto.
- ci sto pensando.
- diventeresti un caso e una cosa patetica.
- ci sto pensando con molta attenzione.

- lì si scivola.
- è chiaro che qui si scivola. c'è un avvallamento. no. non mi riterrei soddisfatto.
- visto?
- che vuoi dire? che hai sempre ragione tu?
- non sempre. soltanto sulle questioni che contano. e anche su qualcuna di quelle che non contano proprio. tra queste ultime c'è quella del tuo nome. perché io caro amico so
come ti chiami. attento!
- grazie.
- nulla nulla. so anche il tuo cognome.

Gaetano Testa

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