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Dal riduzionismo alla complessità:
un nuovo approccio al margine del caos

La nascita e lo sviluppo della meccanica classica newtoniana ha segnato la forma mentis di molti uomini di scienza dalla fine del XVII secolo fino ai primi anni del Novecento, quando cominciano a fiorire le rivoluzionarie teorie della fisica quantistica.

Il modello newtoniano, che diviene la chiave di lettura della realtà e strumento di previsione dei suoi stati futuri, è in primis riduzionista, - cioè spiega il comportamento del sistema attraverso la sua scomposizione e l'analisi delle sue unità elementari, - è reversibile nello spazio e nel tempo ed è deterministico, cioè ammette un'unica soluzione. Tale approccio giunge al suo apogeo nell'Ottocento, con Pierre Simon de Laplace, secondo il quale, data la conoscenza completa degli stati iniziali e le equazioni del moto, è possibile conoscere univocamente lo stato futuro di un sistema. I Principia Mathematica di Newton diventano così il centro gravitazionale di tutte le scienze, in particolare delle scienze sociali, fra cui l'economia (in principio denominata infatti economica).

Tale Weltanschaung ha avuto forti ripercussioni, oltre che sulla teoria economica, anche sull'organizzazione aziendale, come nel caso del ford-taylorismo, caratterizzato da un processo di "decontestualizzazione", attraverso il quale viene superata la complessità della realtà sociale, riconducendo quest'ultima all'interno di schemi logici predefiniti e semplificati. Si annullano così le "particolarità" a favore della costruzione di un modello "universale", a cui l' impresa si adegua per avere successo. Tale forma organizzativa ha condotto inevitabilmente ad una automatizzazione e parcellizzazione del lavoro, relegato nella mansione lavorativa, la quale deve essere eseguita astrattamente secondo i principi definiti dal modello, non lasciando spazio alcuno al capitale cognitivo degli agenti, bensì imponendo uno stereotipo comportamentale.

Nel 1926 Werner Heisenberg espone il Principio di Indeterminazione, che cozza irreversibilmente contro il modello laplaciano, mostrandone i limiti. Difatti, secondo Heisemberg, non si può prevedere lo stato futuro di una particella, poiché maggiore è la precisione di misurazione della posizione della particella, minore è l'esattezza della misurazione della velocità. Il principio di indeterminazione segna la caduta della grande architettura laplaciana e l'inizio di una nuova concezione della scienza non deterministica.

James Gleick, nel suo bestseller Caos, scrive che il "caos comincia dove si arresta la scienza classica". Quest'ultima, infatti, è caratterizzata da ordine, ergo prevedibilità. Il caos è uno stato caratterizzato invece dal disordine, o meglio da una struttura apparentemente non ordinata, che supera le nostre capacità di analisi. Il caos è una scienza dinamica, non statica, del divenire anziché dell'essere, che concerne la natura globale di un sistema. Il caos si esprime nella dinamica dei fluidi, dei gas, dei mercati azionari ed in alcune fasi dell'economia. Ma tra il caos e l'ordine, si interpone un sottile strato, come la superficie dell'acqua che separa lo strato gassoso dell'aria da quello liquido dell'oceano: la complessità. Le transizioni di fase dell'acqua (stato solido, liquido, gassoso) ben riflettono le tre fasi della dinamica di un sistema. Nel primo caso (stato solido) si parla di un sistema ordinato, nel secondo (liquido) complesso e nel terzo (gassoso) caotico.

Al fine di comprendere meglio le proprietà di un sistema complesso è necessario definire in primo luogo il concetto di sistema. Un sistema è un insieme di elementi tra loro correlati, il quale varia nel tempo. La variazione di un sistema è data dalla differenza dei suoi stati, dove per stato di un sistema si intende lì insieme dei valori delle grandezze ritenute rilevanti in un dato istante. Un sistema, che varia nel tempo il suo stato, è detto dinamico.
Un sistema complesso è quindi un sistema dinamico che presenta particolari proprietà. Un sistema complesso è in primo luogo una struttura a rete aperta all'esterno, capace quindi di interagire con l'ambiente esterno, percependone e inviando degli input. Si può parlare di una vera e propria coevoluzione, in quanto un sistema complesso è influenzato dall'ambiente esterno e a sua volta lo influenza.

Un'altra proprietà dei sistemi complessi è l'elevato numero di elementi che lo caratterizza, tutti correlati tra di loro in maniera, però, non lineare. Ciò significa che l'azione di un elemento influisce sul comportamento di un altro in maniera non proporzionale, non lineare e cioè, non prevedibile, dato che ogni elemento del sistema è dotato di una parziale libertà, la quale è causa principale del carattere aleatorio del sistema.

A fare la differenza tra un sistema complesso e uno ordinato è altresì la presenza di feedback positivi o esplosivi. Il feedback positivo è un ciclo in cui il risultato di un processo ritorna a influenzare il processo stesso, amplificando così le variazioni all'interno del sistema e sconvolgendo il suo stato di equilibrio. In un sistema complesso sono presenti sia feedback positivi, che negativi (i quali tendono invece a ripristinare l'equilibrio, come l'attrito nel caso del pendolo ). A seconda della forza dei due processi, un sistema complesso tenderà verso l'ordine oppure verso il caos. Quanto più è presente la capacità di amplificazione nel sistema, tanto più si manifesta l' effetto farfalla, o sensibilità dalle condizioni iniziali, per cui una piccolissima perturbazione può comportare ingenti e irreversibili variazioni nel sistema, fino a generare delle catastrofi.

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