- La Natura, come riesce a purificare l'acqua?
Una società ha individuato la risposta
nella soluzione della "filtrazione"
delle terre pantanose: questo meccanismo assolutamente
naturale è servito di ispirazione per
un sistema di trattamento delle acque residue
attraverso l'impiego dei bioreattori. Questi
strumenti lavorano con comunità di
organismi, che utilizzano i residui come nutrizione:
nel processo di digestione dei residui si
purifica l'acqua.
- La Natura, come mantiene le superfici pulite?
Ricercatori universitari scoprirono che qualche
organismo vegetale ha la capacità di
"autopulirsi". In particolare il
loto, riesce ad avere le foglie sempre pulite,
anche se piantato in suoli fangosi. Sulla
superficie del loto ci sono dei minuscoli
grani di cera che fanno sì che le particelle
di sporcizia non possano aderire. Imitando
la Natura, è nata anche un genere di
pittura che al suo asciugarsi riesce ad avere
una trama simile a quella della foglia del
loto: le gocce di pioggia scivolano sulla
superficie, rimovendo automaticamente la sporcizia.
- La Natura, come taglia le superficie più
dure? Si è comprovato che i topi possono
mordere con i loro denti il legno, il metallo
e il cemento. Praticamente non esiste un materiale
resistente a questi roditori. I denti dei
ratti sono molto taglienti a causa della combinazione
di materiali di diversi gradi di durezza,
dai quali appunto sono composti. Diversamente
dai denti umani, il duro smalto dei denti
dei topi è talmente diminuito nel corso
del processo evolutivo che oggi rimane solo
un fine strato davanti. La sostanza dentale
- più morbida - che si trova dietro
è quella che si sciupa rodendo. Ma,
dal momento che la durezza dello smalto permane,
davanti si forma sempre un filo acuto. Questo
principio fu applicato allo sviluppo di utensili
per tagliare.
Gli esempi di questo tipo sono tanti e sono
destinati a crescere sempre di più.
Il punto fondamentale è che la biomimica
ci mostra che la soluzione non è agire
di meno, ma agire in modo differente. Concretamente,
occorre guardare ed utilizzare la natura diversamente:
come una fonte di informazione, inspirazione
ed innovazione, più che come un deposito
di risorse.
Negli anni Trenta l'invenzione della chimica
di sintesi ha ridotto notevolmente la nostra
dipendenza dal regno della natura quale unica
fonte da cui far derivare la produzione di farmaci.
Negli ultimi anni, assistiamo a un'eccitante
rinascita della fitoterapia, stimolata dalla
scoperta di sostanze medicinali negli angoli
più remoti del pianeta (Sud America e
Africa per primi). E questa ricerca, nel corso
degli ultimi decenni si è trasformata
da elemento marginale a fenomeno di interesse
generale a livello mondiale. Infatti, da più
di tre miliardi e mezzo di anni la Natura crea
degli straordinari composti chimici e le nuove
tecnologie stanno facilitando la nostra capacità
di scoprirli, studiarli, manipolarli e utilizzarli,
come mai prima d'ora.
Ma la natura può contribuire alla guarigione
anche nel suo ruolo terapeutico di ispirazione
estetica e spirituale, nella vita della maggior
parte degli esseri umani: la "biomimica"
infatti si dedica al suo studio, intendendola
quale modello da cui trarre insegnamenti anche
in campo medico.
L'idea è non pensare più alla
Natura come un qualcosa dal quale possiamo estrarre
il massimo possibile, bensì come un mondo
dal quale possiamo imparare per operare meglio,
a beneficio di tutti quanti noi.
Barbara Herreros