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SENSAZIONI DI UNA TERRA

Ho provato più volte a scrivere sulla mia terra, ma sorprendentemente ho avuto sempre difficoltà ad iniziare; forse perché le immagini, da sole, raccontano l'essenza di un territorio così unico e straordinario, o forse perché sono talmente tante le cose da dire da non riuscire a raccontarle tutte o dare la priorità ad una piuttosto che ad un'altra.

Proviamo …

Narra un'antica leggenda che un tempo esisteva un enorme continente ricoperto da una natura incredibile e popolato da uomini forti ed animali fantastici. Un giorno, inspiegabilmente, l'ira di Dio si scagliò su quella terra:

il suolo iniziò a tremare, le acque si issarono uasi ad arrivare in cielo e a coprire le colline, le città e gli uomini.
Ma prima che il mare la inghiottisse definitivamente, Dio si pentì e pose il suo piede a fermare quell'ultimo lembo di terra sopravvissuto alla furia del cataclisma.
Nacque così Ichnusa (che significa "orma di piede"), dalla furia della natura, dalla rabbia del Signore, dal suo pentimento, dal suo amore.
Si narra che la sciagura lasciò un'ombra di malinconia fra i sopravvissuti, che si tramandò di generazione in generazione e che vive ancor oggi, atavica, nell'anima.

Un'isola nel mezzo del Mediterraneo, che io amo chiamare la terra della riservatezza; è questo l'aggettivo che più si avvicina alla mia idea di Sardegna; una riservatezza accompagnata dal silenzio dei luoghi; dalla percezione di essere fuori dal tempo o forse in un altro tempo, lontano, passato e la straordinaria melanconia dei paesaggi, delle vite che attraversano lentamente, diffidenti e generose, le strade dei paesi; dal mistero delle sue antiche popolazioni, dai Nuraghi alle Domus de Janas, alle torri d'avvistamento che la percorrono da nord a sud, da est ad ovest, sentinelle silenziose del passato: sono questi, per me, i tratti distintivi della Sardegna.
Una terra unica dicevo, unica e diversa in ogni sua parte: spiagge, scogliere, boschi e montagne, stagni, monumenti naturali, grotte, fiumi e laghi. È questo il suo biglietto da visita …una terra, bella, incompresa, antica, inafferrabile, magica, severa, segreta, nascosta, affascinante ed imperscrutabile; una terra al contempo aspra come il mirto acerbo, amara come il miele di corbezzolo, forte come il suo vino, esotica come lo zafferano; una terra ricca e generosa, ma sfruttata e poi abbandonata dagli invasori che nei secoli si sono succeduti, dai Cartaginesi ai Romani, dai Vandali ai Bizantini, dagli Spagnoli agli Austriaci, fino ai giorni nostri.
Oggi la Sardegna è meta dei milioni di turisti che ogni estate la invadono, la usano, la sfruttano, spesso la deturpano e sporcano e poi l'abbandonano.

Sensazioni di una Terra, le mie sensazioni, che si ripetono, ogni volta che torno, sempre, attraverso gli stessi gesti, lo stesso cadenzato riproporsi di emozioni, ma ogni volta diverse, ogni volta più forti e ricche di particolari inconsueti e inediti …

All'alba, dopo la notte passata nella piccola cuccetta della nave, mi piace andare sul ponte e venire investita dal vento profumato della mia terra, vedere sorgere il sole alle spalle e la scia spumosa lasciata dalle eliche. Sulla sinistra, alta ed imperiosa si erge l'isola di Tavolara, rettangolo di roccia, regno di un sol uomo. In alto, nel cielo terso, si rincorrono i primi gabbiani intonanti, lo stridore del loro canto e giù, piccole barche, nel mare, trasportano i pescatori insonnoliti dalla notte vigile trascorsa al largo.
Poi, in lontananza, ecco comparire il porto d'attracco ed all'improvviso un nodo strozzato di emozione e gioia mi pervade; la trepidazione, l'attesa inconsolabile, il desiderio ingravescente di camminare fiera ed orgogliosa fra la mia gente si fanno sempre più impazienti.
Quando finalmente si aprono i portelloni, mi sento rinascere a nuova vita. Dalla macchina guardo attratta e curiosa tutti i particolari dell'intorno marchiandoli a fuoco nella mia mente: il paesaggio prima selvaggio e misterioso, poi brullo, giallo, desolato e sterminato, poi ancora il verde dei prati, gli animali da pascolo, gli oleandri in fiore e l'odore, inconfondibile, unico, straordinaria armonia di acqua e terra e, infine, lo squarcio nella piccola montagna che preannuncia il mio arrivo a casa, dai miei cari.