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LA QUALITA' DELLE OPERAZIONI
DI RESTAURO (II PARTE) Link
alla prima parte
3.CONFORMITA'
ALLE NORME TECNICHE SULLA QUALITA'
Si ritiene opportuno far presente, a questo punto,
quanto sia fondamentale stabilire requisiti e
criteri di valutazione dei materiali e dei prodotti
che vanno al di là dei generici parametri,
precedentemente menzionati, di efficacia, reversibilità,
pericolosità: per alcune tipologie di manufatti
sono stati stabiliti tali requisiti.
In particolare, per il restauro dei materiali
librari, il Decreto dell'allora Ministero per
i Beni Culturali e Ambientali del 2.8.1983, relativo
alla Approvazione della normativa in materia di
cartoni destinati al restauro ed alla conservazione
del materiale soggetto a tutela, fa chiaro riferimento
alle prove di laboratorio utili al controllo di
qualità dei cartoni da impiegare nel restauro.
D'altra parte, nel settore dei materiali lapidei
naturali (marmi e pietre) e artificiali (intonaci,
stucchi, laterizi, ceramiche, ecc.), la Commissione
Nor.Ma.L. (Normativa Materiali Lapidei), istituita
nel 1977 per volontà dell'allora Ministero
per i Beni Culturali e Ambientali (Istituto Centrale
del Restauro) e del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, ha definito metodologie unificate:
- per lo studio dei materiali costituenti
i manufatti;
- per lo studio delle alterazioni dei materiali
(in principio solo lapidei ed in seguito anche
dipinti murali, metalli, vetri e ceramiche);
- per il controllo dell'efficacia dei trattamenti
conservativi dei manufatti di interesse storico-artistici
A tal riguardo la Commissione, articolata in
gruppi di lavoro, ha emanato fino al 1996 una
serie di "Raccomandazioni", che nel
tempo hanno assunto una importanza sempre maggiore,
svolgendo una funzione più specifica per
quanto riguarda sia la caratterizzazione dei beni
culturali e le loro forme di degrado, sia il contenuto
prestazionale dei prodotti utilizzati nelle fasi
operative del restauro. Nel 1996, in seguito alla
stipula della convenzione fra l'allora Ministero
per i Beni Culturali e Ambientali e l'UNI e all'attivazione
presso l'UNI stesso (per il settore della conservazione
del patrimonio storico-artistico nazionale) della
attuale Commissione "Beni Culturali Nor.Ma.L.",
vi è stato non solo il trasferimento delle
acquisizioni tecnologiche italiane in ambito europeo
(CEN) ed internazionale (ISO) ma anche la qualificazione
delle "Raccomandazioni" sotto il profilo
di vere e proprie norme tecniche.
Si fa riferimento, in particolare, al Nor.Ma.L.
20185 "Interventi conservativi: progettazione,
esecuzione e valutazione preventiva", che
ha gettato le basi per un controllo di qualità
dei prodotti da impiegare per i trattamenti conservativi
dei materiali lapidei e costituisce un punto di
riferimento molto utile per coloro che operano
nel settore (tab. 1). Tale documento, già
nella sua prima edizione, indicava che:
- le principali operazioni del trattamento
conservativo sono riconducibili a pulitura,
incollaggio, stuccatura, consolidamento e protezione;
- qualsiasi operazione eseguita su una determinata
parte del manufatto non deve produrre effetti
dannosi nelle zone circostanti né deve
essere ostativa e antagonista riguardo alle
operazioni precedenti e successive;
- le principali caratteristiche chimiche e chimicofisiche
dei prodotti impiegati devono essere sempre
dichiarate, così come devono essere disponibili
le schede tecniche;
- l'impiego di determinati prodotti implica
alcuni problemi relativi agli aspetti critici
delle operazioni, in ordine sia a esigenze di
efficacia, compatibilità e reversibilità
dei prodotti nei riguardi del manufatto e di
sicurezza e scarsa tossicità nei riguardi
dell'operatore, sia in merito alle modalità
di utilizzo e di applicazione degli stessi.
Nel caso degli altri manufatti ci si limita,
attualmente, ad indicare: i requisiti richiesti
ai prodotti da impiegare per i diversi tipi di
trattamento; le prove da effettuare per sperimentare
i prodotti sui vari materiali e in quale senso
debbano essere modificate o meno le diverse proprietà
del materiale da conservare affinché il
prodotto in esame possa essere considerato idoneo.
La conoscenza delle caratteristiche chimiche,
chimico-fisiche e fisiche dei prodotti di restauro
è il presupposto irrinunciabile per qualunque
metodologia applicativa e, quindi, per il corretto
intervento su un qualsiasi manufatto di interesse
storico-artistico. La conoscenza dei prodotti
in funzione delle metodologie di applicazione
vuol dire non solo valutarne le prestazioni assolute,
ma anche poterne considerare la compatibilità
fisico-chimica con i diversi contesti applicativi.
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