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Per
tale motivo ai prodotti di restauro sono richiesti
alcuni requisiti quali:
- non creare reazioni indesiderate con la
materia
costitutiva;
- non modificare i normali scambi termoigrometrici
con l'ambiente né le caratteristiche
ottiche delle superfici;
- mantenere inalterate nel tempo le proprie
caratteristiche (durabilità).
Pertanto la verifica sperimentale dell'idoneità
dei prodotti commerciali impiegati per il restauro
è indispensabile.
4. CENNI SU ALCUNI CASI DI STUDIO
Idoneità dei prodotti impiegati per il
restauro
Nel 1999 è stato portato a termine, a cura
del Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università
degli Studi della Tuscia - Viterbo, il progetto
di ricerca su "La salvaguardia della salute
degli operatori nel settore dei beni culturali:
valutazione ambientale, tossicologica e tecnica
dei prodotti impiegati nel laboratorio di restauro"
(6) [9-12].
La ricerca è stata diretta alla classificazione
e alla catalogazione dei prodotti impiegati per
il restauro dei dipinti murali, al fine di pervenire
alla definizione di un codice di comportamento
negli ambienti di restauro. Essa è stata
condotta secondo il seguente approccio metodologico:
-lettura critica delle fonti che trattano
le tecniche dei prodotti di restauro, conservazione
e manutenzione dei manufatti storico-artistici
(pubblicazioni scientifiche, manuali e relazioni
di restauro);
-raccolta delle informazioni relative ai prodotti
consigliati e descritti;
-approfondimento dell'indagine dal punto di
vista merceologico sui diversi prodotti per
valutarne l'idoneità anche dal punto
di vista tossicologico e di impatto ambientale.
I dati sono stati organizzati sulla base di
un procedimento logico dando luogo ad una scheda
informativa:
- per ciascuna opera d'arte, di cui sono stati
raccolti anche i dati relativi agli interventi
di restauro che si sono succeduti nel tempo;
- per ciascun prodotto impiegato nei suddetti
interventi e citato nelle relazioni di restauro
in esame;
- per ciascun componente del prodotto sopra
descritto.
Le schede informative così realizzate
consentono di collegare e correlare le informazioni
storiche con quelle di carattere tecnico -scientifico.
Tali schede informative sono confluite in una
banca dati on-line. Lo studio ha evidenziato,
ai fini della valutazione quali- quantitativa
della pericolosità dei carichi inquinanti
nel corso delle operazioni di restauro, conservazione
e manutenzione, la necessità di:
-una regolamentazione del cantiere di restauro,
comprendente le cautele per l'utilizzo dei formulati
tossici e lo smaltimento dei rifiuti tossici;
-una schedatura,dei prodotti e una migliore,
conoscenza delle caratteristiche tossicologiche
dei relativi componenti;
-una valutazione dei tempi di lavorazione e
quindi di esposizione;
-una ottimizzazione dei metodi di applicazione,
tramite monitoraggi durante i restauri per i
quali si utilizzano sostanze tossiche.
Colorazione, stuccatura e consolidamento delle
strutture murarie
Nel dicembre del 1999, in occasione della 2'
Riunione Plenaria dell'Accademia
delle Scienze (detta dei XL), vi è
stata la presentazione del progetto di restauro
della Facciata
della Basilica di San Pietro, realizzato a
cura della Fabbrica di San Pietro con il supporto
scientifico e tecnologico dell'ENI. Traendo spunto
dal commento di tale progetto effettuato da uno
di noi [13], si è ribadita la necessità
di un corretto percorso metodologico fondamentale
per affrontare le problematiche di restauro, conservazione
e manutenzione dei beni culturali.
Nel caso specifico del paramento della Basilica
di San Pietro, infatti, negli anni 1985-'86 erano
stati effettuati lavori di manutenzione straordinaria
e un intervento di revisione condotto "per
eliminare gli ammaloramenti dei brani lapidei
e garantire l'integrità fisica dell'opera
maderniana". Tuttavia la degradazione del
legante impiegato, costituito da cemento-gomma,
ha causato la trasformazione del velo ambrato
della superficie in una sgradevole colorazione
grigiastra e a chiazze. Al fine di porre un rimedio
a tale situazione, è stato effettuato l'intervento,
ultimato nel 1999, di stuccatura delle fratture
e dei vuoti con una miscela di grassello di calce
e polvere di travertino. Tale miscela tradizionale
è stata riproposta dopo l'impiego, per
decenni, delle malte cementizie che hanno causato
problemi di aderenza e distacco a causa delle
diverse risposte ai vari fattori ambientali di
tali malte cementizie rispetto ai supporti materici
costituenti le murature.
In verità la problematica relativa all'integrazione
e al consolidamento delle murature storiche, tuttora
aperta, impone una sperimentazione sia su appropriati
modelli di simulazione (invecchiati e non) di
materiali a matrice minerale sia su provini "reali".
Ci si riferisce, ad esempio, a pezzi di muratura
originali, possibilmente trasportabili in laboratorio,
oppure presenti o distribuiti in un cantiere dove
si possano valutare, oltre l'efficacia, anche
la fattibilità reale dell'intervento in
tutti i suoi aspetti (scientifico, economico,
di sicurezza). Tale sperimentazione è in
corso di svolgimento presso il Dipartimento di
Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni
Culturali dell'Alma
Mater Studiorum-Università di Bologna
(sede di Ravenna) [14].
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