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5.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
I progressi della scienza e della tecnologia
conducono all'applicazione di nuove sostanze e
all'affermarsi di nuove metodologie di intervento
nel settore del restauro. La tendenza all'uso
indiscriminato, non verificato negli esiti e nel
comportamento nel tempo, di prodotti nati in ambiti
di ricerca e di applicazione del tutto estranei
a quello del restauro, rappresenta una causa aggravante
di danni manifestatisi sui manufatti a causa delle
scelte sbagliate di prodotti non idonei. Tali
scelte sono riconducibili ad una errata valutazione:
- sulla insufficiente determinazione del rapporto
struttura-aspetto che caratterizza i materiali
originari costituenti i manufatti;
- sulla scarsa conoscenza del comportamento
dei nuovi materiali per i processi naturali
di invecchiamento, che possono impoverirli o
privarli di qualità specifiche;
- sullo scarso interesse a valutare gli effetti
a medio-lungo termine e le interazioni del sistema
manufatto-prodotti-ambiente, capace talvolta
di innescare nuovi e più gravi fattori
di deterioramento del manufatto.
Volendo riassumere i rischi che possono derivare
da un uso estensivo e non controllato dei prodotti
negli interventi di tipo conservativo, è
possibile imbattersi in:
- prodotti che degradano con perdita delle
loro caratteristiche, senza creare danni di
alcun genere (resine epossidiche, resine acriliche,
ecc ... );
- prodotti che degradano con risultati negativi
prevalentemente di tipo estetico (vernici a
base di resine naturali, poliuretani, ecc ...
);
- prodotti, invece, che possono degradare dando
luogo a sostanze dannose per il substrato (cere
naturali impiegate come protettivi idrorepellenti,
fluosilicati, ìdrossidi di calcio e di
bario, alluminato di potassio, soluzioni acquose
dell'alcool polivinilico, ecc ... );
- prodotti che possono essere incompatibili
con il materiale trattato, con evidenti fenomeni
di degrado di natura meccanica (cemento Portland
impiegato come consolidante o come adesivo,
perni in ferro, in piombo, in rame e sue leghe,
ecc ... ).
In conclusione, si ribadisce che l'obiettivo
ultimo nel settore dei beni culturali deve essere
dunque quello di conservare il più a lungo
possibile beni irripetibili, tenendo presente
i continui miglioramenti apportati dal progresso
tecnologico. E' dunque sempre più urgente
la necessità:
- di un attento controllo e di una continua
verifica della qualità dei materiali
e dei prodotti di restauro;
- di una classificazione e di una conoscenza
sistematica dei prodotti che trovano impiego
nell'attività di restauro.
Salvatore Lorusso
Fernanda Prestileo
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NOTE
(1)Ad esempio, il cemento, materiale ben noto,
utile per moltissimi impieghi, le cui caratteristiche
possono essere misurate con metodologie di routine,
ma che può rivelarsi dannoso e "incompatibile"
per ragioni. sia fisiche che chimiche per fissare
l'intonaco di un affresco in via di distacco dalla
muratura.
(2) Ad esempio un telaio per tendere un dipinto
su tela o un intonaco nuovo da a applicare ad
una architettura antica.
(3) La compatibilità fisico-chimica fra
materiali e prodotti e/o fra materiali vecchi
e nuovi è importante ai fini di una efficace
conservazione: le due Carte dei restauro (1972
e 1987) e la Normativa Materiali Lapidei (NonMa.L.),
di cui si parlerà in seguito, consigliano
di usare solo prodotti già ampiamente sperimentati.
Nel caso di prodotti e/o materiali non ancora
sufficientemente testati, tale problematica può
fare riferimento solo su osservazioni in termini
statistici di applicazioni precedenti.
(4) L'efficacia di un prodotto di restauro consiste
nella sua capacità di rispondere alle richieste
legate alla conservazione nei tempi e nelle modalità
previste.
(5) I prodotti impiegati nel restauro, ove possibile,
devono poter essere rimossi per essere sostituiti
con altri nuovi: è il caso dei protettivi,
mentre è impensabile rimuovere le sostanze
consolidanti.
(6) Progetto finanziato dall'allora Ministero
del Lavoro e della Previdenza Sociale, condotto
con la collaborazione di ICR, ICCROM, ENEA, ISS,
CNR: i risultati del progetto sono stati pubblicati
on-line sul sito:, www.albert.it/eschl.
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