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L'IMPRESA PROATTIVA
La
definizione "Economia Globale" non facilita
la corretta lettura dei nuovi metodi e strumenti
di analisi del complesso sistema delle imprese.
Chi afferma che al capitalismo non è stata
trovata ancora un'alternativa non si rende conto
di stare già nel futuro.
"Il futuro entra in noi, modificando il nostro
ambiente, molto prima che ne possiamo cogliere
i segni più evidenti" (Rainer Maria
Rilke). Il problema delle imprese e delle organizzazioni
in generale è quello di individuare i "segnali
deboli" provenienti dallo scenario
competitivo per coglierne prontamente delle opportunità
da tramutare in vantaggio competitivo. Ma qual'è
il "segnale debole" più significativo
ed attuale? Senza dubbio alcuno Il mancato sfruttamento
del capitale intellettuale, primo
tra le risorse intangibili (asset
intangibili o beni soft) a non essere adeguatamente
sfruttato e valorizzato. E' per questo che il
capitalismo è stato già superato.
A meno che, per capitale, non si intenda un'integrazione
fra quello patrimoniale e quello "intangibile"
(di cui il capitale intellettuale fa parte).
Chi ha, già da un decennio, saputo cogliere
i segnali deboli (Amazon, Microsoft) ha potuto
organizzare la propria impresa considerandola
non più un "meccanismo" gestito
dalle relazioni "causa-effetto" ma,
bensì, un "sistema intelligente"
capace di interagire con l'ambiente in modo proattivo
superando la semplice "reattività
di conseguenza" ai feedback esterni ed interni
all'organizzazione. In questo senso lo stesso
"ciclo di Deming",
pane per i consulenti che si occupano dei sistemi
qualità (e citato anche apertamente dalla
nuova vision 2000), appare fortemente datato poiché
trasmette il seguente messaggio fallace: "interpreta
le informazioni di ritorno dal mercato, tramutale
in piani di miglioramento e restituisci al mercato
il prodotto/servizio, pianificato, del tuo miglioramento".
Perchè fallace? Lo è poiché
non tiene conto dell'elemento proattivo che caratterizza
le organizzazioni all'avanguardia; fattore, questo,
che consente di condizionare il mercato non più
costituito dai soli clienti ma da tutti quegli
stakeholder (comunità, istituzioni, fornitori,
opinion leader, azionisti, media, dipendenti..)
che possono generare casuali e positivi riflessi
sul business dell'organizzazione. Per questa serie
di motivi "l'organizzazione proattiva",
per migliorare la propria competitività,
propende per la definizione di una mappa strategica
che chiarisca "come fare" a guidare
quel business (nell'ambito della vision, della
mission e della strategia condivisa) ed affidando
il "cosa fare" e il "quando farlo"
(coerentemente con la mission, la vision e la
strategia) a personale in grado di ricalibrare
continuamente e con flessibilità i processi
operativi. Questa strada è preferita al
classico "business plan" basato sulle
relazioni causa effetto.
A questo proposito Henry Mintzberg sostiene che
il futuro non è una funzione lineare del
presente e del passato. L'errore che spesso si
continua a fare è quello di misurare il
futuro con metri inventati nel passato. Il problema
è nella cultura occidentale che, a differenza
di quella orientale, vede l'esistenza del caos
all'origine dei tempi (il big bang) e ha fiducia
in una situazione determinata e ordinata del proprio
futuro (determinismo). Gli orientali, invece,
vedono il caos in ogni situazione. Ecco il vero
pericolo cinese.
Tale approccio, che sembra una provocazione
ma è già il modo di organizzare
le risorse in alcune tra le aziende leader nel
mondo, non è che la dimostrazione che le
organizzazioni sono attualmente sottoguidate e
sovragestite è che le imprese,
come afferma Franco d'Egidio, devono passare da
"habilis" a "sapiens sapiens".
L'impresa "habilis", infatti, ha il
più delle volte una pesante struttura gerarchico-funzionale
ricca di "job description" che contribuiscono
a favorire la deresponsabilizzatone, l'apatia
e l'assenza di amor proprio da parte del personale.
E' in grado di gestire, magari con efficienza,
il business presente ma è minata nelle
fondamenta ed è destinata a scomparire
o a degradare se non è in grado di valorizzare
la conoscenza e di virare decisamente verso una
"learning organization" concepita orizzontalmente
e "spalmata" sui processi. Le organizzazioni
possono avere un futuro solo se si trasformano
in "sapiens sapiens", in sistemi governati
dall'intelligenza così da divenire non
solo gestibili ma soprattutto guidabili.
La differenza fra la teoria meccanicista/determinista
che, applicata alle scienze economiche, ha prodotto
le organizzazioni gerarchico/funzionali, è
che la vecchia "macchina azienda"
poteva essere quasi totalmente controllata mentre
il "sistema intelligente" (impresa sapiens)
può essere solo stimolato ed ispirato.
Quindi stimoli ed iniziative (guida) al posto
di dettagliate istruzioni (gestione).
Se c'è una risorsa disponibile in dosi
massicce nelle aziende è l'informazione.
Ma l'organizzazione/macchina non può trasformare
le informazioni in "conoscenza" se prima
non diventa intelligente.
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