|
COME SCEGLIERE LA CONSULENZA
Area
transito aeroporto internazionale di Amsterdam,
zona fumatori (solo in Italia non esiste una zona
fumatori negli aeroporti internazionali). Provenienza
da Rio in attesa del volo per Roma. Mi sento chiamare
per nome da un signore della mia stessa età
con aspetto professionale. Disperata ricerca nella
memoria….. si tratta di un ex collega dirigente
nell’azienda che ho lasciato da trenta anni.
Il nome nemmeno a parlarne. Soliti convenevoli.
Ha lasciato l’azienda, finalmente, da tre
anni e si è dedicato all’attività
di consulente. E’ entusiasta della scelta
fatta e me lo spiega con: “L’aspetto
migliore di questa professione è che quando
hai un problema o anche quando fai un errore,
questo non ti tocca per niente. Alla fine non
è la tua azienda. Vai via e passi al prossimo
lavoro.” Per fortuna (sua) stanno chiamando
il mio volo. Ne avrei fatto polpette. Con il suo
atteggiamento non ci sarebbero stati molti “prossimi
lavori”.
Le riflessioni durante il volo di ritorno a Roma
furono tante, ne riporto alcune, sottoforma di
appunti.
- Quando un imprenditore, un direttore generale,
un manager di una organizzazione si rivolge
ad un consulente, o meglio ad una società
di consulenza, è perché ha un
problema che non ritiene di potere, o non vuole,
risolvere da solo o con lo staff che ha a disposizione.
Oppure quando ha un progetto per cui non ritiene
di avere a disposizione nell’organizzazione
la conoscenza e/o la competenza necessaria.
- Da una consulenza ci si aspetta un risultato
misurabile e quindi un ritorno sull’investimento.
Ed è compito della consulenza fare in
modo che i risultati siano misurabili.
- Il costo/investimento della consulenza, non
solo in termini monetari, e comunque misurabile
in termini monetari, è un importante
fattore nella decisione di dare un incarico.
Il committente, prima di prendere la sua decisione,
avrà calcolato la convenienza di utilizzare
le proprie risorse interne ed il costo in apprendimento,
distrazione da altri incarichi, tempi eccetera
di queste ultime.
- Un consulente è qualcuno che fornisce
una particolare esperienza, comportamenti, metodologie,
competenze, o altri contributi per assistere
un cliente a migliorare lo “status quo”.
E il suo intervento è centrato sulle
necessità specifiche del cliente.
- Se la consulenza si limita a mantenere lo
“status quo” non compie in pieno
il suo lavoro. L’obiettivo deve essere
sempre far crescere il valore della committenza.
Ed essere in grado di misurare e permettere
di misurare la creazione del valore.
- Consulenza non è sinonimo di implementazione,
consegna ed esecuzione ma questi elementi devono
essere inclusi.
- C’è sempre un “modo migliore”
per fare le cose. E’ compito del consulente
identificare e mettere in pratica questo “modo
migliore”.
- Un consulente, o una società di consulenza,
non dovrebbe mai accettare un incarico se non
è sicuro di essere in grado di aggiungere
valore al committente e di essere in grado di
dimostrarlo.
- Molti secoli fa qualcuno (Platone?) ha detto
che una vita non riesaminata non vale la pena
di essere vissuta.
- In quarantacinque anni di esperienza, prima
come dirigente in una multinazionale, poi come
consulente free-lance per diverse multinazionali,
infine negli ultimi vent’anni come fondatore
ed amministratore attivo di una società
di consulenza, non mi riesce di ricordare un
incarico non portato a termine con successo.
E per successo intendo creazione di valore per
il committente.
Altro che “……quando hai un
problema o anche quando fai un errore, questo
non ti tocca per niente. Alla fine non è
la tua azienda. Vai via e passi al prossimo lavoro.”
Giuseppe Monti
Scarica
il PDF
Per contattare l'autore o la redazione, commentare
l'articolo o richiedere ulteriori informazioni,
ci scriva: |
|