IL MEDITERRANEO COME DIMENSIONE ECONOMICA
L’importanza
del bacino Mediterraneo nella storia europea,
intesa come la storia delle comunità del
vecchio continente, è rafforzata dalla
dimensione delle economie che su queste sponde
si sono affacciate fin dai tempi più antichi.
Sappiamo che la vecchia Europa è un paese
sostanzialmente privo di risorse naturali facilmente
accessibili da tutti e si caratterizza per bacini
di materie prime normalmente molto distanti tra
loro, il carbone della Rhur, il ferro dell’isola
d’Elba, lo stagno della Gran Bretagna, lo
zolfo siciliano, non sono che esempi delle condizioni
naturali europee.
L’unica vera risorsa europea è la
risorsa agricola che ha visto il suo massimo punto
di espansione quantitativo e qualitativo proprio
sulle sponde del mediterraneo. Si pensi all’olio
d’oliva greco, italico, spagnolo, fenicio,
nord africano; alla frutta delle Baleari fino
alle ciliegie di Corinto.
Queste sono le risorse che hanno accomunato i
popoli del mediterraneo e li hanno spinti a ricercare
altrove quello di cui necessitavano. Questa spinta
economica ha portato i popoli, meno favoriti dal
punto di vista orografico, a sviluppare la propria
economia sul mare.
Si pensi ai fenici, limitati dalle montagne immediatamente
prospicienti le coste, a Cartagine, limitata dal
deserto alle sue spalle fino a Genova e Venezia,
limitate dagli Stati nazionali che, nel periodo
rinascimentale, si sviluppavano intorno alle proprie
aree di influenza. La stessa Roma, che di marinaio
poco aveva, si è dovuta espandere sul mare
per garantirsi la libertà dei commerci
e delle vie di comunicazione.
L’Inghilterra ha percorso lo stesso cammino
di Roma da Elisabetta I al periodo vittoriano.
Queste culture sono rimaste legate al mare ed
al bisogno di libertà dei traffici commerciali.
Anche le leggende classiche come la ricerca del
vello d’oro, la tensione a Dio, quindi,
alla perfezione della cultura cristiana, l’avvicinamento
ad Allah attraverso la sconfitta degli infedeli,
sono un segnale della tensione del mondo mediterraneo
verso un qualche cosa di raggiungibile, ma lontano
e difficile, che ha, nello stesso tempo, caratterizzato
il pensiero filosofico ed il comportamento commerciale.
Basti pensare che dalle crociate fino alle guerre
di religione, fino al periodo napoleonico ed ancora
ai nostri giorni, l’atteggiamento politico
di separazione tra i popoli del Mediterraneo è
sempre stato compensato e mitigato dagli scambi
economici che, anche nei momenti più difficili,
si sono mantenuti aperti e relativamente liberi.
Questa considerazione è valida sul piano
storico sia durante la conquista del Santo Sepolcro
con l’accordo tacito sottoscritto tra cavalieri
cristiani e califfi mussulmani, sia durante l’espansionismo
ottomano quando nonostante la perdita di tutte
le roccaforti cristiane in “oltre mare”,
la via della seta è rimasta aperta ai traffici
di Venezia e Genova, fino agli embarghi petroliferi
dei nostri giorni che, pur avendo effetti sulle
economie occidentali, di fatto si sono ridotti
a momenti di trattativa abbastanza limitati nel
tempo.
La prima conclusione che possiamo trarre è
che tutta la storia europea è tesa alla
ricerca delle risorse necessarie a soddisfare
i bisogni e che la storia continentale europea
è legata al mediterraneo ed ai traffici
commerciali su di esso instaurati, almeno, fino
al 1492. E’ un fatto storico che il declino
economico dei popoli mediterranei è legato
al trasferimento dei traffici commerciali del
bacino mediterraneo ai grandi porti atlantici.
Ma la storia mediterranea ha continuato ad essere
predominante per gli interessi europei sia per
il fatto di essere il naturale baluardo all’espansionismo
islamico ed, in parte, slavo (la guerra di Crimea
che ha visto presenti tutti gli Stati europei;
nel 1911 i Dardanelli furono affidati all’Italia
come garante del controllo all’espansione
russa e turca) compreso il controllo degli stretti
(Aden. Gibuti, Suez) per garantire, ancora una
volta, la libertà commerciale con il medio
ed estremo oriente, libertà rappresentata
dall’accesso a beni lontani a prezzi accessibili
e garantiti dai minori costi di trasporto rispetto
alla circumnavigazione africana.
Sotto l’aspetto giuridico e giuridico commerciale,
la scuola mediterranea, se di scuola vogliamo
parlare, è quella che ha garantito la massima
trasparenza ed adattabilità alle condizioni
logistiche dettate dalla lontananza dei mercati
di approvvigionamento.
Roma ricevette il consenso e potè attuare
una politica imperiale perché aveva unito
alla mera potenza militare, in grado di garantire
il libero accesso ai mercati orientali (la guerra
partica e la presenza di tre legioni di cittadini
romani nell’area palestinese sono una prova
dell’interesse posto al mantenimento della
libertà di commercio lungo la via della
seta), la codificazione civile, non rigida, rappresentata
dalla possibilità di applicare il diritto
al caso pratico sia in funzione delle norme esistenti
che in relazione al caso pratico sottoposto all’arbitrato
del giudice (praetor peregrinus).
Un esempio di alta civiltà e di attenzione
ai costumi degli altri popoli che ha caratterizzato
tutta la politica romana sia di espansione che
di controllo degli Stati satelliti, è rappresentato
dalla istituzione del Praetor Peregrinus, cioè
del magistrato che si occupava delle relazioni
tra i romani ed i barbari ed il cui potere si
estendeva fuori dei confini di Roma rappresentati
dalla III pietra miliare (durante il periodo di
Mario e Silla, Giugurta chiese più volte
di ricorrere a tale istituto magistratuale essendo
lui un Re straniero cui era impedito per legge
di accedere a Roma).
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