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IL GENIO DI PALERMO

Introduzione

I "Geni” sono degli esseri immanenti sia a persone che a luoghi, città, paesi, territori, associazioni etc. (Genius Loci) di cui simboleggiano l'essere spirituale.

Hanno senza dubbio una funzione abbastanza misteriosa. La mitologia romana ci ha tramandato l'esistenza di un essere invisibile atto a creare e modificare il destino delle persone ed anche dei popoli,

I Geni nascono contemporaneamente all'uomo o alla cosa ed hanno principalmente la funzione di mantenere e tutelare la loro esistenza.
A Roma durante l'impero ogni imperatore aveva un suo "Genius' che lo proteggeva e lo guidava suggerendogli, nel bene e nel male ogni azione nelle sue funzioni di governo, era una potenza temibile, era il Genio per eccellenza che aveva preminenza sugli altri Geni, così come l'imperatore stesso l'aveva sugli uomini.
Il popolo romano aveva un proprio Genio il "Geníus Pubblícus' e la città di Roma il "Genius Urbis Romae”'. Una curiosità: vi era anche il Genio del letto nuziale dispensatore della fecondità della coppia.
Non poteva mancare il "Genius Ponorml”.

“IL VECCHIO PALERMO”
FRA STORIE, LEGGENDE E MISTERI

“Raccontano i nostri maggiori che nei tempi antichi, ma antichi assai, c'era un Signore, ricco sfondato, che andava viaggiando di qua e di là per suo piacere. Una volta fu sorpreso da una grande tempesta di mare, mentre si trovava dentro una piccola barca. Sbattuto di qua e di là fu un miracolo che il mare non lo inghiottisse; e dopo tre giorni e tre notti di tempesta, quando stava per morire di fame e di stanchezza, una grande ondata lo gettò con tutta la barchetta sopra questa terra nostra. Volta e gira non c'era nessun cibitante, ma c'era la Provvidenza di Dio in frutta e altre cose da mangiare e quel Signore, ch'era già mezzo morto, si riconfortò e saziò appieno.

Ciò fatto, quel Signore s'innamorò di questa terra, che gli parve un vero paradiso terrestre: e poiché non c'era nessuno ed egli era ricco quanto mai, pensò di fare venire qui molti ingegneri e capimastri e fece fabbricare questa bella città di Palermo. Si chiamò così perché fu lui che la fece fabbricare e lui si chiamava Palermo. Gli stessi ingegneri e capimastri che la costruirono, fecero una statua di marmo al Signore riccone padre e patrono della città, che poi divenne vecchio; e questa statua è quella che si trova sulla piazza della Fieravecchia.”

Giuseppe Pitrè

A proposito di questa leggenda lo stesso Pitrè scrisse: "Guardando dal Pellegrino la grande città e il mare ceruleo si comprende come potesse nascere la leggenda che fa giungere ai nostri lidi, dopo lunga e disastrosa navigazione, un ignoto viaggiatore.

Si comprende come egli, riavutosi, rimanesse estatico alla contemplazione di questa terra, ricca di ogni bene di Dio, e felice del più bel cielo del mondo, perché, stabilito di mai più allontanarsene, vi chiamasse architetti e manovali e vi edificasse la città che poi fu detta Palermo, in memoria di che fu scolpita la statua in marmo oggi ammirato alla Fieravecchia.. Leggenda prettamente fantastica codesta, la quale, nondimeno, ci richiama al genio di Palermo, raffigurato dal vecchio re coronato che nel centro di quella antichissima piazza se ne sta placidamente seduto con un cane al piede (fedeltà) e avvinghiato al braccio un grosso serpente (prudenza) la cui testa esso si reca imperturbabilmente al cuore per farsene succhiare il sangue; che se a questa strana figura aggiungiamo il motto leggendario di altre simili statue in Palermo.- "Alienos nutrit, se ipsum devorat” troviamo la sua spiegazione, che questa benedetta città fa gran festa, dà lentamente da vivere agli stranieri, e poi trascura i propri figli. Il fatto non é forse unico né raro, ma il vederlo ab antico esplicitamente perpetuato tra noi, fa credere che qualcosa di singolare possa avere avuto esso in Palermo. Altrimenti come spiegare la successione infinita di dominatori stranieri in Sicilia, la cui chiave é Palermo? Come le simpatie che trovano tra i Palermitani i forestieri e le cose loro?

'da Almanacco popolare palermitano-Ed. Ristampe Siciliane Palermo 1985

 

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