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I Paesi Nuovi Vicini dell’Unione Europea possono essere la chiave di volta per dimostrare la bontà di un insieme multimodale.
Il settore tradizionale di edilizia civile abbisogna di tutto, ed esiste un problema di bonifica dei centri storici e di espansione abitativa, in chiave ecosistemica e di gestione delle temperature; peraltro, la mobilitazione è lavoro, è uso di inerti e calci, ferro e legname, tecnologia anche vecchia, ma coinvolgente (vedi fra i molti l’esempio della Repubblica Armena).

L’innovazione deve invece avvenire su due aree separate ma convergenti:

  1. creazione di un ceto artigiano, che riscoprendo i valori contenuti nelle tradizioni popolari, riconosce e faccia riconoscere la cultura degli oggetti, mantenendo saldo il legame simbiotico mutualistico con la natura;
  2. generalizzazione del concetto di cultura, sulla base dell’equazione di Comenius dove tutto è insegnabile a tutti. Il vero problema dell’umanità oggi è la stupidità contratta con e per la frequentazione delle macchine, nel senso latino del termine, accompagnata dalla disinformazione percepita come conoscenza. Occorre che venga preparata una generazione di uomini che sappia laicamente riappropriarsi della tecnologia, riprogettare le macchine per renderle comprensibili agli altri, nella loro essenza e nei loro contenuti.


Non commettiamo l’errore sovietico di realizzare i missili capaci di dare la soluzione finale all’umanità e poi venuta la pace di sconoscere la maniera di distruggerli. Né si può consentire che l’umanità rinunci alla ricerca delegando ad altri (chi, poi?!) l’invenzione di nuovi brevetti.

Peraltro, da europei ricordiamo di essere la minoranza bianca e obesa di un mondo defraudato della dignità del lavoro e ridotto a mero territorio assistenzialistico. La Pace nel medio/oriente avrà significato se le masse arabe riavranno la dignità perduta dallo sradicamento subito e se ritroveranno il desiderio di una qualche vera, sostenibile operosità.

Il colonialismo bieco e brutale era fondato sulla fatica e sulla sottomissione di uomini, il neo/colonialismo è semplice latrocinio, devastante che disgrega e degrada l’identità di chi lo subisce sia esso uomo che natura.

Da cristiani, il tema è quindi evitare la formazione di una iniqua ricchezza (parole evangeliche) puntando tutto sulla ricchezza del servizio da rendere.

Abbiamo sfide immani dinanzi: il disinquinamento, con il conseguente ridisegno del sistema idrogeologico; la trasformazione delle scorte civili, la riconversione dell’industria bellica, l’uso corretto delle biotecnologie e della genetica alimentare, al fine di soddisfare la fame e l’inedia crescente, la riscoperta delle acque e lo sfruttamento delle energie endogene della terra (l’Islanda è scaldata, per usi civili, da mera energia vulcanica).

L’approccio alle produzioni fluviali e lacustri nonché marine, consente di sviluppare prodotti di basso costo e di facile immissione al consumo, come principio di un servizio capace di produrre lucro da cui deriva, risparmio nella parte non reinvestita, quindi accumulazione capitalistica necessaria al fine di finanziare la ricerca di nuovi prodotti, quelli che l’umanità richiede, anche attraverso l’uso di strumenti di micro e macro finanza partecipativa


Vincenzo Porcasi

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