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“IL MOBBING”, LA NUOVA MALATTIA DELLA SOCIETA’ POST-MODERNA


“Il “mobbing” (dal verbo inglese “to mob”, attaccare, assalire), designa in etologia il comportamento di alcune specie di animali, solite circondare minacciosamente un membro del gruppo per allontanarlo……”

Le indagini effettuate inizialmente in Svezia negli anni ’80 evidenziarono come il “mobbing”(che ha come corrispondente il “bullismo” tra gli studenti ed il “nonnismo” nella vita militare) fosse un’ incisiva forma di prepotenza, vessazione, molestia e di stress sociale sul posto di lavoro. L’origine del mobbing va analizzata alla luce dei cambiamenti che interessano la società post-moderna dove la logica del profitto, della competizione e del benessere economico(valori fondamentali, anche a discapito della qualità di vita del lavoratore),enfatizzano il fenomeno.

Il “mobbizzato” è vittima dell’isolamento sociale, viene volontariamente tenuto all’oscuro delle informazioni aziendali indispensabili per lo svolgimento del proprio lavoro, subisce le dicerie inventate su di esso a fini di screditamento, e, nei casi più gravi viene privato del suo ruolo o dequalificato in termini di mansioni e incarichi. L’intento è quello di indurre la “vittima” a lasciare l’azienda, tramite, ad esempio, un atto di dimissioni o pensionamento anticipato in vista dell’insostenibilità psicologica della situazione.

Il mobbing può essere orizzontale(quando si manifesta tra colleghi di pari grado) o verticale(quando si verifica tra lavoratori con posizioni rispettivamente di vertice-sottoposto) e può assumere diverse connotazioni:l’ageismo, ad esempio, corrisponde all’isolamento e alla graduale estromissione dei lavoratori più anziani che non riescono ad aggiornarsi e a tenere il passo rispetto ai loro colleghi più giovani. Questo è evidente soprattutto nel settore della new economy, dove il know how è in rapido cambiamento. Ma il mobbing viene perpetuato anche nei confronti dei giovanissimi che si affacciano al mondo del lavoro, i quali non avendo spesso conoscenza dei propri diritti sindacali e non avendo contratti a tempo indeterminato, diventano facilmente ricattabili dai poteri forti. In alcuni casi, poi, il mobbing è associato a situazioni di disagio lavorativo dovuto al conseguimento del risultato voluto obbligatoriamente dall’azienda. Esemplificativo è quello che è successo ad alcuni dipendenti di Banca che, lavorando con budget prefissati dalle aziende, si pentirono di aver dovuto vendere bond Cirio e Parmalat a pensionati che investivano in questi prodotti i risparmi di una vita.

Il mobbing è un fenomeno dalle molteplici sfaccettature, di cui inevitabilmente non può esistere una definizione universalmente condivisa, dal momento che nel fenomeno vengono racchiuse componenti emotive e psicologiche, di per sè di difficile classificazione.

Si schierano sull’argomento visioni totalmente contrapposte, entrambe estremiste: la prima tende a negare l'esistenza stessa del fenomeno: atteggiamento, ad esempio degli imprenditori o degli alti burocrati del settore pubblico, sostenuto proprio per evitare i danni economici che spesso ricadono sulle aziende e sullo Stato; alcuni ne parlano come l’ultima trovata della filosofia “buonista”; c’è chi lo definisce una moda, chi addirittura ne parla come strumento utile di selezione dei più validi che appartiene alla normale prassi della vita: non esisterebbe persona di successo che non abbia incontrato e superato il mobbing, e che, subendolo, non si sia forgiato.

In realtà il fenomeno esiste: la Uil ha aperto di recente uno sportello “mobbing”, nel quale medici del lavoro rilasciano certificati diagnostici e prescrivono cure; gli esperti di diritto comparato ricordano che in Germania chi ne è vittima può chiedere il prepensionamento e in Scandinavia è addirittura considerato un reato. Le iniziative di aggressione psicologica comportano per le vittime una serie di danni alla salute concreti e dimostrabili, che consistono usualmente in: depressione, ansia, attacchi di panico (sindrome DAP), ipertensione arteriosa, difficoltà di concentrazione, dermatosi, tachicardia, tremori, oppressione immotivata, mal di schiena, sensazioni di sbandamento e di difficoltà di deambulazione, debolezza, disturbi gastro-intestinali, abbassamento delle difese immunitarie. Le indagini di Leymann hanno portato ad accertare che in Svezia almeno il 15% dei suicidi è riconducibile alle persecuzioni da mobbing.

Esiste però anche la tendenza opposta, ovvero il rischio concreto di includere nel mobbing qualsiasi forma di disagio lavorativo, implicando in tal modo che, se tutto è mobbing, questo finisce per non esistere più. In concreto si dovrebbe parlare di una reale esistenza del fenomeno solo di fronte ad azioni concrete e forti quali umiliare o minacciare, deridere, mortificare, emarginare etc.
Spesso, poi, si tende a dare una visione esclusiva del fenomeno, ad opera, questa volta di molti lavoratori che ritengono il mobbing esistente solo nel proprio settore produttivo di appartenenza: un atteggiamento molto presente, ad esempio, nel pubblico impiego o nel settore del credito che rischia però, se non corretto, di scadere nello sterile vittimismo- anche se è pur vero che nel nostro paese, unico caso in Europa, il pubblico impiego partecipa in maniera significativa (oltre al 30%) alla casistica sul mobbing.

 

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