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Il museo del Jazz

La leggendaria casa di Louis Satchmo Armstrong è diventata un museo.
Cresciuto lungo le rive del Mississipi, Armstrong, spinto dalla sua quarta moglie Lucille Wilson, stufa di vivere in albergo, trovò la sua fissa dimora al numero 34 della 107° strada nel quartiere Corona. Tutti i Jazzisti famosi di quel periodo, che, a causa del colore nero della pelle, non potevano permettersi di abitare nel cuore della Grande Mela, si ritrovavano a vivere da quelle parti, come lui: Billie Holiday, Dizzy Gillespie, Fats Walzer, Count Basie, Lena Horne, dimoravano in quella che era definita la succursale di Harlem.

"Ho sempre apprezzato le buone cose normali" amava dire Armstrong e non era raro trovarlo sui gradini di casa sua a parlare con i vicini, o magari a suonare la tromba, rendendo, grazie alla sua presenza, senz'altro meno anonimo e modesto un quartiere popolare americano degli anni 40'.

Oggi è possibile rivivere quelle giornate, quelle atmosfere spendendo pochi dollari, visto che la sua casa, quella ricoperta di mattoncini rossi (così come aveva voluto lui nell'ultimo anno di vita), è stata aperta al pubblico. La casa, che è rimasta semplice e un po' bizzarra nell'arredamento, contiene tutta una raccolta di oggetti tra cui tre trombe, alcuni scritti, documenti vari, foto, filmati relativi al celebre musicista. Entrando, salta subito all'occhio la moquette bianca di pelo lungo, i quadri di Louis e Lucille, il mobilio in bambù e vari ornamenti cinesi. La cucina è un piccolo museo di modernariato, ma i veri pezzi forti sono la camera da letto, che è ricoperta di stagnola alle pareti, e il bagno (il suo orgoglio) completamente ricoperto di specchi (persino sul soffitto) con una conchiglia per lavandino e rubinetteria dorata Made in Italy . Per finire il tour, si arriva nel suo studio, dove l'artista era solito trascorrere gran parte del suo tempo a scrivere e suonare. Se si capita da quelle parti e si apprezza il Jazz, la sua magia, è possibile toccare da vicino un mondo di pensieri e suoni che quel luogo, nell'originalità e varietà dei suoi ambienti, riesce sicuramente a ricreare e trasmettere.

"It's difficult to Think Jazz Without Thinking…"

Graziano Iacobacci

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