HOME
Sommario
Le Vostre Domande
News
Keywords
Archivio Rivista
Il Vostro Contributo
La Redazione
Teleconferenza
Archivio Notiziario
Chat
Link
       
       
 

Tre sale della Galleria di Arte Moderna

1. La sala del Giardiniere

Con questo numero de "il Caos Management" iniziamo un viaggio in tre puntate, attraverso tre sale della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. La Galleria, che a Roma è a Valle Giulia, a due passi da Piazzale Flaminio e nel cuore di Villa Borghese (Viale delle Belle Arti, 131), fu progettata da Cesare Bazzani, per essere completata nel 1915 in occasione del cinquantenario dell'Unità di Italia.

La Sala del Giardiniere è la prima delle tre sale e prende il nome dal quadro di Van Gogh ivi esposto.

E' la sala dedicata all'Impressionismo, alle sue origini, e soprattutto all'influenza che questo movimento, da cui in qualche modo discesero tutte le avanguardie storiche, esercitò sulla pittura italiana di fine Ottocento.

Accanto alle tele dei grandi maestri della pittura francese compaiono nomi meno noti di artisti italiani che andarono a Parigi, o che ebbero contatti con questo movimento e i suoi esponenti, cercando di carpire l'essenza delle nuove tendenze della pittura europea.

A Courbet (1819-1877) può essere affidato il ruolo di anticipatore: infatti il suo approccio realista sarà una delle basi da cui partirà la ricerca impressionista. Ne I bracconieri nella neve del 1867 viene raffigurata una scena di caccia, ma già, nel modo di interpretare la luce, si intravede quello che poi diventerà la totale perdita di contorni, il puro dominio della sensazione luminosa, il dissolversi della forma dai contorni netti in un unico alternarsi di tocchi cromatici. E infatti nel giro di dieci, quindici anni ci si troverà di fronte a opere come Dopo il bagno di Degas (1834 - 1917) e Il Giardiniere di Van Gogh (1853 - 1890), e ancora più avanti Le cabannon de Jourdan di Cezanne (1839 -1906) e Le ninfee rosa di Monet (1840 -1926).

Proprio attraverso questo brevissimo percorso cronologico, si può facilmente intuire il tragitto che verrà compiuto verso la progressiva smaterializzazione dell'immagine, il suo ridursi a pura sensazione luministica. Tutto questo sarà realizzato attraverso la perdita di ogni legame con un'impostazione di tipo prospettico e basata sul disegno; il pittore non dipinge più nel chiuso del suo studio ma en plein air, e ciò che viene rappresentato è ciò che viene percepito dall'occhio, e che varia ad ogni variazione delle condizioni luminose. L'unico protagonista delle tele impressioniste, ormai, è il colore.

Accanto l'opera italiana: il barlettano De Nittis (1846 - 1884) di cui compaiono tre tele. Forse la più significativa è Le corse al Bios de Boulogne (1881), trittico dipinto durante il suo soggiorno parigino, che ricorda alcune opere di Renoir (1841 - 1919) o Manet (1832 - 1885), e che racconta la società parigina del tempo, ritraendola nelle sue occupazioni mondane; poi ancora altri nomi, semisconosciuti ai più: Gordigiani , Gola, Corcos (1859 - 1933) e Boldini, anch'egli recatosi a Parigi, dove ottenne un discreto successo come ritrattista. Qui è esposto il ritratto di Giuseppe Verdi.

testo: Giuditta Benedetti
ricerca iconografica: Luciano de Belvis

immagini tratte dal sito della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma

Scarica il PDF