1. Continua crescita del PIL
Dopo un beve rallentamento a metà dello
scorso anno, l’economia cinese ha ripreso
a correre mettendo a segno un risultato ancora
sorprendente, con la crescita del 9,5 % rispetto
al 2003, con il maggior tasso di crescita
del PIL dal ’96 ad oggi. Ma l’espressione
dei dirigenti cinesi nell’apprendere
le dimensioni dello sviluppo della loro economia,
non dovrebbe essere stata troppo sorridente,
anzi qualche brivido di preoccupazione dovrebbe
aver turbato i giorni di festeggiamento per
il Capodanno cinese. Erano state varate delle
misure specifiche, per contenere il balzo
in avanti dell’economia, così
come gli squlibri prodotti, ma queste non
hanno centrato pienamente l’obiettivo
di frenare l’inflazione.
“L'espansione del prodotto interno lordo
sarebbe stata ancora più elevata se
non fossero stati varati una serie di provvedimenti
per tenerla sotto controllo. E senza questi
interventi, oggi anche l'inflazione si troverebbe
più in alto», ha annunciato il,
direttore del National Bureau of Statistics,
Li Deshui, ridimensionando così la
prospettiva negativa sugli ultimi dati sull’econima
cinse.
L’esempio del particolare momento che
sta vivendo la Cina, dove lo sviluppo rischia
addirittura di diventare controproducente,
mettendo pesantemente in discussione le capacità
di gestire questa colossale economia nel futuro,
ci dimostra l’importanza di gestire
ogni particolare fase economica con metodologie
e strumenti ad hoc, e in questo caso l’ausilio
della consulenza dell’OCSE potrebbe
rivelarsi utile.
La Cina è la sesta economia mondiale
e la terza potenza commerciale; è da
sottolineare, inoltre, che i suoi investimenti
esteri hanno toccato, solo nel 2004, i 50
miliardi di dollari.
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2. Congiuntura economica
Il timore dell’inflazione potrebbe addirittura
portare nelle prossime settimane ad un incremento
ulteriore dei tassi di interesse dopo la correzione
di un quarto di punto dello scorso ottobre.
Il governo cinese si sta operando per rallentare
l’accesso al credito nel settore immobiliare,
per evitare che un’eccesso di investimenti,
da parte di costruttori e acquirenti, possa
portare ad una crisi del settore bancario,
non adeguatamente coperto e quindi più
vulnerabile. Si vorrebbe fare lo stesso anche
con altri settori, come quello dell’acciaio,
del’energia e delle materie prime in
generale.
Contemporaneamente, però, l’auspicata
(da parte occidentale) rivalutazione dello
yuan non avverrà, o almeno in tempi
brevi, come ha perentoriamente affermato lo
stesso Li Deshui: “Chi pensa di fare
fortuna speculando su una rivalutazione dello
yuan non riuscirà mai a fare profitti”,
o almeno così sembra…
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3. Relazioni con la Russia e il Giappone
per le risorse energetiche
Sono di questi giorni due significative notizie
sulla cooperazione energetica tra Russia e
Cina, due Stati che hanno attraversato vari
momenti di crisi, ma che ora condividono,
perlomeno tatticamente, la visione di un mondo
multipolare, dove non sia un solo Stato a
dettare le leggi.
Queste due notizie sono:
il progetto di creazione di una joint venture
tra la compagnia anglo-russa Tnk-Bp e la Gazprom
per valorizzare i grandi giacimenti di gas
di Kovykta, nella regione di Irkutsk, Siberia
Orientale. Contemporaneamente, la Gazprom
ha realizzato un accordo con la compagnia
di Stato cinese Cnpc per fornire a Pechino,
entro il 2010, 20 miliardi annuali di metri
cubi di gas.
La seconda notizia riguarda Yuganskneftegaz,
già di proprietà della Yukos,
acquisita recentemente dalla compagnia russa
statale Rosneft per 9,3 miliardi di dollari.
Il ministro delle Finanze Kudrin ha rivelato
che Rosneft, per l’operazione, ha ricevuto
un credito di 6 miliardi da banche cinesi
legate alla Cnpc in cambio di forniture di
petrolio, dal momento che in Cina la domanda
di greggio continua ad aumentare.
Ma tra Mosca e Pechino le relazioni non sono
improntate soltanto alla collaborazione, come
dimostrano sia l’esclusione della Cnpc
dall’asta indetta per la vendita della
compagnia russa “Slavneft”, due
anni fa, sia la cancellazione da parte russa
del progettato oleodotto russo-cinese Angarsk
(regione di Irkutsk, Siberia orientale) –
Daqing (centro dell’industria petrolifera
cinese), in favore di un altro tracciato:
da Tajshet (regione di Irkutsk) a Nakhodka
(presso Vladivostok).
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