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RENDIMENTI CRESCENTI, FEEDBACK POSITIVI E INNOVAZIONE TECNOLOGICA NELLA NUOVA ECONOMIA


Sfogliando le prime pagine di un qualunque manuale di economia, ci si imbatte subito nella definizione del concetto di economia, come scienza che studia il modo per cui gli individui, le imprese e le istituzioni pubbliche compiono le proprie scelte in un contesto di scarsità delle risorse. Poiché le risorse sono scarse, tutti gli operatori economici dovranno fare delle scelte ottimali di produzione (imprese) e di utilità (famiglie). Le prime dovranno produrre una quantità di beni e servizi minimizzando i costi (o massimizzare i profitti), attraverso un uso ottimale degli input di produzione disponibili sul mercato, le altre dovranno massimizzare la loro utilità totale acquistando un paniere di beni compatibile con le loro capacità di spesa. In entrambi i casi si dovrà risolvere un problema di ottimizzazione vincolata, dove il vincolo per le aziende sarà dato dai costi degli input di produzione, mentre per le famiglie dal loro reddito. Il reddito delle famiglie, però, coincide con il costo di produzione del fattore lavoro che deve essere minimizzato dalle aziende. Da ciò deriva inequivocabilmente che il sistema economico è un sistema sociale che verte sulla "lotta" per la sopravvivenza imposta da due (o più) forze antagoniste, le quali spingono ognuna a realizzare i propri interessi a detrimento dell'altra. Tale configurazione viene ben descritta nella teoria dei giochi, come un gioco a somma zero, ovverosia una interazione tra due agenti, dove la perdita di uno coincide con il profitto dell'altro.

Secondo Adam Smith, però, perseguendo tutti gli operatori uno scopo egoistico, l'intera società, grazie agli effetti posti in essere da una Mano Invisibile, perverrebbe ad uno stato di equilibrio per cui ognuno avrebbe ciò che vuole (o secondo alcuni ciò che dovrebbe avere). Per cui, il sistema economico degli economisti classici sarebbe un sistema equo, che dà a ciascuno il suo, quindi il miglior sistema possibile. In una parola il "nirvana". Ma le risorse sono davvero scarse? E l'ottimizzazione delle scelte è veramente possibile? E poi, esiste davvero un punto di equilibrio per cui ognuno ha ciò che deve avere e nella giusta misura?

Per dare una risposta esaustiva a tali interrogativi e comprendere maggiormente la teoria economica classica1 (o neoclassica) è bene avere un'idea precisa del concetto di analisi marginale ed in particolare dei rendimenti decrescenti dovuti alla scarsità delle risorse.

Il concetto di scarsità delle risorse affonda le sue radici nella teoria economica dei primi economisti inglesi del XVIII secolo, ed in particolare si deve a David Ricardo. A quell'epoca la maggior parte delle economie si fondava ancora su un fattore di produzione primario: la terra. L'Inghilterra è un'isola e data l'offerta di terra, anche se si alzasse il suo prezzo, l'offerta non varierebbe! La terra dunque era un bene fondamentale e per di più scarso. Di qui la necessità di utilizzare tale fattore in modo intensivo, ovverosia incrementando tutti i fattori di produzione, quali il lavoro ed il capitale, ferma restando la terra. Tale processo avrebbe dato vita a rendimenti via via sempre meno che proporzionali. Aumentando, per esempio, il lavoro ed il capitale per un ammontare del 10%, il prodotto finale sarebbe aumentato in quantità inferiori alla dotazione aggiuntiva degli input produttivi. Tale processo prende il nome di "legge dei rendimenti decrescenti" e descrive la dinamica di un sistema caratterizzato da feedback negativi, ovvero da processi di reazione contrastanti le forze che muovono il sistema stesso, portando quest'ultimo in uno stato di equilibrio, di quiete. Si pensi a tal proposito all'oscillazione del pendolo, che a causa della forza di attrito dell'aria, tende a smorzarsi, fino a raggiungere uno stato di quiete. Maggiore è l'oscillazione, maggiore è l'attrito.
Perché ci sia un equilibrio, (ovvero si raggiunga un punto dove la domanda eguagli l'offerta), è necessario quindi che nel sistema matematico neoclassico siano inseriti i rendimenti decrescenti. La funzione di produzione e la funzione di utilità saranno quindi funzioni concave, cioè, funzioni per cui ad ogni incremento unitario (marginale) di un fattore (input di produzione o beni e servizi) corrisponde un aumento (di produzione o di utilità) sempre meno che proporzionale. Esiste quindi un valore massimo di produzione (capacità di carico), verso cui l'azienda si avvicina con velocità smorzata. Essa infatti produrrà fino a quando il costo sopportato per la fabbricazione dell'ultima unità di prodotto (costo marginale) non eguagli il ricavo derivante da quella stessa unità prodotta (ricavo marginale). Poiché i rendimenti sono decrescenti, ovvero i costi sono crescenti, ed il ricavo marginale è costante (in caso di concorrenza perfetta) o al più decrescente (concorrenza monopolistica), la curva del costo marginale e del ricavo marginale si dovranno incontrare necessariamente in un punto, detto di equilibrio.

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1Gli economisti da noi definiti neoclassici, J.M. Keynes li chiamava classici, poiché riprendevano le teorie classiche di David Ricardo, (a sua volta definito tale da K. Marx).