INTERNAZIONALIZZAZIONE
E CREAZIONE DELL'ARCO LATINO
L'Ente di coordinamento
In una parola, l'Arco latino che si vuole fondare
deve essere capace di ridare dignità
all'essere umano soddisfacendo i bisogni di
quest'ultimo attraverso la trasformazione del
reddito insufficiente in reddito capiente. Tale
operazione non si può non fare che in
termini di abbattimento dei costi. In tal senso
quindi si rende necessario creare un'entità,
tavolo della concertazione, espressa in una
Fondazione che persegue fini non economicistici
oppure una società di capitali che tuttavia
rimane legata però al perseguimento di
risultati economici positivi. L'uno o l'altro
mezzo in funzione della filosofia fiscale che
si voglia adottare e del puntuale accesso ai
mezzi finanziari di sostegno per realizzare
gli obiettivi di cui sopra. Tale soggetto dovrebbe
vedere riuniti intorno al tavolo un rappresentante
plenipotenziario di ciascuno stato o regione
dotato dei più ampi poteri, capace quindi
di organizzare i flussi finanziari necessari
al perseguimento di quel modello di crescita
economica che sia fondato sull'attribuzione,
a ciascuno, della necessaria autonoma significativa
dignità. Peraltro, tale ragionamento
è figlio delle conferenze di Barcellona,
Trieste, Budapest, Palermo con cui le Nazioni
Unite, l'Unione Europea e la Nato hanno affidato,
in particolare modo all'Italia il compito di
costruire un modello di amministrazione democratica
fondato sulla condivisione e non sulla corruzione,
cioè sulla trasparenza nell'impegno delle
risorse finanziarie.
Infatti alla gente occorre dire con chiarezza
che cosa ciascuna entità intende fare
con i capitali che paga in conto imposte e che
cosa correlativamente riceve, utilizzando peraltro
anche quelle risorse multilaterali che integrano
l'accumulazione capitalistica ancora insufficientemente
presente nell'area. Tale tavolo di concertazione
deve stabilire innanzitutto le priorità,
cioè gli obiettivi da conseguire per
tappe successive secondo le indicazioni che
vengono anche dai paesi terzi donatori. Tali
priorità in atto si possono così
individuare:
- piena applicazione dei termini costituzionali
vigenti nei singoli paesi;
- valorizzazione delle risorse presenti nel
territorio attraverso un pieno uso delle risorse
naturali e dei giacimenti culturali presenti;
- creazione di un sistema produttivo primario
fondato sulla qualità e sul biologico
a prezzi contenuti ma sufficienti a garantire
un adeguato livello di vita al fattore umano
della produzione in maniera tale da tracciare
un positivo bilancio delle competenze personali
per ciascun soggetto;
- circolazione dello strumento turistico
articolato nelle sue varie forme come strumento
di marketing territoriale all'interno dell'intera
area del bacino mediterraneo;
- tutela dell'ambiente e in special modo della
montagna e dei bacini idrografici al fine
di invertire il processo di desertificazione
consentendo la tutela dei bacini idrografici
e l'accesso non discriminatorio agli stessi;
- rendere il cosiddetto rischio-paese uniforme
per l'intero bacino attraverso la creazione
di una apposita stanza di compensazione che
risolva il problema della finanziabilità
delle attività economiche commerciali
fra i diversi paesi dell'area non solo per
quanto riguarda il problema dell'affermazione
della dieta mediterranea ma anche per quanto
concerne il problema dell'utilizzazione delle
risorse naturali presenti nell'area.
Tale fruibilità può essere assicurata
solo attraverso l'esistenza di un trust o di
una fiduciaria che abbia multilaterale mandato
di amministrazione, secondo gli indirizzi fissati
dal tavolo della concertazione, sui beni esistenti
nell'area.
In forza del mandato conferito dapprima al tavolo
della concertazione e quindi al trust, risolvere
i residuali conflitti esistenti nell'area. Se
il tavolo di concertazione rappresenta gli interessi
collettivi e se gli interessi collettivi sono
destinati a risolvere la questione della libertà
dal bisogno, non c'è più ragione
di ricorrere al terrorismo e alla guerra.
Passando poi alle ragioni che hanno portato
alla crisi israelo-palestinese non è
chi non veda come fra le ragioni profonde del
conflitto stia il disagio economico provocato
dalla privazione delle singole proprietà
detenute dai palestinesi e dagli ebrei nelle
aree interessate al conflitto nel 1948, nel
1967 e giù via fino a nostri giorni.
Se il tavolo della concertazione è unitario,
quei confini che Francia e Inghilterra disegnarono
all'atto della dissoluzione dell'Impero turco
non hanno più ragione d'essere perché
fra gli esseri umani, come insegna la Sunna,
non vi sono separatezze ma si fa parte tutti
dalla stessa comunità (come i pastori
di ogni parte del mondo insegnano).
Allora stabilite le caratteristiche religiose
e umane di ciascuna regione occorre costruire
aree di pace nelle aree dei conflitti, sottraendole
agli egoismi delle amministrazioni locali per
consentire che insediamenti produttivi multilaterali
abbiano la tutela che deriva da un'amministrazione
multilaterale. Esempio di ciò è
stata la stessa CECA (Comunità Europea
del Carbone e dell'Acciaio); due guerre mondiali,
infatti, 100 milioni di morti, erano state combattute
per cercare di capire chi dovesse avere la gestione
e quindi l'amministrazione del bacino carbosiderurgico
della Sarre; poi la lungimiranza semplice di
alcuni soggetti decise che il Consiglio di Amministrazione
di una “Società”, pariteticamente
costituita fra tutti i soggetti interessati,
poteva risolvere la questione, ripartendosi
poi gli utili pariteticamente in funzione delle
quote di partecipazione sottoscritte.