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È utile ribadire che,
analogamente a quanto avviene per la realizzazione
delle normative internazionali tipo ISO
alla cui stesura partecipano tutte le parti
economico/sociali interessate, i modelli
di organizzazione, gestione e controllo
previsti dal D.lgs 231/2001, possono essere
adottati sulla base di appositi “codici
di comportamento” redatti dalle associazioni
“rappresentative di categoria”
e successivamente comunicati al Ministero
della Giustizia che può formulare
osservazioni sulla idoneità dei modelli
stessi a prevenire i reati.
A partire dalla data di pubblicazione
del decreto, sono stati redatti diversi
disciplinari fornenti le linee guida utili
alla realizzazione di Sistemi di Gestione
per prevenire reati a cui consegue la responsabilità
amministrativa degli enti coinvolti.
Se non tutte le linee guida sono costruite
sul modello della normativa ISO, esistono
a tutt’oggi diversi disciplinari che,
al contrario, ricalcano più o meno
fedelmente lo schema della UNI EN ISO 9001:2000.
In particolare si segnala il disciplinare
dell’ASSTRA (Associazione Trasporti)
nell’introduzione del quale si afferma
che: «Il presente disciplinare è
stato predisposto secondo lo schema della
normativa UNI EN ISO 9001:2000 e tende,
nei limiti consentiti della diversa materia
di cui tratta, a mantenere la stessa struttura
e gli stessi contenuti.»
Immediatamente dopo vengono esplicitati
i motivi di questa precisa scelta:
1. Offrire agli enti di certificazione,
chiamati a valutare l’aderenza dei
modelli applicati al presente disciplinare,
un riferimento metodologico collaudato e
consolidato con precisi standard di riferimento;
2. Rendere compatibile l’approccio
tra la certificazione qualità e quello
per la certificazione di aderenza al presente
disciplinare, per tutte quelle imprese che
avessero già intrapreso percorsi
certificativi UNI ISO. Si tratta infatti
in ambedue i casi di agire sui processi,
le attività e le procedure di cui
si compone il modello organizzativo gestionale
di impresa;
3. Facilitare l’evoluzione verso modelli
che si riferiscano alla normativa UNI ISO
per quelle realtà di impresa che
non avessero ancora intrapreso questa strada.
Un altro esempio, meno diretto
ma che comunque va nella stessa direzione, viene
dal Codice di comportamento delle imprese di
costruzioni.
Al punto 12.1 del suddetto documento si dispone
che:"Gli enti dotati di sistema di
qualità certificato secondo le norme
UNI EN ISO 9000 (Vision 2000) da un organismo
di certificazione abilitato non sono tenuti
all’adempimento previsto dal punto 7
(e cioè all’adozione di un sistema
di controllo preventivo articolato in specifici
protocolli per la formazione e l’attuazione
delle decisioni dell’ente, in relazione
ai reati da prevenire) soltanto se il sistema
certificato comprende i processi organizzativi
riferiti a tutte le attività indicate
nel documento (di individuazione delle
attività e dei fattori di rischio)
di cui al punto 6.3".
Lo stesso Codice continua al punto 12.2: "Se
il sistema certificato comprende solo alcuni
dei processi organizzativi interessati o delle
attività a rischio, l’ente provvede
a redigere i protocolli mancanti ovvero ad integrare
il sistema di qualità".
È probabile, ma è
solo un’ipotesi, che la scelta dell’ANCE
di considerare il SGQ come un sistema di controllo
efficace anche ai fini della responsabilità
amministrativa, sia dovuta all’obbligatorietà
delle imprese edili di possedere un Sistema
Qualità certificato al fine di ottenere
l’attestazione SOA. È stato forse
ritenuto troppo oneroso nonché inutile
costringere tali imprese a progettare, implementare
e mantenere attivo un secondo sistema di gestione
“parallelo” al primo.
Ultimo elemento in comune ai due
sistemi, la Certificazione. Così come
avviene per i Sistemi di Gestione per la Qualità
infatti, esistono organismi quali il R.I.N.A.
che, su richiesta, procedono al rilascio del
certificato di conformità ad uno dei
documenti/disciplinari di riferimento per la
realizzazione di Sistemi di Gestione per prevenire
i reati cui consegue la Responsabilità
Amministrativa degli enti collettivi (SGRA).
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