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La risposta all'orientamento statunitense di procedere in vista della creazione dell'Alca mediante lo sviluppo di accordi bilaterali con i paesi dell'area, è stata quella di procedere nello sviluppo di accordi di collaborazione doganale e commerciale di carattere regionale, schema peraltro sostenuto assai spesso dal Governo francese e per esso dall'U.E.. Tale sostanziale accordo ha permesso al Brasile, all'Argentina, al Cile e al Perù di chiedere, al vertice di Cancun dell'OMC, agli USA e all'U.E. di rivedere i loro sussidi all'agricoltura.

œTale tema è centrale, se si vuole che il flusso dei movimenti di capitale, in una società globale, sia aderente ai bisogni del mondo. Come afferma Guido Martega, Ministro brasiliano della programmazione e del bilancio, occorre che tali paesi (USA e UE) eliminino le loro politiche protezionistiche e selettive verso i prodotti agricoli provenienti dal Sud del Mondo. Il primo obiettivo del Sud del Mondo è avere più accesso ai mercati dei paesi ricchi: se essi vogliono che il Sud paghi il debito estero e gli interessi, devono darci la possibilità di esportare di più, anziché chiederci di smantellare ogni barriera per i prodotti industriali e soprattutto per i servizi;.
Peraltro, se è fallito in America Latina, come in Asia e in Africa e nei paesi in transizione, il Washington Consensus del FMI, il motivo sta nel fatto che pretendeva di applicare ai Paesi più diversi le stesse linee di politica economica, œchiedendo a tutti di adottare severe politiche di aggiustamento fiscale ha accentuato le spinte recessive. Nel caso del Brasile la conseguenza è stata una politica monetaria restrittiva che ha costretto a mantenere tassi di interesse altissimi che hanno strozzato le imprese e quindi la crescita;.Oggi non si può proseguire su questa via, anzi, occorre uscire dall'idea che il mercato e quindi la privatizzazione dell'economia sia la panacea di tutte le cose, così come anche la politica economica europea va dimostrando. Occorre prendere atto che i negoziati globali intorno alle nuove leggi del commercio internazionale e degli investimenti diretti da proteggere devono tener conto dei bisogni dei paesi in via di sviluppo o meglio che presentano nel proprio interno diverse velocità di sviluppo, in funzione dei settori economici portanti le loro economie.

Ovviamente, il tema negoziale parte dal problema della liberalizzazione dell'accesso al mercato cui deve corrispondere un credibile e quindi praticabile accordo sulle regole della concorrenza, e, sulla trasparenza che non può non essere flessibile e applicabile gradualmente, occorre uno schema quadro, che consenta il superamento di quelle barriere, oggi non più di governo (l'OMC ha eliminato tale facoltà alla mano pubblica) ma erette dal sistema privato, che facilmente sviluppa azioni dirette a negare la pari dignità nel campo delle regole sulla concorrenza.

Partendo dal tema delle nuove œrules of law on competion;, non è chi non veda come la piattaforma dovrebbe porre a suo fondamento innanzi tutto l'obbligo di certificazione, vuoi sul prodotto, vuoi sulla filiera produttiva, vuoi sulla trasparenza anche economica e finanziaria che sulla responsabilità sociale delle imprese che operano nel contesto globale.

Espressione di tale dinamica legislativa multilaterale, come giustamente rileva Pascal Lamy, non può non essere lo spazio normativo che l'OMC riserva agli Investimenti Diretti all'Estero IDE/FDI.

Infatti, gli IDE sono finalmente riconosciuti (anche in Italia con il concetto del made by Italy world wide) (non esiste la mondo alcun prodotto œmade in; ma esistono prodotti e servizi concepiti e organizzati da œmade by;) come uno dei fattori chiave determinanti per la crescita economica e il miglioramento della qualità della vita. Infatti, l'operatore che investe vuole stabilire legami economici durevoli, previo pagamento delle imposte nei luoghi in cui produce reddito imponibile. L'IDE quindi può portare benefici a chiunque: crea opportunità per gli investitori e aiuta i paesi in via di sviluppo ad acquisire uno sviluppo sostenibile, riducendo l'inoccupazione, tutelando l'ambiente e rinnovando la tecnologia, fra l'altro. Per i paesi sviluppati gli IDE sono particolarmente importanti: non accrescono il debito, rappresentano una riserva valutaria di seconda linea e ampiano la base operativa delle imprese anche in termini di approvvigionamento di materie prime e semilavorati, rendono più efficiente la logistica facendo diminuire vuoi l'impatto ambientale che il costo dei trasporti.

Tuttavia, il presupposto per cui gli investimenti si muovono non è più tanto la sempre necessaria remunerazione del capitale, ormai contenibile nel concetto di responsabilità sociale che rende giustizia all'antico confronto fra proprietà dei mezzi di produzione e cogestione degli stessi, quanto piuttosto il loro bisogno di operare in un clima di stabilità del quadro sociale e politico nel quale si vanno a inserire, di trasparenza nell'azione amministrativa e di governo, di programmabilità dell'azione imprenditoriale, anche in funzione della determinabilità del prelievo fiscale e della non discriminazione verso gli operatori residenti, o di diversa provenienza. L'accordo che dovrà andare a fissare le nuove regole sui movimenti di capitali e gli IDE, non potrà non tener conto di tali aspetti. Cioè, occorre che mentre si affronta il tema della collaborazione fra l'Europa allargata, lo spazio economico paneuropeo creando e l'America Latina, si pongano in essere i preliminari di accordo biregionale in materia di IDE, definibili nei termini anzidetti, prevedendo anche delle stanze di aggiustamento e compensazione conciliativa degli eventuali conflitti applicativi. Tale azione è urgente stante il fatto che non vi sono regole sul campo in questo momento e l'assenza di regole, impedisce fra l'altro il ritorno in patria dei capitali sudamericani fuoriusciti. Certamente la proposta dell'U.E. è diretta a rafforzare l'azione dell'OMC, dell'OCSE e della MIGA e a consentire la formulazione di una nuova agenda di lavoro per i prossimi vertici multilaterali; è fondata però su una produzione di strumenti laboratorio in corso di attuazione, coesivi con le aspettative del Sud del mondo.

L'atto negoziale deve portare alla creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo degli investimenti, determinando all'interno dei singoli stati, la produzione di normative non discriminatorie, automaticamente applicabili e quindi non suscettibili di interpretazione amministrativa e quindi di corruzione.

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