Se il lavoro rende in termini di soddisfazione
economica dieci e pure in presenza di una certa
alea gli investimenti speculativi potrebbero
rendere mille, la domanda che si pone l'operatore
economico e l'operatore famiglia è quella
del perché rimanere nel comparto puramente
produttivo, scarsamente remunerativo e non trascorrere
a quello speculativo che permette di guadagnare
molto senza fatica, quindi di uscire senza pudore
alcuno dalla maledizione della Genesi, senza
curarsi degli effetti che ciò può
avere sugli eventuali collaboratori, rimasti
senza la dignità del lavoro e senza la
prospettiva di un reddito certo.
L'attesa equivalenza fra i rendimenti ha quindi
spostato gli utili inframarginali di impresa
dall'attività aziendale specifica al
campo speculativo ma aleatorio della finanza
pura, quando non criminale (ciò nonostante
alcune premesse esemplificative avvenute già
all'inizio degli anni ottanta, sia in Inghilterra
che negli Stati Uniti, in Italia come in Lussemburgo,
in taluni stati arabi e in piena perestrojca
in Russia).
Tardiva quindi è risultata vuoi l'introduzione
negli Stati Uniti ed in Europa delle normative
sulle insider trading e sul falso in bilancio,
sia sulle responsabilità individuali
degli organi amministrativi che degli organi
di controllo e di certificazione anche indipendenti.
Altresì tardiva è poi risultata
sul piano continentale europeo, l'introduzione
dell'Euro urgente negli anni sessanta e immediatamente
successivi, ma non attuata; Quando la differenza
in cambi rappresentava un costo infraeuropeo
pari ad almeno il 15% del valore dei prodotti
scambiati, con effetti notevolmente inflattivi
e di stagnazione dell'economia; generatrice
oggi di ulteriori nuove aspettative inflazionistiche
a cavallo delle economie dei due secoli, tuttavia
per motivazioni diverse: la soccombenza del
prodotto europeo tradizionale a quello di provenienza
da paesi terzi tecnologicamente più avanzati
ed avente un costo unitario inferiore.
La crisi borsistica dell'inizio del secolo ha
sottratto definitivamente risorse alla ricerca
scientifica ed alla conseguente applicazione
tecnologica, rendendo non competitive definitivamente
le aziende europee ed italiane in particolare
divenute obsolete da una parte e dall'altra
incapaci, ormai nei settori tradizionali non
maturi, di riposizionarsi sul mercato attraverso
opportune politiche di marketing divenute eccessivamente
onerose per operatori ormai distratti dai risultati
attesi ma non più ottenibili, a causa
della concorrenza internazionale : considera
sul punto l'esempio dell'olio di oliva.
A ciò ha fatto riscontro per altro il
progressivo rallentamento del gettito fiscale
che ha comportato la minore capacità
di impegno dello stato a sostegno di quelle
infrastrutture di supporto alla qualità
della vita.
Il fenomeno è stato pienamente percepito
soprattutto nelle classi più giovani
oltre che da quei ceti operai e anche manageriali
che a seguito della disaffezione produttiva
e della obsolescenza tecnologica si sono trovati
ad essere espulsi dall'ambito produttivo, trasferiti
ad una irreversibile mobilità conseguente
alla indisponibilità funzionale e tecnica
di spostarsi al di là del territorio
di origine verso quei paesi emergenti che pur
dotati delle necessarie risorse finanziarie
e naturali, sono privi, tuttavia, della struttura
sociale intermedia (borghesia) che esprime la
cultura dei quadri e dei managers in tutti gli
ambienti nei quali la ricchezza finanziaria
e la tradizione sociale si accompagna a una
rimanente consistente forma di sottoproletariato
urbano e di bracciantato agricolo privo delle
risorse conoscitive necessarie all'avvio di
un'attività reale fondata sull'autoimprenditorialità
e sulla cosciente partecipazione alla gestione
dei mezzi di produzione (guarda caso le grandi
e recenti crisi sono avvenute nel settore della
trasformazione e vendita del prodotto primario
sia in Italia che in Francia come in Germania,
Argentina, Brasile, Uruguay , nel Commonwealth
of Indipendent States e in tutta l'Africa a
far tempo dall'apertura del contenzioso sulle
"banane" in sede di appellate body
del WTO).
Quanto sopra deve condurre a ripensare il progetto
di sviluppo e le priorità sociali che
hanno costituito l'affascinante universo del
secolo che ci ha lasciati ripartendo così
come saggiamente e illuminatamene rappresentato
da Giovanni Paolo II (uomo e pensatore che ha
avuto il coraggio di ripartire dal tema della
cogestione per rifondare le basi politiche del
vivere sociale in termini di partecipazione
alla gestione della cosa pubblica e della cosa
privata, la sua azione ideologica negli effetti
corrisponde quasi, ma è molto superiore
vista la dimensione non più europea ma
globale, alla ideologia degli illuminati di
Baviera del secolo XVIII che portò alla
realizzazione di tutte le rivoluzioni avvenute
nel secolo XIX, partendo dalla richiesta di
cancellazione della tortura e della pena di
morte.) dalla persona umana e non dalla competizione
umana (homo lupus homi).
Per altro occorre riconoscere come Giovanni
Paolo II oggi e ieri Desmond Tutu abbiano creato
i presupposti perché alla base del processo
di crescita non vi sia lo sfruttamento delle
risorse, quanto piuttosto la condivisione partecipativa
fra soggetti aventi pari dignità e quindi
pari opportunità in un contesto eco-sostenibile.
Le posizioni di Giovanni Paolo II così
come quelle di Desmond Tutu derivano dal fatto
che nessuno dei due soggetti era un vinto della
seconda guerra mondiale e poteva senza compromessi
contrapporsi ad un modello privo di significato
in termini di rappresentazione umana, anche
se portatore di una proposta di crescita individuale
percepita quasi come senza limiti e sempiterna.
In effetti gli universalismi cristiani ebraici
e musulmani, così come quelli confuciani,
buddisti o scintoisti, non hanno alla loro base
"l'iniqua ricchezza" bensì
la ricchezza della persona umana in tutta la
sua complessità.