Il mercato interno
Facilitare il libero spostamento di individui,
beni, servizi e capitali in un'area senza frontiere
interne rappresenta un meccanismo cruciale al
fine di generare crescita economica. Il mercato
interno consente a quelle compagnie e a quei
settori che possiedono energie relativamente
competitive di costruire i propri profitti in
maniera specialistica, ciascuno secondo i suoi
"punti di forza", e di crescere positivamente.
La crescita economica sostenibile è stata
sempre associata all'apertura dei mercati e
alla forte crescita del commercio. Il mercato
interno europeo ha lavorato in modo da sostenere
la doppia interazione relativa alla crescita
nel commercio e nelle economie nazionali. Separare
gli effetti positivi prodotti dal mercato interno
rispetto a quelli portati da altri fattori non
è facile, ma la Commissione europea ha
stimato che dopo dieci anni di questo andamento,
il prodotto interno europeo è aumentato
dell'1,8% e sono stati creati due milioni e
mezzo di posti di lavoro in più. Tale
contributo ammonta a circa il 10% del tasso
di crescita potenziale calcolato su base annuale.
Ma tali effetti positivi vanno via via indebolendosi
nel tempo e uno degli ostacoli più persistenti
al mantenimento dei dati è rappresentato
dal fallimento di molti stati membri nel mettere
in pratica gli impegni presi durante il Consiglio
entro un periodo di tempo limitato. Ogni ritardo
sia pure minimo nell'attuazione di ciascuna
direttiva da parte degli stati membri riduce
la competitività dell'intera Unione.
A ciò si aggiunga che spesso, l'implementazione
della legislazione prevista non si dimostra
in linea con la direttiva originaria e ciò
comporta uno sforzo di adeguamento, di frequente
eccessivamente complesso.
Il parlamento europeo e lo stesso Consiglio
dovrebbero accordarsi sulla messa a punto di
una legislazione che rimuova gli ostacoli al
movimento incondizionato di servizi, entro la
fine del 2005. Ci deve essere dunque un impegno
chiaro da parte degli Stati membri che garantisca
che le norme nazionali non vengano usate come
giustificazione per bloccare o impedire del
tutto la fornitura di servizi e la stessa commissione
dovrebbe gestire l'applicazione di questo requisito
come prioritaria.
L'impatto dei regolamenti sulla competizione
e in ultima analisi sui consumatori dovrebbe
essere sistematicamente riesaminato in modo
da assicurare che esso non intralcia in alcun
modo l'attività economica. In prima istanza,
l'attenzione dovrebbe concentrarsi sui settori
ad alto valore aggiunto e sui profitti derivanti
dalla costituzione di network, che sono vitali
per la "salute" dell'economia europea.
Ciò sarà sicuramente d'aiuto nel
creare un ambiente dove le aziende più
competitive raccolgano i proventi dell'innovazione
e dell'efficienza, abbattendo i prezzi e rendendo
maggiormente diversificata la scelta dei consumatori.
Ancora: mercati finanziari dinamici e altamente
competitivi non sono auspicabili di per sé,
ma rappresentano veri e propri conduttori di
crescita in tutti i settori dell'economia ed
esercitano un'azione propulsiva rispetto allo
sforzo di incrementare la performance economica
europea nel suo complesso. Al fine di ottenere
un sensibile abbassamento dei costi relativi
al lavoro e anche di quelli a carico dei consumatori,
è stato presentato un piano di azione
dei servizi finanziari nel 1999 nella forma
di una pacchetto di misure legislative e non,
in modo da creare un mercato dei servizi in
questione a livello europeo globale, realizzare
e aprire mercati di vendita al dettaglio e mettere
in atto regole prudenziali . Il piano, da esaurire
entro il 2005, dovrebbe essere completato da
misure che riducano le barriere di ostacolo
al chiarimento e all'iniziativa comune ai vari
paesi, in particolare riducendo le restrizioni
a un'ipoteca di finanziamento più flessibile
in tutti gli stati membri.
Inoltre, un'integrazione di successo dei mercati
relativi all'erogazione di servizi finanziari
richiede una convergenza pronunciata anche nelle
pratiche di supervisione. Al momento, la coesistenza
di un numero eccessivo di supervisori in Europa
non facilita tale convergenza, ma in ogni caso,
in seno al piano suddetto, è già
iniziato un processo di notevole coordinamento
tra i supervisori. Il Gruppo di alto livello
autore della presente proposta richiama la Commissione
a progredire nell'integrazione delle pratiche
di supervisione nell'ambito dei servizi finanziari.
Tale valutazione dovrebbe essere presentata
al Consiglio europeo nella primavera del prossimo
anno e dovrebbe, se necessario, includere proposte
per velocizzare il processo di convergenza.
Il livello di operatività dell'Europa
in questo campo rimane vincolato da ostacoli
infrastrutturali. Per troppe aziende, accedere
alle aree del mercato interno da una parte all'altra
del continente è effettivamente impossibile.
Per altre, la mancata disponibilità della
"banda-larga", anche a prezzi accessibili,
rappresenta uno svantaggio strutturale significativo
da paragonare a quelli derivanti da altri competitori.
Ragionando nell'ottica dell'allargamento, è
necessario in maniera più che mai urgente,
che i mercati interni realizzino una connessione
tra loro: molti degli stati recentemente aggiuntisi
all'Unione non soffrono solo di emarginazione
a livello geografico rispetto al discorso del
mercato interno, ma hanno anche un'evidente
necessità di modernizzare ed estendere
le proprie infrastrutture. C'è dunque
bisogno di investimenti mirati e combinati con
una capacità competitiva più efficace
in settori quali le comunicazioni elettroniche,
l'energia e i trasporti, tenendo sempre presente
la riduzione dei costi.